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OCCHIO AI DERIVATI

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(WSI) –
Il mondo dei prodotti derivati è certamente vasto e complesso e riuscire a trovare delle statistiche in grado di fornire la reale misura della piramide finanziaria mostruosa che si è venuta a creare in questi anni non è cosa facile. Abbiamo però scovato una recente analisi della BIS (Bank of International Settlement) la quale alla tabella 19 ha riportato una stima di quale potrebbe essere l’ammontare di derivati in giro per il mondo al 31 dicembre 2006 ed il numero certamente fa drizzare i capelli: 415 trilioni di dollari.

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Questo significa 8 volte il Pil dell’intera economia mondiale, venti volte il valore di tutte le azioni americane e 5 volte il totale dei Treasury in circolazione, cioè 5 volte il debito americano.

Tutto questo va certamente inserito in un contesto di crescita economica tumultuosa e di maggiori opportunità di investimento oltre che di evoluzione dell’ingegneria finanziaria. Un esempio per tutti: poter scommettere tramite Etf sul ribasso dei mercati azionari rappresenta un grande passo avanti per tutti gli investitori che non devono più imbarcarsi in complicate operazioni di vendita allo scoperto.

La crescita delle masse non è però stata ordinata e nemmeno controllata se è vero che da diversi anni la Fed sta tentando invano di mappare il fenomeno. Nel 1998 il nozionale dei derivati, sempre secondo Bis, era pari a 80 trilioni di dollari, oggi siamo, dopo quasi 10 anni, 5 volte più in alto.

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E che proprio gli ultimi anni siano stati i più “selvaggi” lo dimostra la percentuale di crescita del 39.5% dal 2005 al 2006 dei derivati emessi, un tasso 10 volte superiore quello medio della crescita economica mondiale. Ma allora la domanda che sorge spontanea è: dove sta il rischio? Il rischio, per ora solo teorico, lo illustreremo la settimana prossima con dati che dimostrano in modo inequivocabile come le basse valutazioni di P/E della banche americane non dipendono solo dalla crisi dei subprime.

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