Norma ad personam (pro Fininvest). Il premier la difende. Ma poi travolto dalle proteste, la ritira
Roma – Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, difende la cosiddetta ‘norma Lodo’ contenuta nella manovra definendola “giusta” e “doverosa” ma, in una nota, ne annuncia il ritiro.
“Nell’ambito della cosiddetta manovra – ha spiegato nel comunicato il premier – è stata approvata una norma per evitare attraverso il rilascio di una fideiussione bancaria il pagamento di enormi somme a seguito di sentenze non ancora definitive, senza alcuna garanzia sulla restituzione in caso di modifica della sentenza nel grado successivo”.
“Si tratta – ha sottolineato Berlusconi – di una norma non solo giusta ma doverosa specie in un momento di crisi dove una sentenza sbagliata può creare gravissimi problemi alle imprese e ai cittadini. Le opposizioni hanno promosso una nuova crociata contro questa norma pensando che, tra migliaia di potenziali destinatari, si potrebbe applicare anche a una società del mio gruppo”. “Si è prospettato infatti che tale norma avrebbe trovato applicazione nella vertenza Cir – Fininvest dando così per scontato che la Corte di Appello di Milano effettivamente condannerà la Fininvest al pagamento di una somma addirittura superiore al valore di borsa delle quote di Mondadori possedute dalla Fininvest”.
“Conoscendo la vicenda ritengo di poter escludere che ciò possa accadere e anzi sono certo che la Corte d’Appello di Milano non potrà che annullare una sentenza di primo grado – ha concluso – assolutamente infondata e profondamente ingiusta. Il contrario costituirebbe un’assurda e incredibile negazione di principi giuridici fondamentali”. “Per sgombrare il campo da ogni polemica – ha quindi spiegato il premier – ho dato disposizione che questa norma giusta e doverosa sia ritirata. Spero non accada che i lavoratori di qualche impresa, in crisi perché colpita da una sentenza provvisoria esecutiva, si debbano ricordare di questa vergognosa montatura”.
“Salutiamo il ritiro della norma (sul Lodo Mondadori, ndr) come un atto inevitabile spinto dalla reazione civile di tutte le persone che, in qualunque ruolo, hanno ravvisato questa norma come vergognosa”. Lo ha detto il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, prendendo la parola in aula dopo la decisione del premier di ritirare quella norma. Franceschini ha ribadito che “con il ritiro della norma non viene superato la necessità di verificare che gli atti approvati dal Cdm siano gli stessi che poi vengono inviati al Colle e in Parlamento”.
“Ci ha provato, ora apriremo bene gli occhi perchè sappiamo con chi abbiamo a che fare”. Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha commentato a Montecitorio la decisione del premier Silvio Berlusconi di ritirare la ‘norma Lodo’ contenuta nella manovra. “Su tutti i carri che caricano i problemi degli italiani c’è sempre una soluzione per i problemi di Berlusconi – ha ricordato Bersani – poi quando viene smascherata fa marcia indietro, ora verificheremo”.
La norma sul ‘lodo Mondadori’ prima inserita a sorpresa nella manovra e poi ritirata è la prova di un “balletto indecoroso” del Governo e se ora Silvio Berlusconi ha fatto marcia indietro, resta il fatto che “non doveva nemmeno andare avanti”. Lo ha detto il leader Udc Pier Ferdinando Casini conversando con i giornalisti alla Camera: “Questa norma non ha né padri, né madri… È strano, perché per una norma così importante dovrebbe esserci chi si assume la responsabilità di dire ‘l’ho messa io’. Il fatto che non ci siano né padri, né madri è segno di confusione, pressappochismo e anche arroganza nel Governo”.
