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Nutella si espande ulteriormente in Turchia

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ISTABUL (WSI) – La Nutella è ufficialmente diventata ancora più turca. Non molti lo sanno, ma da 30 anni la Ferrero si rifornisce di nocciole sul mar Nero: il colosso di Alba acquista il 30% della produzione della Turchia, che rappresenta l’80% del totale mondiale. Nutella e Rocher già turchi nel cuore.

Domenica 8 settembre a Manisa, l’antica Magnesia poco distante da Izmir sull’Egeo, è stato dato riscontro festante e solenne ad una nuova realtà: da qualche mese, la Nutella – già da tempo presente sugli scaffali dei supermercati con crescente successo – viene ormai direttamente confezionata in uno stabilimento Ferrero (il diciannovesimo, in attesa del ventesimo in Messico: per un approccio autenticamente globale con volume d’affari di 8 miliardi di euro all’anno), insieme al Kinder Pinguì e al Kinder Fetta al latte. Una tra le 1044 aziende italiane attive in Turchia.

Ospiti d’onore, il vice premier Bülent Arinç: che davanti a una vasta platea di autorità (governatore, sindaco, deputati), imprenditori e impiegati – oltre che al management italiano – ha confessato di comprare i prodotti Kinder – ovetti compresi – per i nipoti, di rifornirsi di cioccolatini al duty free – per graditi regali – di ritorno da viaggi all’estero, di avere una moglie che mangia abitualmente la Nutella; e il vice ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda: che più prosaicamente ha ribadito l’importanza strategica dei rapporti tra Italia e Turchia, un «paese focus per il biennio 2013-2014» in cui l’Italia è il quinto partner per volumi di scambio e il quarto per investimenti «in tutti i settori industriali più rilevanti».

L’impegno della Ferrero è imponente: un costo complessivo 90 milioni si euro; un’area di 146.000 mq., di cui 22.000 coperti; “una produzione iniziale di 30.000 tonnellate che con un piccolo investimento possono arrivare a 50.000”, ha raccontato a L’Indro il direttore della Ferrero per il Mediterraneo orientale Renato Danna.

È in Turchia da quattro anni, la prima pietra della fabbrica è stata posata – sempre alla presenza di Arinç – il 1° marzo 2012: l’attivazione delle linee produttive è stata quindi estremamente rapida, i cinque responsabili italiani (il personale totalizza circa 200 unità, che arrivano a 500 con il commerciale e la distribuzione) sono contentissimi sia della qualità delle materie prime – il latte, ad esempio: ma anche i barattoli di vetro sono turchi – sia della capacità di apprendimento dei locali che a breve cominceranno a fare tutto da soli. Danna ci ha anche spiegato le ragioni della presenza diretta in Turchia e specificamente a Manisa: la Turchia perché è “affidabile, collaborativa e disponibile”, perché “assicura un sostegno professionale agli investimenti attraverso l’agenzia governativa Ispat”; Manisa perché “offre un accesso ottimale alle materie prime, infrastrutture e logistica di qualità, manodopera qualificata, cooperazione efficace da parte delle autorità locali”.

Il presidente della zona industriale di Manisa (Mosb), Sait Türek, nel suo discorso ufficiale ha sottolineato il ruolo dinamico – non solo per l’economia, ma per la popolazione intera – di ogni nuovo investimento «che porta con sé cultura, tecnologia, colori»; e i colori della Ferrero sono particolarmente apprezzati: perché non si limiterà a produrre, ma metterà in atto una serie di iniziative sociali rivolte soprattutto ai bambini (Bülent Arinç, ad esempio, ha consigliato la costruzione di una nuova scuola).

Marco Capurso, responsabile dell’azienda per l’Europa meridionale, ha individuato proprio nella “vocazione per il sociale” uno dei quattro motivi di fondo dell’affermazione mondiale della Ferrero: lo testimoniano i periodici rapporti sulla responsabilità di impresa; gli altri tre sono “i prodotti unici nati dalla creatività della famiglia Ferrero”, “la cura maniacale dalla scelta delle materie prime al consumo”, “il rispetto per tutti gli impiegati a cominciare dagli operai”: lo ha testimoniato domenica – a differenza di quanto accade in manifestazioni simili – la loro partecipazione insieme tutti gli altri ospiti e ancora in divisa al rinfresco di benvenuto.

Ma la Ferrero non si fermerà a Manisa. La produzione è al momento esclusivamente per il mercato turco, in cui – come ci ha spiegato il dottor Danna – “i consumatori sono attratti soprattutto dalla qualità”: non un auto-incensamento, perché l’affermazione ha trovato riscontro nelle parole dei produttori di nocciole spinti “a offrire rigorosamente il meglio della produzione”; il futuro anche non lontano – già all’inizio del 2014, nelle parole del dottor Capurso – è orientato all’esportazione in Medio oriente e in Africa settentrionale: “vogliamo fare di Manisa l’hub della Ferrero per tutta la regione”.

Capurso è entusiasta della Turchia, “un paese ben organizzato nell’attrarre investimenti che offre una rete infrastrutturale all’avanguardia – aeroporti, autostrade – e l’appoggio convinto da parte delle istituzioni a tutti i livelli, in cui la Ferrero crede fermamente”. La dimostrazione è in questo investimento strategico da 90 milioni di euro, che secondo il vice ministro Calenda «riassume perfettamente la forza e la filosofia del rapporto consolidato tra l’Italia e la Turchia»; Arinç ha augurato a tutti «più lavoro, più successo, più profitti»”.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da L’Indro – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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