ROMA (WSI) – Rispettare gli impegni di bilancio assunti in Europa è diventata una missione impossibile per l’Italia. La mole delle misure di austerità rende infatti irraggiungibili gli obiettivi per il rientro del rapporto tra deficit e crescita, dal momento che a medio termine provoca un calo del Pil decisamente maggiore della riduzione dei disavanzi pubblici. Il tutto mentre l’intricata matassa politica rischia di impedire l’approvazione della legge di stabilità. Il tempo stringe: il 15 ottobre è la data ultima per presentare all’Europa la manovra finanziaria, che ha il compito di definire la politica economica in vista del 2014. Insomma, la situazione non può che peggiorare.
Dove le autorità politiche nazionali non potranno più intervenire, perché impotenti, in teoria può porre rimedio il Presidente della Bce Mario Draghi, con il programma di acquisto di titoli di Stato dei Paesi in difficoltà dell’Eurozona. Per il momento gli investitori sembrano crederci, come dimostra il rialzo della Borsa di Milano ieri e l’allentamento delle tensioni sui titoli di stato visto di recente. Ma così facendo il banchiere romano distruggerebbe la credibilità dell’istituto centrale, creando una crepa strutturale nel muro di gomma di Francoforte.
A sostenerlo è Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia ed economia monetaria nella Facoltà di scienze economiche e sociali dell’Università di Friburgo. Da conoscitore del sistema finanziario svizzero, l’economista consiglia ai manager delle banche dell’enclave elvetica di attrezzarsi per tempo e nei modi adeguati se vorranno uscire indenni dalla fine del segreto fiscale. Per le società omologhe italiane, invece, il problema maggiore è rappresentato dall’erosione del reddito dovuta alla crisi: i risparmiatori dovrebbero essere molto preoccupati dalla fragilità del settore.
L’accordo Fatca stretto con gli Stati Uniti rappresenta un test cruciale per gli istituti di credito svizzeri. La normativa, con la quale Washington potrà esigere tutti i dati bancari delle persone assoggettate al fisco americano, avrà ripercussioni sulla piazza finanziaria elvetica. In vigore da luglio dell’anno prossimo, il nuovo quadro giuridico sullo scambio di informazioni comporterà molti oneri per le casseforti delle banche e verosimilmente per la clientela – non solo quella statunitense, ma anche europea. I manager dovranno darsi da fare per prepararsi a questo cambiamento epocale.
1) Lo stato di salute dell’economia italiana non è quello che ci vogliono fare credere le autorità politiche. È davvero catastrofico come lo definiscono gli economisti euroscettici (il Pil negli ultimi sette anni ha subito la contrazione maggiore dall’Unità d’Italia)?
“La situazione economica in Italia è molto preoccupante, ma non ancora catastrofica in quanto le famiglie dispongono tuttora di notevoli risparmi e di un patrimonio immobiliare rilevante al netto dei loro mutui ipotecari. Tuttavia, il volume dei risparmi è già stato notevolmente eroso nel corso degli ultimi due anni e il prezzo degli immobili sconta gli effetti della crisi come pure della pressione fiscale in aumento, dall’Imposta municipale unica (Imu) alla Tassa sui rifiuti e i servizi (Tares). L’enorme incertezza sul piano finanziario e a livello politico–istituzionale aggrava il quadro e le prospettive economiche in Italia, dove il tasso di disoccupazione per i giovani come per le famiglie di lavoratori precari a basso reddito incutono timore per il futuro del Paese. La situazione potrebbe presto degenerare anche in considerazione della scadenza, il 15 di ottobre, per presentare alle autorità europee la legge di stabilità che il Parlamento italiano dovrà approvare tra una settimana”.
2) Aperta la crisi di Governo, per gli analisti di JP Morgan è irrealistico che Roma riesca a rispettare i target prefissati su avanzo primario (6-7%) e deficit/Pil (3%). E la legge elettorale non è stata ancora cambiata. A prescindere dalla crisi, è questo il vero problema in Italia?
