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“Ormai la Lega e’ finita: gli affari l’hanno travolta”

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Brescia – È la coscienza critica storica della Lega, il bresciano che è uscito di scena nel momento in cui era nella potentissima posizione di assessore regionale alla sanità, l’esponente di punta del Carroccio che aveva indicato i pericoli della corruzione.

Alessandro Cé, classe 1955, medico chirurgo, impegnato nella costruzione con Massimo Cacciari del movimento «Verso Nord», ha una lettura molto forte e provocatoria della tempesta che travolge la Lega. Un’analisi dura, che riguarda anche Brescia.

Dottor Cè, questo scandalo nella gestione dei soldi della Lega parte da lontano?

«Assolutamente sì. La gestione di Belsito ha sicuramente radici lontane. Quando qualcuno cacciava il naso nei conti della Lega veniva prontamente richiamato all’ordine o allontanato».

Lei crede alle tesi che Bossi non sapesse come Belsito gestiva i soldi del partito?

«All’interno dei partiti non si muove nulla che i segretari non sappiano perfettamente. E questo tanto più accade all’interno della Lega»

Anche a Brescia i «maroniani» chiedono da tempo pulizia e rinnovamento…

«Maroni rappresenta il rinnovamento? Mah! Queste cose Bobo le sapeva da anni. È sempre stato al corrente degli scandali che attraversavano la Lega, ma non mi risulta si sia mai dimesso o abbia fatto alcunché. Quando ci fu il crac Credieuronord si schierò dalla parte di Fiorani, il banchiere della Lega e dei furbetti del quartierino. Eravamo ben pochi a chiedere pulizia. Che oggi Maroni diventi il salvatore del partito è ridicolo. Può però far comodo alla nuova maggioranza che regge Monti».

Si parla molto di soldi alla famiglia Bossi, di 50mila euro per le auto di Renzo. Che ne pensa?

«È sconcertante e deprimente. Ma la lista dei scandali che ha toccato il Carroccio è ormai lunga: i soldi della tangente Enimont finiti alla Lega, la truffa Credieuronord, gli strani investimenti in Croazia, la Radio 101, i soldi che giravano attorno alla Brebemi, la presunta corruzione di Davide Boni, i finti corsi di formazione, il business delle cave, la discarica di Cerro Maggiore, gli appalti degli ospedali in project financing. La verità è che da 12 anni la Lega in Lombardia partecipa al sistema degli affari, non muove un dito per far cambiare qualcosa. E allora la politica a cosa serve?»

A Brescia la Lega che significato ha, oggi?

«La Lega da tempo non esprime più un progetto per Brescia e l’abbraccio col Berlusconismo l’ha uccisa, annullando i suoi ideali»

Quali colpe addebita di più, alla Lega bresciana?

«Basta vedere come ha lasciato gestire A2A, un’azienda con perdite gigantesche. O come sta comportandosi riguardo alle difficoltà di Montichiari: è completamente inesistente».

C’è chi pensa che questa inchiesta sia l’esito di uno scontro tutto interno al Carroccio. Lei che ne pensa?

«In parte può essere vero, non c’è dubbio che oggi al nuovo sistema conservatore che fa riferimento al premier Monti serva una Lega democristiana, addomesticata, che piaccia alla Chiesa, che vada d’accordo con Passera, con Alfano e con Cl. La Lega di Bossi non serve più, è morta. La Lega rivoluzionaria dei primi tempi è stata uccisa dal Berlusconismo di cui è diventata serva. Poi caduto Berlusconi Bossi è tornato a un secessionismo antistorico e perdente. Il risultato di queste scelte sbagliate è sotto gli occhi di tutti: la Lega è finita».

Lei con Massimo Cacciari ha fondato un movimento che si chiama Verso Nord. Punta ad attrarre gli elettori delusi della Lega?

«Certamente. Verso Nord è un progetto trasversale, laico e non ideologico. Quindi in grado di captare il malcontento che c’è nella Lega. Il nostro progetto si basa sulla lotta all’illegalità e alla corruzione, sulla qualità dei servizi al cittadino e sulla valorizzazione del merito, sulla proposta di un federalismo serio. Cose che la Lega ha perso».

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