E’ stato inopportuno inserire nel Dl manovra la norma ‘lodo’ – che il Premier Berlusconi annuncia sarà ritirata – e che avrebbe consentito si fermare in appello i risarcimenti superiori ai 10 milioni e in Cassazione quelli superiori ai 20, incidendo così anche sul caso Mondadori. Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Fini ha risposto al capogruppo Pd Dario Franceschini che gli chiedeva di valutare la corrispondenza tra gli atti esaminati dal Consiglio dei ministri e quelli all’esame di Parlamento e Quirinale: “Partendo da un elemento dell’ordinamento che è indiscutibile”, ovvero che “la competenza sulla deliberazione e l’emanazione dei decreti legge è assegnata in via esclusiva al Governo e al Presidente della Repubblica, ciascuno secondo proprie prerogative costituzionali. E’ noto a lei e ai capigruppo – ha aggiunto – che il rappresentante del Governo in sede capigruppo aveva annunciato a domanda del Presidente che il Ddl di conversione della manovra sarà presentato in prima istanza a Senato.
Sarà Palazzo Madama, una volta emanato il Dl, a valutare il provvedimento in tutti suoi aspetti, di merito e procedurale. Alla luce di queste considerazioni non sussiste alcun margine di intervento della Presidenza e ciò ovviamente a prescindere dal mio personale giudizio politico in materia di totale inopportunità di inserire nella legge finanziaria la norma che oggi si dice ritirata”.
“Ho appreso che la norma sul lodo Mondadori non c’è più nella manovra. E’ una decisione saggia”. Così il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, uscendo dalla capigruppo di Palazzo Madama. Gasparri ha tuttavia difeso la “ratio della norma. Fuori dal contesto nel quale era stata inserita può avere una sua plausibilità, quando un’azienda rischia la pena capitale serve la certezza. Ma non condivido – ha precisato – il modus operandi e serviva un maggior approfondimento su questa misura”.
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Oltre al malumore per l’inserimento a sorpresa della norma salva-Fininvest, nella Lega monta l’insofferenza anche per gli altri contenuti del decreto manovra. In particolare per le modifiche al patto di stabilità interno, il punto più caro al Carroccio. “La norma è insufficiente”, spiega il vice capogruppo della Lega alla Camera, Alessandro Montagnoli, per il quale “bisognerà lavorarci sopra nel passaggio parlamentare”.
Spiega l’esponente leghista: “L’intervento si risolve in meno tagli per i Comuni virtuosi. Va bene, ma non basta: il mio comune ha 7 milioni di euro sul conto corrente e non può spenderli. Dopo la manovra, continuerà a non poterli spendere”. Una situazione, assicura Montagnoli, “che si ritrova in molti enti locali del nord, siano amministrati dal centrodestra o dal centrosinistra”.
Ma per Montagnoli bisognerà provare a rivedere anche l’intervento sulle pensioni: “Siamo stati i primi a proporre un intervento sulle pensioni d’oro, ma non si può bloccare la rivalutazione per pensioni di poco superiori ai mille euro. A meno che non si voglia dire che 1.300 euro al mese è una pensione d’oro…”.
Piuttosto, meglio intervenire sulle pensioni d’invalidità: “La percentuale italiana di pensioni d’invalidità è tre volte la media europea. E’ evidente che c’è qualcosa che non va”. Altro capitolo che non soddisfa a pieno il Carroccio, il taglio ai costi della politica: “Avevamo pronta una pdl la scorsa settimana, poi non l’abbiamo presentata avendo ascoltato quanto annunciato da Tremonti. Ma ci aspettavamo di più, c’è ancora tanto da tagliare. E soprattutto non si possono tagliare 10 miliardi agli enti locali e solo 5 ai ministeri”. (TMNews)
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La manovra varata dal governo porta ad una correzione dell’indebitamento pari a 43,397 miliardi nel periodo 2011-2014. E’ quanto riporta la tabella sugli effetti finanziari del provvedimento. La vera manovra correttiva e’ concentrata negli anni 2013-2014, quando l’indebitamento e’ previsto ridursi rispettivamente di 17,876 miliardi e di 25,364 miliardi. Quasi nulla la correzione per l’anno in corso, limitata a 5,3 milioni. Per il 2012 l’effetto di riduzione dell’indebitamento e’ calcolato in 151,8 milioni. Nei primi due anni, infatti, le cifre ‘lorde’ di 1,5 miliardi e di 5,5 miliardi servono essenzialmente per la copertura di spese esigenziali e non per correggere il deficit.(ASCA)
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(TMews) – E’ stata rinviata a data da destinarsi a causa del maltempo la conferenza stampa sulla manovra in programma al ministero del Tesoro con i ministri dell’Economia Giulio Tremonti, del Lavoro Maurizio Sacconi, della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, dello Sviluppo economico Paolo Romani e della Semplificazione Roberto Calderoli. L’appuntamento con la stampa è slittato in quanto il titolare del Tesoro è stato impossibilitato a raggiungere il ministero per via del nubifragio che si è abbattuto su Roma.
