
Roma – Il volto anti-Bce e anti-Draghi per eccellenza e’ quello di Jens Weidmann, “numero 1” della Bundesbank. Ma il presidente della Banca centrale tedesca, dopo aver ricevuto ieri l’appoggio incondizionato dalla cancelliera Angela Merkel (leggere: Spaccatura Bce: Merkel e Bundesbank contro Draghi. No ai salvataggi di Italia e Spagna) non ci sta a essere percepito in Europa e in Germania ne’ come isolato ne’ come il più fermo oppositore di Mario Draghi.
E non perchè fa un passo indietro rispetto alle critiche che ha lanciato, con clamore. Weidmann sa di non essere l’unico ad avere riserve sulla nuova strategia dell’istituto di Francoforte, pensata per salvare paesi in difficolta’ come Italia e Spagna, attraverso l’acquisto dei rispetti titoli di Stato, BTP e Bonos.
“Faccio fatica a credere di essere l’unico ad avere il mal di pancia” sulla politica della Bce, ha affermato oggi Weidmann in una nuova intervista. L’opposizione alla politica “innovativa” di Draghi e della Bce come ente di salvataggio è ormai ampiamente diffusa in Germania, ed è penetrata in profondita’ nel partito di Angela Merkel, l’Unione cristiano-democratica.
Spiegel Online cita per esempio Volker Bouffier, orgoglioso nel definirsi l’ultimo vero conservatore del partito di centro destra. Governatore dello stato occidentale tedesco Hesse, dove si trova la capitale finanziaria Francoforte, Bouffier ne ha abbastanza, sia di Draghi, che dell’Italia.
“La Banca centrale europea non può diventare un’istituzione che interviene per salvare dai fallimenti i bilanci dei singoli governi, come quello dell’Italia – ha dichiarato – cio’ non fa parte del suo mandato”.
E non e’ finita qui. Alexander Dobrindt, politico senior della Germania, ha dichiarato che “Draghi rischia di essere ricordato nella storia come colui che ha contraffatto la moneta unica”. Dobrindt ha anche affermato, così come Weidmann, che la Grecia dovrebbe uscire dall’euro entro l’anno prossimo.
[ARTICLEIMAGE] Der Spiegel spiega i timori dei tedeschi: “Se le proposte di Draghi dovessero prevalere, i banchieri centrali dell’Europa potrebbero perdere il controllo, nel medio termine, sull’offerta di moneta, fattore che a sua volta potrebbe scatenare una forte inflazione”.
Inoltre, “i governi sud-europei potrebbero fraintendere l’azione della Bce e interpretarla alla stregua di un segnale, che potrebbe indurli a ritenere che alla fine otterrebbero comunque aiuti a basso costo, senza dare il via ad alcuna seria riforma”. Senza dimenticare che “i contribuenti tedeschi dovrebbero accollarsi rischi valutati miliardi di euro senza avere alcuna voce in capitolo”.
La battaglia sul futuro dell’euro tra Nord e Sud d’Europa, e tra rigoristi e soft, continua.