“La legge elettorale va urgentemente modificata, per dare stabilità alla nazione e alla politica economica del Governo. Ma questo è soltanto uno dei numerosi problemi dell’Italia e non è il più urgente per la sua popolazione, che non nutre più alcuna fiducia verso la classe politica nel suo insieme. Il vero problema in Italia, come in altre nazioni della zona euro, è la grave e durevole assenza di occupazione per molte categorie di persone, già spossate e demoralizzate per gli effetti che devono sopportare a seguito della crisi. Queste persone si sentono abbandonate dallo Stato al loro destino e lasciate sole dai politici al governo, di cui non si sentono ormai rappresentate in alcun modo. Il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica imposti all’Italia dall’Europa, con l’appoggio degli ambienti finanziari, appare ormai chiaramente una missione impossibile visto che le misure di austerità inducono un calo del Pil assai maggiore della riduzione dei disavanzi pubblici a medio termine”.
3) Nel caso in cui si tornasse al voto, ci sarebbe di nuovo il rischio di non riuscire a formare un governo. Se si dovesse mettere male, l’idea degli investitori è che interverrebbe la Bce con il piano Omt. Ma Draghi manterrebbe veramente le sue promesse infastidendo la Germania o erano dichiarazioni calcolate per allentare la pressione sui mercati?
“Se la situazione italiana dovesse aggravarsi ulteriormente, la Bce non potrebbe fare altro che tamponare alcune ferite aperte, da cui il sangue continuerebbe però a zampillare con maggiore forza in quanto il piano Omt se attuato obbliga lo Stato italiano a fare ulteriori tagli nella spesa pubblica e ad aumentare ancora la pressione fiscale con il risultato che il paziente morirà dissanguato. Inoltre, il conflitto interno alla Bce, tra chi chiede un maggiore sostegno da parte della politica monetaria ai paesi in difficoltà all’interno della zona euro e chi invece, come gli esponenti tedeschi, insiste sul rigore e la condizionalità delle misure di sostegno, si esacerberebbe, aprendo una crepa strutturale nel muro di gomma a Francoforte sul Meno, sede della Bce. La credibilità della Bce e della sua politica monetaria, già duramente messe in discussione a seguito delle sue esitazioni e dei suoi interventi dopo lo scoppio della crisi nella zona euro, sarebbero annientate in un colpo solo”.
4) Quali sono i rischi per le banche svizzere ora che cadrà il segreto bancario per i conti offshore?
“I rischi sono molteplici. Dovranno anzitutto prepararsi nei modi e tempi adeguati per rispondere correttamente alle esigenze poste dalle autorità statunitensi nell’ambito del programma offerto loro per mettersi in regola con il fisco americano per quanto riguarda i loro clienti statunitensi, che hanno mantenuto o accettato dopo il primo di agosto 2008, quando Ubs aveva ormai riconosciuto le proprie colpe di fronte alle accuse da parte americana. Le banche svizzere dovranno poi capire come affrontare le sfide e i rischi indotti da Fatca, la cui entrata in vigore è stata posticipata di 6 mesi, al primo di luglio 2014, ma che suscita molti interrogativi, oltre a molti oneri per le banche e verosimilmente per la clientela interessata da questo cambiamento epocale. I rischi per le banche elvetiche non si limitano però alle loro relazioni con la clientela statunitense, perché pure l’Unione europea e molti suoi paesi membri sono interessati ai conti dei loro contribuenti aperti in Svizzera”.
5) Dopo Mps, è spuntata la “mina derivati”, così come l’ha chiamata La Stampa, di Banca Carige. Di nuovo protagonista dei contratti derivati siglati sui BTP, è invece Deutsche Bank. Quante altre banche italiane ritiene siano ricorse a questi “giochetti”? I risparmiatori italiani dovrebbero essere preoccupati?
“Non sono in grado di indicare il numero di banche italiane coinvolte con i prodotti derivati o strutturati della finanza creativa. Ritengo in ogni caso che i risparmiatori italiani dovrebbero essere molto preoccupati, perché il sistema bancario italiano appare fragile, visto che il reddito diminuisce a seguito della recessione economica e gli investitori potrebbero quindi volere cedere, rapidamente e in modo massiccio, le loro posizioni nei mercati finanziari per recuperare la liquidità ancora in circolazione. Se questo comportamento appare razionale dal punto di vista individuale, esso diventa problematico per l’insieme del sistema economico, quando un numero rilevante di investitori si comporta in questo modo, perché in tal caso le quotazioni sui mercati finanziari calano in modo continuo e creano il panico, in una spirale difficile da interrompere. La necessità di aumentare i fondi propri delle banche provocherebbe dei fallimenti tra gli istituti bancari, ampiamente interconnessi”.
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