Si chiude il giallo sulle rinnovabili: il testo della manovra da 47 miliardi all’esame del Quirinale “non contiene” il taglio degli incentivi nelle bollette di luce e gas, riferisce una fonte governativa.
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ROMA – Diventa un giallo la norma pro-Fininvest 1 contenuta nella Finanziaria. Con il ministro Giulio Tremonti che annulla, improvvisamente, la conferenza stampa dei ministri sulla manovra economica (dovevano partecipare Tremonti, Sacconi, Romani, Brunetta e Calderoli). Secondo quanto scrive oggi Repubblica, in un articolo di Francesco Bei, Tremonti non sarebbe stato al corrente della norma pro-Fininvest contenuta nella Finanziaria.
E che l’inserimento della norma sia tutt’altro che chiaro lo ammette anche lo stesso ministro deglli Esteri Frattini. “Di questa norma non c’è stata discussione approfondita in consiglio dei ministri. Se capisco bene è una norma di ordine generale e non particolare che recepisce un principio che già esiste nel codice civile. In questo senso non c’è alcun intento ad personam”.
La norma ‘salva-Fininvest’ scatena anche la reazione del vicepresidente del Csm Michel Viuetti che sostiene che potrebbe avere l’effetto di “violare il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.
Sulla Finanziaria, nel frattempo, è atteso il parere del Quirinale, che ieri oltretutto ha ricevuto più di una versione. “Non dico nulla. Sulla manovra, quando sarà il momento, conoscerete le nostre determinazioni”. Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, presente al convegno ‘Europa piu’ democratica’, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sul testo trasmesso ieri dal governo al Quirinale.
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ROMA (Reuters) – Nella manovra spunta a sorpresa una modifica al codice di procedura civile che potrebbe sospendere il risarcimento alla Cir di Carlo De Benedetti da parte di Fininvest nel processo civile noto come lodo Mondadori, se fosse confermata nell’imminente sentenza di appello la condanna in primo grado. Ma il Quirinale potrebbe fermarla. Vediamo i dettagli.
Con due modifiche al codice di procedura civile, la norma sospenderebbe in appello l’esecuzione delle condanne civili che superano i dieci milioni di euro, e fermerebbe in Cassazione quelle che vanno oltre i 20 milioni di euro in cambio di una idonea cauzione. Una norma che si applicherebbe al caso Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi condannata in primo grado a risarcire la Cir con 750 milioni di euro ed in attesa della sentenza d’appello.
Una norma che il premier, secondo le ricostruzioni di Repubblica e Corriere, difenderebbe e che ora è sotto la lente di ingrandimento del Colle per una “attenta e scrupolosa valutazione” e che il Presidente Napolitano, secondo le ricostruzioni di oggi sarebbe tentato di fermare.
Il Capo dello Stato potrebbe chiedere di toglierla dal decreto domandando a Palazzo Chigi di modificare il testo, e questo perché – sarebbe questa la valutazione del Colle – la norma ‘salva-Mediaset’ non c’entra niente con la manovra. Un via libera difficile per la norma che anche l’Anm boccia con il Presidente Luca Palamara, che l’ha definita “incostituzionale”. Spiega oggi sul Corriere della Sera il giurista Cesare Cavallini: “interventi su norme che hanno valore di sistema presentate con decretazione d’urgenza o inseriti in pacchetti che nulla hanno a che vedere con la giustizia lasciano il giurista sempre più perplesso per non dire arrabbiato”.
