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(WSI) –
A volte le banalità sono sostanza. Una di queste è che quando la Fed apre i rubinetti del credito, le Borse europee regalano soddisfazioni. Ronan Carr, stratega azionario di Morgan Stanley, ha pochi dubbi, anche se nelle ultime ore sui listini azionari spira bufera, con le grandi banche nel pieno della tempesta. «Dal 1970 – dice Carr – registriamo 16 periodi di politica monetaria espansiva della Fed: in 14 casi, i listini sono saliti. Se consideriamo l’arco di tempo dal primo taglio al successivo rialzo dei tassi, la performance media dell’indice Msci Europe è del 17%». «Chi pensa a un rallentamento dell’economia – prosegue Carr – ma senza recessione, dovrebbe rimanere investito».
Mr. Carr, la statistica è favorevole, ma le brutte notizie si moltiplicano, sia sui dati societari che sulla congiuntura…
È vero, nel trimestre in corso gli utili aziendali sono stati rettificati al ribasso. In Europa è la prima volta che accade dalla mattanza 2000-2003. Però si tratta di una tendenza abbastanza normale.
Normale in che senso?
Sì, la definisco normale. Quando la Fed interviene, rendendo meno rigida la disponibilità di moneta, è perché riscontra un malessere. Il cattivo andamento dei profitti, unito alla frenata dell’attività produttiva, sono due sintomi molto comuni di questo malessere. Se non vi fossero pericoli, la Fed non reagirebbe.
Dunque tassi d’interesse giù e Borse su. Può entrare nel dettaglio? Ci descrive l’esperienza storica?
In passato la Banca centrale americana ha ridotto il costo del denaro per 16 volte. Quasi sempre con operazioni multiple, cioè con diversi tagli uno dietro l’altro. In media, la riduzione del saggio base è stata di 290 punti, e la durata di 13 mesi.
E per i listini azionari?
L’indice Msci Europe ha portato a casa risultati positivi in 14 casi su 16, guadagnando il 17% in media. I due episodi negativi sono susseguenti al gennaio 2001, quando la Fed non seppe evitare la recessione, e all’ottobre 1987, sotto la pressione del lunedì nero.
La Banca centrale Usa è intervenuta per la prima volta sui Fed Funds lo scorso 18 di settembre. E da allora gli indici azionari europei hanno guadagnato qualche lunghezza. Qual è il momento migliore per vendere?
In base ai nostri studi, i grafici virano verso il basso quando la Federal Reserve torna sui suoi passi e incomincia a stringere le condizioni del credito. Basta osservare di nuovo il passato: in 14 dei 16 casi osservati, l’indice Msci Europe era vicinissimo al picco, quando la Fed mise in atto il primo rialzo. Questo invoglia ad aspettare e a non anticipare troppo i tempi. I nostri economisti, infatti, ritengono che non ci sarà alcuna stretta, se non dopo il 2008.
Se la sente di escludere una grave recessione?
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