New York – Chi crede che il rally dell’oro abbia raggiunto il picco potrebbe pentirsene. Le banche centrali, fino allo scorso decennio venditori netti del metallo prezioso, sono ora tra i principali compratori, andando ad incrementare ulteriormente la domanda.
I dati del World Gold Council mostrano che le banche centrali sono state compratrici nette di oro per la prima volta da vent’anni, acquistando 87 tonnellate. La debolezza del dollaro e un suo minore utilizzo come valuta di riserva sta alimentando il trend. Inoltre sta aumentando la domanda dai mercati emergenti e il prezzo potrebbe raggiungere i $2.000 entro la fine dell’anno, secondo quanto detto da Robert McEwen, CIO di US Gold Corp., in un’intervista concessa Bloomberg.
E non è l’unico che punta verso ulteriori rialzi. La continua crescita dell’inflazione in vari paesi sta spingendo sempre più verso l’utilizzo dell’oro come asset rifugio. Nonostante i nuovi valori record raggiunti nella giornata di ieri ($1.538,8), il prezzo sembra dunque destinato ad aumentare.
La domanda di oro è in forte aumento un po’ in tutti i mercati emergenti, che dovrebbero investire circa il 2% – 8% delle loro riserve proprio nel metallo prezioso, secondo quanto detto a Bloomberg da Francisco Blanch, a capo della commodities research per Bank of America Merrill Lynch.
Solo la Russia, nel primo trimestre 2011, ha acquistato 8 tonnellate. Domanda in aumento anche dalla Cina, con Pechino che vuole aumentare il potere dello yuan a livello internazionale e che vuole diversificare le riserve con altri investimenti oltre il dollaro, visto il recente momento di debolezza.
Secondo le stime del WGC, ad aprile la Cina era il sesto più grande detentore di oro, con 1.054,1 tonnellate. In prima posizione ancora gli Stati Uniti con 8.133,5 tonnellate, il 74,8% delle riserve del paese.