L’opposizione intanto attacca: ieri l’appello dell’Idv al Colle e la rabbia del Pd (per Bersani quella norma è un insulto), oggi è Rosy Bindi a definirla “aberrante” e a chiedere una parola anche alla Lega.
Peraltro anche la stampa di centrodestra oggi parla della ‘norma Mondadori’. Se sul Giornale Alessandro Sallusti scrive che il “cavillo tutela tutte le aziende”, Libero titola a tutta pagina “Scherzetto nella manovra. Silvio fa fesso De Benedetti”: “alla vigilia del verdetto sul Lodo Mondadori che può costare 500 milioni al Cav, una leggina fa slittare i maxi indennizzi”.
L’intera giornata di ieri è stata dominata dal nodo manovra, un provvedimento sul quale si giocherà una fetta consistente del futuro del governo. Caso emblematico il nodo dei tagli agli incentivi per le energie rinnovabili. Ieri le agenzie hanno diffuso il testo che sarebbe stato trasmesso al Colle, che contiene i tagli agli incentivi.
Nel governo, il caos. Gianfranco Micciché minaccia sfaceli, “in Parlamento ci sarà da divertirsi”. Stefania Prestigiacomo ha ottenuto rassicurazioni da palazzo Chigi, i tagli non ci saranno. E insieme a Paolo Romani hanno messo nero su bianco che “no, non risultano tagli”. Anche se continua a circolare il testo del provvedimento comprensivo dei tagli.
E così ieri sera – in via informale – dal governo si è diffuso la seguente versione: il provvedimento inviato dalla presidenza contiene, all’articolo 35 solo nove commi. Mancano il 10 e l’11, quelli ‘incriminati’ che prevedono i tagli agli incentivi. E sarà proprio la versione della manovra “depurata” dai tagli quella che con ogni probabilità arriverà in Parlamento.
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ALERT: Scoppia di nuovo il giallo sugli incentivi alle rinnovabili, che sembra uscire, rientrare e poi nuovamente uscire dalla manovra (di cui riportiamo il TESTO INTEGRALE).
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Nel testo inviato al Quirinale c’è una disposizione che obbliga il giudice a sospendere l’esecutività della condanna nel caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro in appello e a 10 milioni in primo grado, “se la parte istante presta idonea cauzione”.
Nel 2009 Fininvest, la società con la quale il premier Silvio Berlusconi e la sua famiglia controllano Mediaset e Mondadori, si è vista condannare in primo grado a risarcire la Cir di circa 750 milioni di euro. Il pronunciamento aveva riconosciuto la corruzione giudiziaria del giudice Vittorio Metta che ha consentito a Fininvest di ottenere il controllo di Mondadori all’inizio degli anni novanta.
La sentenza di appello dovrebbe arrivare questa settimana, probabilmente sabato 9 luglio. Il pagamento dei 750 milioni è al momento sospeso fino alla fine del processo d’appello, a fronte di una fideiussione bancaria da 806 milioni di euro. “La sospensione prevista dal presente comma è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a venti milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione”, dice la manovra nel testo inviato al Quirinale.
Pesanti le reazioni delle opposizioni alla notizia. Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori, dice che “anche le azioni criminali hanno un limite per essere credibili, oltre il quale diventano ridicole”. “Se nel testo definitivo della manovra ci fosse una norma criminogena, volta ad assicurare a Berlusconi l’annullamento del pagamento dovuto al gruppo De Benedetti, sarebbe la dimostrazione che il governo ha perso il senso del limite e il senno”, aggiunge Di Pietro.
Il Pd, per bozza di Alberto Losacco, dice che l’unico obiettivo di Berlusconi “è difendere i propri interessi a scapito degli italiani. E’ una norma vergogna che deve sparire all’istante. E’ l’ennesimo segnale che questo non è un governo ma una cricca di affaristi senza scrupoli”.
