Legnano – Questa notte abbiamo cominciato ad avere delle conferme sulle ipotesi discusse ieri circa la maggior rilevanza che andranno ad assumere i dati macroeconomici per alcuni Paesi. Se ricordate scrivevamo “Questo può far sì che gli investitori stiano cominciando a spostare il focus sui dati macro anziché prestare attenzione ai macrotemi (debito Euro, QE2 e tassi bassi in Usa ecc)?
Noi crediamo che non sia ancora giunto il momento per spostare la concentrazione sui dati a livello globale, attenzione però che in alcuni Paesi questo può cominciare ad accadere, come visto in Inghilterra (pensiamo soprattutto ad Australia, Canada e Nuova Zelanda).
Ebbene, questa notte in Australia, dove sappiamo che i tassi rimarranno fermi almeno per qualche mese ed i dati hanno cominciato a mostrare segni di un rallentamento economico in atto, anche a causa del lieve rallentamento che si sta vivendo in Cina (il suo maggior partner commerciale), l’uscita di un brutto dato sulla vendite al dettaglio ha fatto scendere di quasi una figura il cambio AudUsd, facendogli raggiungere quota 1.0700. Un dato del genere è indicativo del fatto che le spese dei consumatori sono calate, riducendo potenziali pressioni a rialzo sui prezzi e sull’inflazione.
Questo, unito al fatto che ormai la politica monetaria è dichiaratamente “wait and see”, ha fatto sì che si verificasse una reazione logica del mercato, che è andato a vendere dollari australiani. La maggior parte delle vendite sono attribuibili alla liquidazione di posizioni long che erano state aperte sulla salita fino a 1.1000, ma qualche short si sta cominciando ad aprire, soprattutto su ogni rialzo dell’aussie.
Oggi invece sarà la giornata della BCE, che si riunirà a Francoforte per decidere quali mosse di politica monetaria andare ad attuare. Partiamo subito da quello che potrebbe essere comunicato durante la conferenza stampa.
Probabilmente la riunione fornirà delle indicazioni sui prossimi rialzi dei tassi, che potrebbero avvenire entro luglio (in concomitanza del quale, l’istituto centrale potrebbe anche modificare il corridoio) e si ribadirà il principio di netta separazione tra le misure convenzionali e non, andando a mantenere il meccanismo di asta a piena assegnazione per far fronte ai problemi di liquidità delle banche di molti Paesi. Tutto questo da dove deriverà?
La BCE, come sappiamo, non gradisce impegnarsi in anticipo circa le mosse di politica monetaria, ma i commenti di molti membri del direttivo ed il fatto che i tassi siano già stati ritoccati, fanno pensare che, quello che potrebbe essere un mini-ciclo di rialzi (ci viene da aggiungere purtroppo), continuerà.
Molti membri hanno dichiarato che la politica di tassi risultava essere troppo accomodante ed il presidente Trichet, durante la sua ultima riunione, ha confermato che il consiglio direttivo continuerà a “monitorare con molta attenzione” tutti gli sviluppi relativi ai rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi. Tutto questo per evitare effetti di seconda battuta.
Due le considerazioni da fare: la prima è che gli effetti di breve che si stanno mostrando sull’inflazione, per ora non si sono ancora trasferiti sulle aspettative inflattive di medio periodo (sono infatti queste che vengono monitorate dalla BCE), ma stanno cominciando a farlo, in quanto sono presenti dei rischi sparsi all’interno dell’Unione Europea, come ribadito da Trichet.
Questo in virtù del fatto che circa il 40% dei contratti di lavoro presenti in Europa sono indicizzati all’inflazione. In alcuni Paesi, i salari (gli effetti di seconda battuta sono rappresentati dall’aumento dei salari, che a catena farebbero innalzare ulteriormente l’inflazione) sono adeguati automaticamente all’inflazione , mentre altri si muovono sulle contrattazioni di categoria (se si vogliono approfondire questi dati è possibile farlo nel nostro webinar mattutino che potete seguire collegandovi al link indicato a fine articolo).
Il secondo punto su cui ragionare è invece la retorica utilizzata nell’ultimo meeting. Quando la BCE si espresse così nel 2008 cominciò un ciclo di rialzi al ritmo di uno ogni tre mesi, con due mesi di pausa per valutare ed avere un continuo follow up sulla situazione economica. Ebbene, visti anche i dati macro che potrebbero supportare questa idea, è possibile che effettivamente ci si muova in estate con un nuovo rialzo di 25bp.
