Società

Occasione passaggio generazionale

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di Paolo Zucca, Tax Partner presso EY

Mi è capitato, ultimamente, di essere inviato a convegni e dibattiti aventi ad oggetto il passaggio generazionale di aziende e patrimoni familiari e dove all’inizio, quasi a rompere il ghiaccio, è stato posto il quesito: “Quanti in sala hanno già fatto testamento?”. Immancabilmente la risposta positiva non ha mai superato il 2-3% dei presenti ed è un dato in linea con la media nazionale, contrariamente a ciò che accade nel resto del mondo. Evidentemente si preferisce rimandare e non affrontare, forse scaramanticamente, questioni che riguardano un futuro senza di noi.
Facciamo sicuramente male.

Il passaggio delle generazioni e accordi pre-patrimoniali

In Italia si stima che le aziende riconducibili a nuclei familiari siano poco più dell’80% del totale delle aziende e di queste moltissime sono guidate da over 70. Questo vuol dire che nei prossimi anni una buona fetta delle aziende italiane dovrà necessariamente affrontare il tema del passaggio alle generazioni successive. 
Oltretutto la realtà familiare italiana sta profondamente cambiando. Le famiglie sono sempre più allargate, spesso sparse in Stati diversi e questo può sicuramente complicare notevolmente una divisione non opportunamente pianificata. E allora perché non farlo subito? Perché non iniziare subito questo percorso così importante e così delicato? Poter decidere oggi, poter pianificare con la dovuta calma quello che dovrà essere il destino della propria azienda e del proprio patrimonio è una opportunità che non deve essere sprecata.

Del resto il tema della pianificazione abbraccerà sempre più la sfera dei nostri affetti. In uno dei 10 disegni di legge approvati lo scorso 28 febbraio sono previste infatti misure per consentire la stipula dei cosiddetti patti “pre-matrimoniali” oltre a misure idonee a favorire la stipula di patti successori. È importante ricordare che allo stato attuale il sistema tributario italiano offre, forse sorprendentemente, un quadro favorevole ai potenziali riassetti familiari. Basti pensare che l’aliquota della tassa di successione e donazione, oggi ad esempio ancora al 4% per coniugi e parenti in linea retta, è una delle più basse a livello non solo europeo ma direi mondiale.

Vi sono inoltre numerose disposizioni che possono addirittura rendere nullo il prelievo fiscale sia in termini di imposte indirette che di imposte dirette. L’ottimizzazione del carico fiscale, non deve mai essere lo scopo principale, ma può legittimamente diventare un corollario ed un effetto fondamentale. Se quindi ci piace assimilare il tema del passaggio a quello di un percorso da intraprendere, va detto che generalmente non sarà un percorso rapido. Saranno necessari mediamente tre anni ed il coinvolgimento, oltre ovviamente del titolare o capostipite dell’impresa familiare, di altri membri della famiglia e di alcuni elementi terzi, fondamentali per la buona riuscita dell’operazione.

A chi rivolgersi

Ci si riferisce alle divisioni di wealth management degli istituti finanziari, a professionisti, commercialisti e avvocati, altamente specializzati nelle tematiche in oggetto e ai consulenti storici dell’azienda, preziosi conoscitori e depositari della vita dell’impresa e del patrimonio. La collaborazione positiva e propositiva tra tutti questi attori per la realizzazione del piano comune sarà, a mio avviso, tra i motivi di successo del passaggio generazionale. Il ruolo chiave lo vestirà, in quest’ottica, l’istituto finanziario di riferimento del cliente, o la sua divisione wealth. Conoscendone più profondamente e più in dettaglio la storia e le esigenze, potrà indirizzarlo e guidarlo nella scelta di quei professionisti e di quelle strutture che potranno assisterlo al meglio nel suo percorso.

Non esistono forme standardizzate

Per quanto riguarda eventuali soluzioni da proporre non esiste ovviamente una formula standardizzata che possa essere indistintamente applicata a tutti. È necessario infatti un lungo e paziente lavoro di ascolto e comprensione delle specifiche esigenze al fine di poter confezionare la soluzione adatta ai desideri ed alle necessità di quel caso concreto.  La soluzione individuata, sia essa un trust, un patto di famiglia, una polizza assicurativa, una fiduciaria, una holding di famiglia o una combinazione di tutto ciò, dovrà essere quella più idonea e più adiacente alle necessità espresse dal cliente e dalla sua famiglia. E dovrà, inoltre, rappresentare il massimo efficientemente anche in termini di costi-benefici.  Inutile proporre soluzioni complicate e costose se non vi è la necessità e l’utilità.

Spesso, alla fine dei dibattiti e convegni di cui sopra, ci si intrattiene con i partecipanti alla serata. Più volte, nelle varie sedi, mi è stato fatto notare dal mio interlocutore che a lui, tutto sommato, poco interessava di passaggio, di percorso e affini perché tanto non aveva eredi. Ebbene, anche decidere di istituire una fondazione o un ente filantropico, attivi da subito o da attivarsi in seguito, che possa perseguire nel tempo attività benefiche specificatamente individuate è, a mio avviso, una forma autentica di pianificazione di un passaggio generazionale. Non verso i propri figli o i propri eredi, ovviamente, ma verso la collettività intera!


L’articolo è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto di Wall Street Italia. Leggi il sommario del magazine in edicola