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di Anna Laura Bussa (ANSA)
ROMA – Nella Manovra messa a punto dal governo ‘spunta’ una norma che di fatto consentirebbe a Silvio Berlusconi di non pagare i 750 milioni di euro che deve alla Cir di De Benedetti, secondo quanto prevede la sentenza di primo grado del Tribunale di Milano sul lodo Mondadori. E, immediata, scoppia la polemica politica. Secondo il segretario del Pd Pier Luigi Bersani se la misura non venisse cancellata dal testo sarebbe “un insulto al Parlamento”.
Mentre per il leader dell’Idv Antonio Di Pietro si tratta di una norma “incostituzionale e criminogena”. Tranchant anche il giudizio dell’Anm :”Se dovesse essere confermata – dice il presidente Luca Palamara – si tratterebbe di una norma che nulla ha a che vedere con il tema dell’efficienza del processo civile, che determinerebbe un’iniqua disparità di trattamento, e che sarebbe, quindi, incostituzionale”. Pochi giorni prima che la Corte d’Appello di Milano si pronunci sulla vicenda (la sentenza di secondo grado è prevista per il fine settimana), il governo introduce all’ultimo momento una norma che modifica due articoli del codice di procedura civile (il 283 e il 373) con un unico obiettivo: obbligare il giudice d’appello a sospendere l’esecuzione di una sentenza se la condanna supera i 20 milioni di euro (10 se è in primo grado) e se la parte che deve pagare presta “idonea” cauzione.
Il magistrato dovrà prendere tale decisione se la parte interessata ne farà richiesta. Le opposizioni attaccano a testa bassa e si rivolgono ad Angelino Alfano, stavolta non solo in veste di Guardasigilli, ma anche di neo-segretario del Pdl. A lui chiedono di cancellare quella che i più tornano a battezzare “l’ennesima legge ad personam”. E se non lo farà, avverte il vicesegretario del Pd Enrico Letta, il ‘nuovo corso’ ipotizzato per il Pdl di “partito degli onesti” di cui ha parlato Alfano nel suo discorso di insediamento, non sarebbe credibile. Ma c’é anche chi ironizza, come Vincenzo Vita (Pd): “Come mai oggi Alfano ha disdetto all’ultimo momento la sua partecipazione al workshop organizzato alla Bocconi dalla fondazione Rodolfo De Benedetti?”.
Alfano, è invece la domanda che rivolge il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione, avrà “il coraggio e la forza di rompere questa protezione sfacciata di interessi privati tramite il potere dello Stato?”. Il finiano Italo Bocchino e il Democratico Andrea Orlando si rivolgono direttamente a Giulio Tremonti. Il ministro dell’ Economia, è l’appello del primo, dovrebbe cancellare la misura salva-Fininvest anche per non “scalfire la sua immagine internazionale”. Tremonti cancelli questa “vergognosa e inaccettabile norma”, interviene il responsabile Giustizia del Pd Andrea Orlando. Il fatto, interviene il capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti, è che la maggioranza continua, come se nulla fosse, con le sue “leggi ad personam”.
A prescindere da ciò che si dice e da ciò che si promette. E questo, nello stesso provvedimento in cui si chiedono “lacrime e sangue agli italiani” e si “salvano ancora una volta i produttori che non hanno pagato le quote latte”. Più che di ‘leggi ad personam’, afferma il Verde Angelo Bonelli, forse sarebbe meglio parlare in questo caso di ‘manovra ad personam…”. E’ un “provvedimento da furbetti”, taglia corto il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro. Un “inaccettabile abuso di potere”, osserva il presidente del Pd Rosy Bindi.
Rispedisce le critiche al mittente e tenta di fornire una giustificazione ‘tecnica’ il capogruppo del Pdl in commissione Giustizia della Camera Enrico Costa. La maggioranza, spiega, “in un momento di congiuntura economica particolarmente sfavorevole” ha deciso semplicemente di “contemperare il diritto del creditore con le ragioni del debitore” quando le somme di denaro da corrispondere “hanno dimensioni di rilevante entita”. La polemica però non si spegne: questa manovra, insiste il leader di Sel Nichi Vendola è tutto “fumo, arrosto e dessert (“da 750 milioni di euro”)”.