La BCE fa infatti riferimento alla situazione economica globale dei Paesi dell’area euro, senza rendersi conto che i Paesi periferici si troveranno ad affrontare grossi problemi derivanti dall’effetto tassi (in questi Paesi c’è una grossa presenza di finanziamenti a tassi variabili che potrebbero mettere in ginocchio gran parte dei consumatori), ma in maniera ancora più grave dall’effetto cambio, che andrebbe ad affossare l’export, con effetti più gravi sulla crescita rispetto a quelli che avranno gli aumenti del refi.
Oggi, si riunirà anche la BOE, non ci si aspettano novità né reazioni del mercato. Tassi allo 0.50% e QE invariato a 200 miliardi di sterline.
Diamo ora uno sguardo nel dettaglio al cambio eurodollaro. Ieri, successivamente alla rottura della parte alta di quel canale laterale che stiamo vivendo da giorni, abbiamo avuto l’impressione che il cambio potesse mostrare un bel movimento rialzista.
Evidentemente però il mercato non era pronto e le incertezze su quanto dirà la BCE giocano ancora un ruolo importante, obbligando i prezzi, dopo un’escursione verso il nuovo massimo di periodo a 1.4945, a rientrare ampiamente all’interno di quanto visto nell’ultima settimana di scambi. I livelli da tenere in considerazione quindi sono ancora quelli visti sino a ieri mattina: 1.4770 come livello di supporto chiave e 1.4880-1.49 come resistenza. Sulla scia della notizia crediamo che questa volta la rottura sarà davvero decisiva.
Guardiamo ora al cambio UsdJpy, dove non possiamo che notare con quale costanza stia continuando il movimento in discesa già sottolineato più volte i giorni scorsi. In questo momento mancano solamente 40 pips al minimo di 80 figura, indicato come livello obiettivo grazie all’ultima percentuale di ritracciamento di Fibonacci (61.8%) del movimento compreso fra 76.40 e 85.50. Sembra che le ultime speranze di ripresa del biglietto verde risiedano proprio qui.
Il cambio EurJpy, in un percorso ribassista da una settimana a questa parte, ha trovato un interessante livello di supporto praticamente coincidente al livello di supporto visto in precedenza, durante il movimento di salita, 119.30. Se la tendenza dovesse rimanere questa, il superamento di questo perfetto supporto condurrebbe rapidamente a 118.60, ultimo livello prima di uno scivolone in direzione del minimo di aprile a 116.50. Ovviamente, essendo molto stabile la situazione del UsdJpy, le prossime evoluzioni del cambio dipenderanno dall’eurodollaro, che ha davanti oggi un’interessante giornata.
Gli ultimi giorni di trading del cable hanno chiarito quali sono i due livelli obiettivo da osservare oggi. Abbiamo un supporto a 1.6670 ed una resistenza a 1.6780: una figura quindi che ci separa da una ripresa di un trend (anche in questo caso collegata direttamente alla decisione della Banca Centrale, anche se dal punto di vista della BoE non ci dovrebbero essere sorprese, né dichiarazioni).
Rimane molto stabile il cambio EurGbp, successivamente alla salita di due giorni fa. In questo modo possiamo trovare un livello di supporto interessante che nel breve dovrebbe aiutarci a comprendere se la tendenza appena evidenziata continuerà in direzione del massimo di riferimento a 0.9150: questo livello è 0.8980, dove abbiamo trovato una coincidenza di rimbalzi tra martedì e questa notte davvero precisa.
La tendenza del franco continua a mostrarsi piuttosto forte, con un nuovo massimo contro dollaro ed il test di un supporto chiave contro euro.
Il cambio UsdChf è riuscito a mostrare un nuovo minimo a 0.8555, continuando a evidenziare un trend a ribasso molto costante e preciso. Ribadiamo, nonostante i livelli potrebbero sembrare appetibili, quanto possa essere rischioso andare contro al trend primario, prima di una conferma che arriverà inizialmente al di sopra di 0.87 e successivamente di 0.89.
Il cambio EurChf ha mostrato, ancora una volta ieri, di rispettare perfettamente i livelli precedenti, andando per la terza volta in meno di un mese a provare di rompere il supporto a 1.2730-50. Data la vicinanza non possiamo dire di essere a riparo da eventuali svolte ribassiste. Si allontana così lo scenario rialzista e la parte alta del movimento laterale a 1.2965.
Copyright © FXCM per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved