Gli applausi della sinistra politica allo stop imposto dalle banche creditrici della Fiat al piano Mediobanca non hanno convinto gli operai, almeno quelli milanesi.
I lavoratori di Arese ieri sono scesi in piazza per protestare contro Banca Intesa, Unicredit, SanPaolo-Imi e Capitalia, considerate i cani da guardia del vecchio piano che imponeva la chiusura degli stabilimenti milanesi e siciliani.
Pure il presidente Paolo Fresco, la cui conferma è il suggello del patto fra azienda e banche, ha ricevuto la sua dose di fischi, anche se l’argomento secondo cui basterebbero i suoi emolumenti per salvare uno stabilimento è palesemente esagerato.
Il giorno prima, invece, lo sciopero europeo di tutti gli stabilimenti Fiat era fallito proprio nel cuore del gruppo automobilistico, a Mirafiori, dove il segretario europeo dei metalmeccanici, Reinhard Kuhlman, si è trovato a svolgere un comizio con poche decine di ascoltatori.
I lavoratori non interessati dalla cassa integrazione, a differenza dei loro colleghi sospesi, subiscono una decurtazione dei salari per gli scioperi e, in grandissima maggioranza, dopo mesi di lotta, preferiscono tornare al lavoro.
Dopo la pausa natalizia, i sindacati dovranno trovare la strada per riaprire la trattativa, ma rischiano già ora di dividersi sulla scelta di partecipare o meno alla gestione del periodo ponte che è stato concordato fra il governo e l’azienda per consentire una rimeditazione del piano industriale.
Sullo sfondo, pesa la divisione dei sindacati metalmeccanici sulla piattaforma per il rinnovo del contratto di categoria. I duri della Fiom-Cgil hanno preso un colpo indiretto dai tessili, che hanno siglato ieri unitariamente l’accordo economico su una base che conferma la validità sostanziale dell’intesa sulla politica dei redditi, che la Fiom invece, nelle sue richieste, considera morta e sepolta.
Anche per questo molti lavoratori della Fiat hanno la sensazione che sui loro problemi drammatici si giochino altre partite, di strategia politica o sindacale. Per questo si ribellano alle banche e disertano gli scioperi simbolici.
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