Scoppia di nuovo il giallo sugli incentivi alle rinnovabili, che sembra uscire, rientrare e poi nuovamente uscire dalla manovra (di cui riportiamo il testo integrale). Un’ultima bozza prevedeva nuovamente la norma sul taglio del 30% degli incentivi pagati in bolletta per finanziare le rinnovabili e altre voci che pesano sui consumatori finali. Taglio che avrebbe portato ad una riduzione di circa il 3% della bolletta della luce. Ma sono arrivate subito le smentite dei ministri Stefania Prestigiacomo e dello Sviluppo Economico Paolo Romani.
La manovra prevede anche il taglio dei costi della politica ma arriverà “a decorrere dalle prossime elezioni”. Gli stipendi di politici, corte costituzionale, magistratura, alti funzionari statali, Cnel, autorità indipendenti, amministratori locali e delle agenzie non potrà “superare la media” degli analoghi trattamenti previsti negli altri stati dell’area euro. E sempre dalla prossima legislatura, il finanziamento ai partiti politici, vedrà un ulteriore calo del 10% che andandosi a cumulare con i tagli già previsti vedrà una “riduzione complessiva del 30%”.
A partire dall’anno in corso scatta anche il superbollo per le auto di lusso. E’ confermata la stretta sulla rivalutazione degli assegni pensionistici che superano i 1.428 euro. Gli assegni pensionistici fino a quella cifra saranno rivalutati al 100%; per la parte eccedente i 1.428 euro scatta invece la tagliola, nel senso che la parte dell’assegno da 1.428 euro fino a 2.380 euro vedrà una rivalutazione del 45% rispetto all’inflazione e la parte eccedente ai 2.380 euro non vedrà alcuna rivalutazione.
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Roma – Nelle pieghe della manovra un’altra norma ad personam per il presidente del Consiglio e le sue aziende. Viene infatti deciso lo stop in appello all’esecuzione delle condanne civili che superino i dieci milioni di euro e stop in Cassazione per quelle che vanno oltre i 20 milioni, in cambio di una idonea cauzione. Due modifiche al codice di procedura civile che potrebbero influire anche sull’attesa sentenza d’appello per il Lodo Mondadori, prevista per la fine di questa settimana. Mediaset in primo grado era stata condannata a risarcire la Cir con 750 milioni di euro.
La bozza aggiunge infatti un comma all’articolo 283 del codice di procedura civile che parla dei provvedimenti sull’esecuzione provvisoria in appello e che prevede che il giudice dell’appello, “su istanza di parte quando sussistono gravi e fondati motivi sospende in tutto o in parte l’efficacia esecutiva o l’esecuzione della sentenza impugnata, con o senza cauzione”. Il comma aggiuntivo che sarebbe spuntato nella manovra economica recita: “La sospensione prevista dal comma che precede è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione”.
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Roma – Il testo della tanto discussa manovra finanziaria e’ arrivato in Quirinale. Ora e’ all’esame del Presidente Giorgio Napolitano. L’esame parlamentare inizierà invece al Senato. Per domani è prevista una conferenza dei capigruppo che potrebbe definire i tempi della prima lettura da palazzo Madama.
Il documento è di 39 articoli e due allegati. Si apre con gli stipendi dei politici e si chiude sul riordino dei giudici tributari. Stangata Irap per banche e assicurazioni. Taglio del 30% degli incentivi alle energie rinnovabili. Tagli del 20% a partire dal prossimo anno ai fondi della Consob, delle altre Autorita’ indipendenti, del Csm e della Corte del Conti.
”A decorrere dall’anno 2012 – e’ scritto nell’articolo 5 del capitolo dedicato alla riduzione dei costi della politica e degli apparati – gli stanziamenti del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), degli organi di autogoverno della magistratura ordinaria, amministrativa, contabile, tributaria, militare, nonche’ delle autorita’ indipendenti, compresa la Consob, sono ridotti del 20 per cento rispetto all’anno 2011”.
Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Il bollo che si applica alle comunicazioni relative sui depositi di titoli inviati dagli intermediari finanziari potra’ salire dal 2013 fino a 380 euro per i depositi il cui valore e’ superiore a 50mila euro.
