
New York – L’azionario mondiale e’ in calo per la seconda seduta di fila, con la Borsa Usa che prosegue debole nonostante i dati macro migliori delle attese pubblicati dopo il suono della campanella.
In chiusura il Dow Jones cede 14,76 punti (-0,11%) a 12.962,81 punti, l’indice S&P500 -5,30 punti (-0,39%) a 1.364,33, mentre il Nasdaq -25,71 punti (-0,86%) a 2.950,48.
I listini sono penalizzati dai timori circa una frenata della ripresa economica globale.
In una fase di stanca per i mercati, gli operatori guardano alle informazioni concrete sull’economia reale, dopo che a stimolare i buy le scorse settimane erano state le varie ondate di liquidità da parte delle principali banche centrali mondiali.
A livello settoriale, sell sui materiali di base e gli energetici. Nel 2012 i finanzari hanno guadagnato il 14% quest’anno, i tecnologici il 16%. Normale che oggi i due gruppi cadano vittima di qualche presa di profitto fisiologica. Tengono bene invece le grandi catenne di magazzino.
Analizzando le performance dei singoli titoli, saltano all’occhio i ribassi delle blue chip Alcoa (-3,61%) e Caterpillar (-2,13%). In controtendenza invece IBM (+0,93%). Pesanti Rio Tinto (-3,88%), ArcelorMittal (-3,63%) e CF Industries (-5,46%), tutti gruppi che pagano i timori circa la ripresa globale. Come se non bastasse, Citigroup ha declassato il titolo CF Industries a “Neutral” da “Buy.”
In generale Wall Street sta seguendo la scia della performance negativa vista gia’ in Europa, e nelle piazze finanziarie asiatiche.
Di rilievo le dichiarazioni in giornata del premier cinese Wen Jiabao, secondo cui le autorità di Pechino punteranno a una crescita economica annua del paese sul +7,5%, con inflazione al 4%. Numeri in linea con le attese ma inferiori rispetto a valori oltre il +8% mantenuti anche durante la crisi finanziaria globale. Si tratta del target di crescita piu’ basso dal 2004 a oggi.
Non aiutano affatto i dati che sono arrivati dall’Eurozona, relativi al Pmi servizi. L’indicatore è scivolato a febbraio sotto la soglia dei 50 punti, confermando una fase di contrazione nel mese. In Italia, l’indice ha testato poi il minimo da ottobre, scendendo a quota 44,1. Male anche la performance degli altri paesi europei.
Sul fronte Europa, gli investitori attendono di vedere quanti creditori privati della Grecia approveranno il piano di swap del debito da €106 miliardi. L’8 marzo è stata identificata come la data ultima per un accordo.
Dopo i forti rialzi che lo hanno portato la scorsa settimana a testare, sebbene per poco tempo, quota 3.000 per la prima volta da 12 anni (dal 2000) il Nasdaq potrebbe essere destinato, secondo alcuni analisti tecnici, a un “forte sell off”.
In ambito di notizie societarie, ConocoPhillips, il terzo piĂą grande produttore di greggio degli Stati Uniti, perde lo 0,12% a $77,56, con il prezzo del petrolio in calo, estende i ribassi registrati nel finale della scorsa settimana, sui timori di minori consumi dalla Cina.
Per riuscire a restituire ai contribuenti americani parte dei 182,3 miliardi di dollari ricevuti dal governo dopo il crack di Lehman il gruppo assicurativo American International Group ha deciso di vendere una quota da $6 miliardi di AIA Group.
I profitti societari sono piu’ che raddoppiati dal 2009, rendendo l’indice Standard & Poor’s 500 piu’ economico di tutte le 34 volte precedenti in cui il mercato Usa si trovava sui massimi delle ultime 52 settimane. Secondo i calcoli di Bloomberg le aziende quotate alla borsa americana scambiano a 14,1 volte gli utili dopo aver registrato un balzo del 102% da marzo 2009 a oggi, chiudendo la settimana scorsa al top di quasi 4 anni. Numeri cosi’ non si vedevano dal 1989.
Dal fronte economico degli Stati Uniti, i dati sugli ordinativi alle fabbriche e l’indice ISM non manifatturiero sono risultati in entrambi i casi migliori delle attese, ma sono stati pressoche’ ignorati dagli operatori di borsa.
Sul fronte valutario, l’euro recupera terreno nei confronti del dollaro e riagguanta quota $1,32, a $1,3217, scendendo invece sullo yen a JPY 107,75. Dollaro/yen in calo a JPY 81,52.
Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sono quasi invariati a quota $106,72 al barile; giù le quotazioni dell’oro -0,33%, che scambiano a $1.703,90 l’oncia. Quanto i bond, i rendimenti dei Treasuries decennali a quota 1,995%.