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Occhi sull’Europa, ma il vero buco nero finanziario è in Giappone

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New York – Continua ad essere considerato uno degli investimenti più sicuri al momento. Eppure il Giappone ha tutte le caratteristiche per rientrare in uno di quei casi da manuale. Come economia dipendente dalle esportazioni, trova parte della sua forza nella capacità di rendere i propri prodotti competitivi nei mercati internazionali. Ma con gli investitori alla continua ricerca di asset rifugio dalla crisi in Europa e dal periodo di debolezza dell’economia globale, che in turno porta a un apprezzamento dello yen giapponese: il sistema trova delle crepe.

La forza della divisa rende le esportazioni meno appetibili. Questo colpisce l’intero sistema economico-produttivo e in turno rende il paese non più un investimento sicuro. Un buco nero.

Una realtà non così tanto diversa da quella che sarebbe toccata alla Germania, solo che Berlino è all’interno dell’Eurozona. Dovendo fare ritorno al marco, anche la Germania soffrirebbe di un calo delle esportazioni (a causa della forza della divisa) in un periodo recessivo a livello globale.

Questa conseguenza naturale della forte dipendenza dai mercati esteri. Economie più improntate al mercato interno sono invece meno esposte alle conseguenze di un apprezzamento della valuta.

[ARTICLEIMAGE]Ecco tale dinamica in vari punti:

1 Economie dipendenti dalle esportazioni, come il Giappone, la Cina e la Germania, contano sulla forza della domanda estera per sostenere elevati tassi di crescita del Pil e dell’occupazione.

2 Questo vuol dire che devono mantenere in attivo il conto delle partite correnti, e la bilancia commerciale.

3 Con l’apprezzamento della valuta tuttavia, le esportazioni diventano meno competitive nei mercati internazionali.

4 Queste economie devono dunque trovare delle strategie per mantenere la valuta allineata con i partner commerciali, con i paesi importatori che comprano i loro prodotti.

5 La Germania è riuscita in questo grazie alla partecipazione all’interno dell’Eurozona. I maggiori partner commerciali usano infatti la sua stessa moneta.

6 La Cina ci è riuscita prima attraverso il peg dello yuan con il dollaro, ora introducendo altre forme restrittive sul cambio (movimento non dettato dalle leggi di mercato).

7 Il Giappone non beneficia di alcuno di questi vantaggi e deve intervenire nel valutario, attraverso la vendita e l’acquisto di yen e dollari.

8 Nonostante il forte problema del debito, il paese ha un sistema industriale e produttivo molto ben diversificato, un surplus nel conto della partite correnti e un enorme quantità di asset all’estero.

9 Tutti questi asset rendono il paese stabile in un contesto di instabilità generale.

10 Queste le ragioni per cui lo yen giapponese è considerato come un investimento sicuro e i bond in yen come liquidità sicura.

11 Con la maggiore domanda di yen, la divisa si rafforza e va ridurre la capacità competitiva della macchina esportativa.

12 Lo status di asset sicuro dello yen giapponese dunque in fin dei conti va a colpire il vero motore dell’economia, le esportazioni.

13 Di conseguenza, le motivazioni alla base del Giappone come investimenti sicuro diventano poi le stesse che minano questa situazione.

14 Con l’economia globale in recessione, le esportazioni rallentano ancora più velocemente, appesantite non solo dalla forza della divisa, ma anche dalla minore domanda globale.