Mercati

Nomura: indice S&P500 potrebbe calare -40% nel giro di 1-2 anni

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New York – L’anarchia monetaria della banche centrali di Stati Uniti ed Europa continua a drogare i mercati. Tali politiche stanno gettando i semi dei prossimi malesseri in cui verseranno non solo i mercati, ma anche l’economia reale.

Bob Janjuah, strategist di Nomura, ha un’opinione pessimista sul lungo termine per l’azionario, in particolare quello statunitense, per cui vede un calo di oltre il 40% in area 800 punti per l’indice allargato S&P 500 nel giro di uno-due anni. Al momento il paniere azionario scambia a quota 1.375,50.

Prima che il mercato viva un nuovo ciclo rialzista pluridecennale, tra 12-24 mesi, la flessione progressiva dell’appetito per il rischio spingera’ il rapporto tra Dow Jones e oro alla parita’ (al momento le blue chip americane valgono otto volte i prezzi del metallo prezioso) in ribasso da un massimo assoluto di 45 toccato nel 1999.

A breve termine, sempre secondo il report di Nomura, sono invece otto i fattori piu’ tangibili da tenere d’occhio:

1) Gli elementi meteorologici estremamente positivi hanno alimentato artificialmente i dati macro uso negli ultimi 3-4 mesi conclusisi alla fine di marzo. Ora la festa e’ finita e nei prossimi 3-4 mesi vedremo un calo fisiologico. Entro l’inizio del terzo trimestre i tori scuoteranno la testa e dovranno ricredersi. Nel 2012 nel complesso la crescita degli Stati Uniti, la maggiore economia al mondo, sara’ dell’ordine dell’1,5-2,5%.

2) I consumatori americani sono ancora in una posizione debole e vulnerabile. Il tasso dei risparmi sta scendendo su livelli preoccupantemente bassi, i prezzi dlle case sono in una fase discendente, ma il mercato del lavoro sta tornando a incontrare un momento difficile e i prezzi del carburante sono in rialzo di quasi il 20% dai minimi di dicembre. E la loro corsa non da’ segni di rallentamento.

3) La stagione delle trimestrali, che comincia questa settimana, sara’ nel migliore dei casi mediocre. Il trend in fase calante proseguira’ e la debolezza e’ particolarmente significativa se si esclude una manciata di societa’, di cui molte – se si esclude Apple – sono poco rilevanti per l’economia nel suo complesso.

4) Ora che si puo’ ragionare con piu’ tranquillita’ sulla crisi sistemica nell’area euro appena scampata, e’ chiaro a tutti che se da un lato si e’ evitato un collasso successivo a un periodo di ripresa post crisi subprime, allo stesso tempo il mondo e’ destinato ad attraversare un lungo periodo – forse della durata di 3-5 anni – di crescita timida. Se tutto va per il meglio il contributo dell’area euro sara’ pari a zero e non negativo. Se la Spagna diventa il nuovo caso Grecia, allora il quadro generale sara’ radicalmente peggiore.

5) Non e’ piu’ un segreto che la Cina sta per “scendere coi piedi per terra” dopo la crescita boom degli ultimi anni. Le politiche di allentamento monetario, inoltre, sono indietro rispetto alle attese dei mercati. Da un tasso di +10%, il Pil e’ destinato a crescre di circa il 7% quest’anno e del 5% nei prossimi 3-5 anni. Nessuno poi tiene sufficientemente conto dei problemi demografici del paese, dello stato di salute dei bilanci dei gruppi finanziari cinesi e dei livelli di indebitamento sottostante che esistono nell’economia del Dragone.

6) Nel prossimo trimestre o due, difficilmente la Bce potra’ garantire nuove iniezioni di liquidita’ – a meno che non vi sia un’improvvisa implosione della Spagna. In Usa, poi, quest’anno non vedremo nuove misure straordinarie di allentamento monetario come molti sperano. Perche’? Per il semplice fatto che un’operazione di questo tipo non farebbe che spingere ulteriormente al rialzo i prezzi energetici, probabilmente di un altro +20%. E questa e’ l’ultima cosa di cui gli Stati Uniti hanno bisogno. Frenerebbe la crescita e garantirebbe la sconfitta di Obama alle prossime elezioni presidenziali di novembre. Non e’ il risultato che vuole ottenere Bernanke.
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Al massimo, verso giugno o luglio, vedremo un’altra tornata di “Operation TWIST” da parte del comitato di politica monetaria della Federal Reserve. Si tratta di una misura che, giocando sulle scadenze del portafoglio obbligazionario della banca centrale, ha l’obiettivo di abbassare i tassi di interesse a lungo termine per aiutare un’economia ancora asfittica.

7) Nelle prossime settimane, per via delle nuove metodologie di giudizio adottate, le agenzie di rating potrebbero declassare il settore bancario mondiale. I mercati sembrano troppo compiacenti su una questione delicata come questa.

8) Infine, per quanto riguarda la crisi nucleare iraniana, non si dovrebbe verificare alcun conflitto internazionale.