Nuovi dati sul TYSABRI ne confermano la notevole efficacia nel trattamento di pazienti affetti
Biogen Idec (NASDAQ: BIIB) ed Elan Corporation, plc (NYSE: ELN) hanno annunciato i risultati di diversi studi sul TYSABRI® (natalizumab) che dimostrano la sua efficacia rispetto ad altre terapie per la sclerosi multipla (SM), forniscono dati ulteriori a sostegno della stabilità degli anticorpi anti-JCV e suggeriscono che si possono raggiungere risultati migliori nei casi in cui la leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML, progressive multifocal leukoencephalopathy) sia diagnosticata precocemente. Questi dati saranno presentati al 65° Incontro annuale dell’Accademia americana di neurologia (AAN) a San Diego. “Questi nuovi dati avvalorano la nostra convinzione in merito alla considerevole efficacia che il TYSABRI ha dimostrato nel trattamento della SM remittente sia in fase avanzata che precoce”, ha affermato Alfred Sandrock, M.D., Ph.D., vicepresidente senior divisione scienze dello sviluppo e direttore sanitario di Biogen Idec. “Troviamo incoraggiante anche la stabilità degli anticorpi anti-JCV dimostrata in un periodo di 18 mesi, così come i risultati della nostra ricerca di nuovi percorsi per contribuire a mitigare le conseguenze della PML. Questi sforzi combinati potrebbero permettere un approccio più individualizzato al momento della scelta della terapia a base di TYSABRI, aiutando i medici a comprendere meglio il profilo benefici-rischi dei pazienti”. Considerevole efficacia del TYSABRI dimostrata rispetto alle terapie di prima linea In un’analisi statistica indipendente diretta da Timothy Spelman e Helmut Butzkueven, M.D. all’Università di Melbourne, con il contributo di Fabio Pellegrini e Annie Zhang, il TYSABRI ha dimostrato un tasso significativamente più basso di prime recidive rispetto all’interferone beta (IFN) e al glatiramer acetato (GA). Quest’analisi propensity-matched è stata condotta utilizzando i dati di due registri di pazienti affetti da SM: il TYSABRI Observational Program (TOP) e il MSCOMET. I risultati indicano che le recidive non solo sono più probabili nei pazienti trattati con IFN e GA, ma che si verificano più velocemente rispetto ai pazienti che assumono il TYSABRI (rapporto di rischio 2,73, intervallo di confidenza del 95%, 2,10-3,55, p