Lo prevede il testo definitivo della manovra inviato al Quirinale. Si va da 10 euro per quello mensile a 120 per quello annuale a seconda della periodicita’ (ad esempio 30 euro per ogni esemplare se la periodicita’ e’ trimestrale, 60 se e’ semestrale). L’importo variera’ anche in base al valore del “conto”: dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia. Una stangata.
Dal 2013 poi per gli importi sotto i 50mila euro si va dai 12,50 euro mensile ai 150mila annuali e per quelli sopra i 50mila euro, dai 31,66 mensili ai 380 euro annui.
Per le pensioni confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni «dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps». «Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l’indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%».
Quanto alle energie rinnovabili, previsto taglio del 30% di «tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni» presenti in bolletta torna nel testo del decreto. «Allo scopo di ridurre il costo finale dell’energia per i consumatori e le imprese – dice l’articolo 35 – a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010». L’entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell’Autorità per l’energia entro 90 giorni.
Intanto resta l’eco delle polemiche che hanno accompagnato il giallo dell’invio del decreto legge a Giorgio Napolitano. Domenica 3 luglio una nota della Presidenza della Repubblica aveva smentito le notizie diffuse dalla stampa. «Poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì – si leggeva nella nota – si precisa che a tutt’oggi (domenica, ndr) la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge». E infatti fonti dell’esecutivo hanno poi spiegato che il testo non era stato ancora trasmesso, a ridosso del fine settimana, ma che sarebbe giunto al Colle per la firma già da lunedì.
Tra le principali novvta’ del testo definitivo della manovra 2011-2014, e’ stata confermata la stretta sulle pensioni e il taglio del 30% degli incentivi alle rinnovabili in bolletta cosi’ come il superbollo per le auto di lusso da 10 euro per ogni kw di potenza oltre i 225. E l’aumento dell’Irap per banche e assicurazioni. Dei 39 articoli, i primi 8 sono dedicati ai tagli dei costi della politica.
Ecco le principali novita’:
– STOP RIVALUTAZIONE AUTOMATICA PENSIONI: non saranno rivalutate le pensioni che superano 5 volte il minimo. La rivalutazione sara’ al 45% se gli assegni superano il trattamento minimo di 3 volte.
– PENSIONI, AUMENTO ETA’ DONNE SOFT DAL 2020: innalzamento soft dell’eta’ di pensione per le donne nel settore privato a partire dal 2020, anno in cui l’aumento sara’ di un mese, fino ad arrivare a 65 anni nel 2032. anticipo al 2014 dell’eta’ di pensionamento legata all’aumento della speranza di vita.
– SUPERBOLLO SU AUTO DI LUSSO: verra’ applicata una sovratassa da 10 euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225. – IRAP: aumenta l’Irap per banche e assicurazioni (per le prime passa al 4,65%, per le seconde al 5,90%).
– PUBBLICO IMPIEGO: proroga di un anno del blocco del turn over (a eccezione dei corpi di polizia, del corpo nazionale dei vigili del fuoco) e congelamento degli aumenti degli stipendi fino al 2014; stretta sulle assenze.
– RINNOVABILI: taglio del 30% degli incentivi in bolletta.
– COSTI POLITICA: taglio del 10% al finanziamento dei partiti con una riduzione complessiva del 30%.
– ELECTION DAY: dal 2012 arriva ‘l’election day’ ma non vale per i referendum.
– STIPENDI POLITICI: verranno livellati agli standard europei.
– AUTO E VOLI BLU: Le auto blu non potranno superare 1.600 di cilindrata e i voli di stato saranno solo per le alte cariche.
– TAGLI A CNEL, CONSOB, CSM: dal 2012 tagli del 20% degli stanziamenti per il Cnel, il Csm, Authority, Consob e Corte dei Conti.
