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NON TUTTI GLI INVESTITORI NASCONO UGUALI

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I volumi di scambio sono in ribasso ora che gli investitori, non piu’ sicuri dell’andamento positivo del mercato, stanno a guardare.

Nemmeno chi e’ passato dal segno del toro a quello dell’orso, pero’, si affretta ad agire: la ragione in questo caso e’ da ricercarsi nella psicologia dell’investitore e nella filosofia dell’investimento.

La maggioranza degli investitori segue la strategia del “cassettista”, cioe’ quella del lungo termine: asquistare e attendere.
Questo tipo di acquirente cerca di scegliere titoli destinati a registrare un ragionevole tasso di rendita attraverso l’aumento del prezzo o il pagamento di dividendi. Per questo tipo di investitore, dunque, l’andamento quotidiano del mercato non ha nessuna rilevanza strategica: perche’ scommettere sul ribasso a breve di un titolo, se si pensa che l’azione si apprezzera’, comunque, in futuro?

Per quanto riguarda i “day trader” (chi compra o vende piu’ titoli ogni giorno) invece la filosofia e’ diversa.

Poiche’ questi investitori puntano sul breve (e brevissimo) termine, sono piu’ interessati a scommettere sul ribasso di un titolo, piuttosto che sul suo aumento. Ma se dispongono dei mezzi tecnici per giocare al ribasso, mancano invece della saggezza necessaria per farlo in maniera efficiente. Tutti sanno che una correzione avverra’, a un certo punto, ma solo pochi se ne accorgono in tempo utile. La maggioranza dei “day trader”, quindi, continua ad agire come se il mercato fosse destinato a salire.

Come risultato, alcuni osservatori sono giunti all’errata conclusione che gli investitori non stanno giocando al ribasso semplicemente perche’ non lo sanno fare. In realta’ i sistemi di copertura esistono, come gia’ detto. Il metodo piu’ comune per i ribassisti e’ infatti lo “short selling”, quando cioe’ un investitore prende a prestito un titolo dal broker e lo vende, con l’intenzione di riacquistarlo in seguito guadagnando sulla differenza di prezzo.

[questo modo molto speculativo di investire, comunemente chiamato “short selling” o “investire al ribasso”, in Italia non e’ ammesso – n.d.r].

Se durante questo periodo di tempo il titolo scende, l’investitore guadagna; se al contrario il prezzo sale, l’investitore dovra’ aggiungere la differenza di tasca sua.

Alla fine del 1999 e all’inizio di quest’anno il totale delle posizioni scoperte a breve e’ aumentato drammaticamente, indicando quindi che alcuni investitori stavano speculando sulla possibilita’ di una correzione.

Un altro semplice sistema per puntare sul declino dei prezzi, e’ l’opzione per l’acquirente di vendere un titolo ad un prezzo concordato, cosi’ da riservarsi una posizione favorevole in caso di correzione.

Ogni declino nel prezzo del titolo aumenta il valore dell’opzione e l’investitore puo’ scegliere se venderla a un prezzo superiore o attendere la scadenza per esercitare l’opzione. Piu’ il titolo scende al di sotto del prezzo del contratto, piu’ alto sara’ il guadagno dell’investitore, in quanto puo’ acquistare l’azione al prezzo di mercato e venderla al prezzo del contratto. Per chi punta al ribasso dell’intero mercato, esistono persino opzioni sugli indici principali.

Con entrambi questi metodi, pero’, ci sono delle limitazioni.

– Innanzitutto gli investitori devono avere un conto a margine, un conto che cioe’ permetta loro di prendere fondi a prestito dal broker per eseguire le transazioni.

– Le opzioni, poi, possono essere costose, non hanno un ampio mercato e non sono disponibili per tutti i titoli. Presentano tuttavia il vantaggio di comportare un limite alla perdita: il massimo che l’investitore puo’ perdere e’ il prezzo d’acquisto dell’opzione.

– Il prezzo della scommessa al ribasso si limita a coincidere con il costo di commissione per la transazione. Il volume della transazione inoltre viene a coincidere con quello relativo al titolo su cui si e’ scommesso. Ma in questo caso la perdita potenziale dell’investitore e’ illimitata.

L’assunzione di posizioni speculative, insieme alle complicazioni dello “short selling” e delle opzioni, possono comportare notevoli rischi, soprattutto per gli investitori meno sofisticati. Sono infatti strumenti orientati verso l’investimento a breve, mentre la maggioranza degli investitori sia individuali che istituzionali si pone degli obiettivi a lungo termine.

Gli strumenti per ripararsi contro le correzioni del mercato quindi esistono, ma la psicologia degli investitori e le filosofie d’investimento ne limitano l’utilizzo.

La ragione per cui i sistemi di copertura sono adottati da un gruppo ristretto di investitori non e’ da ricercarsi nella mancanza di accesso allo “short selling” o alle opzioni, ma nella decisione degli investitori stessi che non vogliono o non ritengono opportuno usarli.

Michael Burt e’ un economista canadese che ha ricevuto il suo master in finanza all’universita’ di Windsor, in Canada.