Società

Nubi nere sull’economia Usa, la disoccupazione preoccupa ancora

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(WSI) –Nessuna sorpresa sul lato dei dati macroeconomici rilasciati ieri, con gli occhi puntati sulla disoccupazione tedesca, uscita esattamente in linea con le aspettative a 7.7%, sul Pil canadese che ha mostrato una frenata rispetto alla rilevazione precedente (era atteso a +0.1% sul mese, mentre non è cresciuto) e sul PMI americano, anch’esso in linea con il 59 atteso (59.1 la rilevazione).

Il dato più importante però, a nostro parere, è quello che ci permette di prepararci meglio alle due giornate che mancano per terminare la settimana che, ricordiamo, potrebbe essere davvero delicata in quanto oltre ai dati sulla disoccupazione in release domani, potremmo assistere a numerose chiusure di posizioni da parte dei trader che vogliono godersi il giorno dell’indipendenza (4 luglio) senza mantenere posizioni grosse che rischierebbero di rovinare la festa: stiamo parlando dell’ADP National Employment Report.

Nel passaggio dal mese di maggio a quello di giugno infatti, nel settore privato non agricolo sono stati creati 13.000 posti di lavoro, contro le attese che si attestavano ad un livello superiore di 60.000. Il dato precedente è stato rivisto leggermente a rialzo, andando ad aggiungere 2.000 posti di lavoro ai 55.000 comunicati inizialmente. Si tratta del quinto rialzo consecutivo su base mensile, pur essendosi attestata la media relativa a questo periodo ad un modesto 34.000.

Non sono ancora abbastanza posti di lavoro creati per far si che la crisi cominci davvero ad essere superata e questo dato, ci fa pensare che i Non farm payrolls di domani possano uscire, oltre che peggiori del dato precedente (ricordiamo che le attese sono negative, 110.000 posti di lavoro distrutti contro i 431.000 creati precedentemente), anche peggiori delle aspettative.

Quella che stiamo vivendo è una fase storica delicatissima, mai vista prima d’ora, dove l’incertezza regna sovrana. C’è chi fa pubblicità in televisione dicendo che nei prossimi dieci anni assisteremo ad una crescita paurosa, c’è chi dice che finiremo come il terzo mondo poiché ci sarà una migrazione della ricchezza dai soliti Paesi, ad altri emergenti e chi semplicemente sta attendendo la fine del calendario maya non preoccupandosi di nulla. Il problema, torniamo a ripeterlo, è la fiducia delle imprese americane.

EurUsd – Grafico orario

Fino a che non assisteremo a massicce assunzioni la situazione tarderà a cambiare in quanto, i consumatori non avranno a disposizione un reddito sufficiente ad innescare quelle spese che, a catena, farebbero ripartire tutto (credito più facile ad aziende che lavorano perché riescono finalmente a trovare clienti pronti a spendere, importazioni ed esportazioni, inflazione – che per ora sembra essere davvero lontana – etc.).

Un’ulteriore conferma del fatto che il consumatore non è ancora pronto a spendere è derivabile dal tasso di risparmio del consumatore medio americano, che è ora salito e si trova a circa il 4%, più che raddoppiato rispetto all’1,7% medio tenuto fino a poco tempo fa. Attenzione oggi all’ISM manifatturiero (59 vs precedente 59.7) e alle Pending Home Sales, attese con un preoccupante -15.2% rispetto al +6% di aprile.

Passiamo, come di consueto all’analisi grafica, cominciando dall’eurodollaro.

Osservando un grafico orario possiamo notare come la tendenza delle ultime settimane sia cambiata con il superamento a ribasso, lunedì sera, della trendline rialzista che ha guidato il movimento dai primi giorni di giugno. Continuando a tenere in considerazione quella linea di tendenza, tanto precisa i giorni passati, possiamo immaginare che se i prezzi non dovessero riuscire a superare nuovamente la resistenza di 1.2310 la tendenza sarà confermata come definitivamente a ribasso.

Ma con quali obiettivi? Il primo livello di supporto è suggerito da 1.2160 (indicato dal 50% di ritracciamento di Fibonacci del movimento rialzista compreso fra d 1.1880 e 1.2460 e peraltro toccato già ieri) seguito poi da 1.21 figura e infine il minimo del cambio degli ultimi anni toccato i primi gi giugno a 1.18880.

Il cambio UsdJpy ha seguito la debolezza dell’euro raggiungendo così precisamente il livello di doppio minimo a 88.25 (visto in precedenza ad inizio marzo ed inizio maggio scorsi). Un test così preciso, per 3 volte consecutive, potrebbe rappresentare una buona occasione.

Chiunque voglia tentare di approfittare di una risalita del dollaro ovviamente saprà che posizioni di questo tipo devono prevedere uno stop che metta al riparo da eventuali scivoloni, che hanno in questo caso come obiettivo il precedente minimo di novembre a 84.90.

Con queste premesse non potrebbe certo salire il cambio EurJpy. In questo caso abbiamo assistito alla rottura di 108 ed al raggiungimento di 107.50, già due volte a distanza di due giorni. Per ottenere altri livelli interessanti di supporto dobbiamo fare riferimento al 2001 ottenendo così un supporto a 107 ed uno a 105.50. Si trova molto lontano l’area che può cambiare la tendenza ribassista di fondo: stiamo parlando di 113.50, baluardo oltre il quale un grafico giornaliero suggerisce un’accelerazione rialzista per un obiettivo a 120.

Vediamo ora il cable, la cui correzione dal massimo di 1.5120, sembra avere come obiettivo per le prossime ore l’area di supporto a 1.4840.

La sterlina nei confronti dello yen ha mollato i freni ed appare indirizzata verso quell’obiettivo di 130.50, tanto atteso oltre la rottura del supporto a 133.90. Consideriamo proprio quest’ultimo come resistenza per le prossime ore ad un rafforzamento della moneta di Sua Maestà.

Continua senza interruzioni e con candele giornaliere piene (l’assenza di ombre è sinonimo di trend molto forte) la discesa del cambio EurChf. In questo territorio inesplorato non rimane che continuare ad affidarci alle proiezioni e riprendendo quanto già detto i giorni scorsi possiamo ipotizzare il raggiungimento di un’area di supporto intorno a 1.30, utilizzando la teoria delle onde di Elliott ed assumendo che stia andando a compimento una quinta.

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