– DEPOSITI TITOLI: il bollo che si applica alle comunicazioni relative sui depositi di titoli inviati dagli intermediari finanziari puo’ salire dal 2013 fino a 380 euro per i depositi il cui valore e’ superiore a 50mila euro. Si passa da 10 euro mensile a 120 annuale. Dal 2013 poi per gli importi sotto i 50mila euro si va dai 12,50 euro mensile ai 150mila annuali e per quelli sopra i 50mila euro, dai 31,66 mensili ai 380 euro annui.
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Roma – La levata di scudi contro la norma che blocca la rivalutazione delle pensioni, anche quelle non proprio ‘d’oro’, (tra i detrattori della misura l’opposizione, i sindacati ma anche la Lega) induce ad una riflessione anche la stessa maggioranza. Riflessione che viene evidenziata dall’intervento del presidente del Senato, Renato Schifani, che sull’argomento chiede ”un compromesso”.
Ma anche da ‘esperti’ del settore come il vice presidente della Commissione Lavoro della Camera, Giuliano Cazzola (Pdl). E’ cosi’ possibile che si arrivi ad una mediazione sul testo durante l’unico passaggio utile a modifiche cioe’ quello di Palazzo Madama. Il testo arrivera’ intanto al Quirinale per uno screening anche tecnico delle moltissime misure inserire.
E mentre di alcune non si conosce esattamente la tempistica (leggi i tagli alla politica e ai gettoni dei ministri), altre sembrano saltare nonostante l’ok del Cdm (vedi l’intervento su banche e transazioni che verrebbe rivisto con un appesantimento sull’Irap e da una imposta di 120 euro sui dossier titoli). Ma alcune norme, scomparse dalle bozze in entrata al Cdm sembrano destinate a tornare. Come il taglio del 3% alle bollette dell’elettricita’ che pero’ inciderebbe notevolmente sugli investimenti per la ricerca e quindi sulle fonti rinnovabili. Una scelta ”autolesionista”, dice l’opposizione. Ecco alcuni degli ultimi dettagli tecnici emersi:
– PENSIONI, SULLA STRETTA SI TRATTA: La norma contestata e’ quella che colpirebbe la rivalutazione dell’assegno per un pensionato su quattro. Interviene l’Inps a precisare che le pensioni piu’ basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo – nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili – saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre 5 volte il minimo – ovvero superiori a 2.380 euro mensili – saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione. I pensionati interessati alla misura saranno 4,4 milioni. Protesta Susanna Camusso: si colpiscono pensioni nette da 1.000 euro.
– TORNA TAGLIA BOLLETTE; NO DA PRESTIGIACOMO: Potrebbe rientrare la norma che prevede il taglio degli incentivi, delle agevolazioni e dei benefici previsti nella bolletta elettrica. Sono in corso ‘accese’ discussioni sulla possibilita’ di reintrodurre nuovamente questa norma che, a fronte di un taglio del costo dell’elettricita’ di circa il 3%, porterebbe anche alla cancellazione delle agevolazioni, ad esempio quelle per le famiglie povere e per la ricerca. Si prevede che a decorrere dal primo gennaio 2012, che tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni comunque a carico delle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti, siano ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010. No dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo.
– TAGLI POLITICA RINVIATI?: Non è ancora chiaro se nel testo definitivo del decreto i tagli ci saranno o meno. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha detto che i tagli (ad esempio sui compensi o sulle auto e voli blu) partiranno subito. Ma nelle ultime bozze della manovra circolate non ce ne era traccia. Tra le novità del testo anche il taglio sulle autorità indipendenti, persino quella sull’Acqua che, istituita dal decreto Sviluppo, non è ancora neanche ‘nata’.
– NIENTE STOP SU QUOTE LATTE: Interviene il ministro delle Politiche agricole per spiegare che “le norme inserite nel decreto della manovra non interrompono l’azione di recupero delle multe sulle quote latte già avviate da Equitalia.
– IRAP BANCHE: Anche se il Governo annuncia nella delega fiscale di voler cancellare del tutto l’Irap aumenta intanto dello 0,75% l’imposta sulle banche. Mentre per gli intermediari finanziari l’imposta di bollo sui dossier titoli passa da 34,2 a 120 euro l’anno.
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