Piazza Affari ha chiuso sui minimi una seduta schizofrenica. Dopo un’apertura in rialzo la giornata ha subito una brusca virata in negativo. Alle 11:00, infatti, il colosso finlandese dei telefoni cellulari ha lanciato un allarme vendite sui telefonini per il 2002.
I titoli del settore tech hanno subito un pesante tonfo e hanno trascinato Piazza Affari e il Vecchio Continente al ribasso. Intorno a metà giornata il listino ha toccato i minimi della giornata, e si è fermata ad aspettare l’apertura di Wall Street.
Il mercato americano non ha dato la spinta sufficiente al mercato italiano per ripartire, deluso dal superindice economico in marzo, risultato leggermente al di sotto delle aspettative.
Oggi nelle sale operative si è discusso anche della proposta di legge per un ritorno dell’energia nucleare come fonte di approvvigionamento energetico e del problema della trasparenza lanciato da Assogestioni.
Il Mibtel è sceso a 23.954 punti (-0,49%)
Il Mib30 si è fermato a 33.030 punti (-0,53%).
Il Midex ha perso lo 0,57% a 29.752 punti.
Il Numtel ha chiuso a 2.184 punti (-1,67%).
Stmicroelectronics, il titolo tech per eccellenza, ha chiuso in forte calo, lasciando sul terreno parte dei cospicui guadagni incassati nella seduta di ieri e confermandosi uno dei peggiori titoli della giornata. Ha perso terreno anche la controllante Finmeccanica.
Chiusura con il segno rosso anche per telefonici. I peggiori sono stati i titoli delle holding di controllo della galassia di Marco Tronchetti Provera. Unica nota in controtendenza il recupero di Seat Pagine Gialle: il titolo ha tratto giovamento dalle dichiarazioni dell’amministratore delegato Paolo Dal Pino, che ha confermato l’intenzione di raggiungere il break even operativo nel 2002.
Bene il comparto bancario, con Banca di Roma, Bipop Carire e IntesaBci su tutti. Il mercato punta con forza all’alleanza tra le prime due banche.
Bene anche Eni, in denaro grazie alla crescita del prezzo del petrolio.
Segno meno invece per Enel: il titolo ha risentito della decisione della commissione Attività produttive della Camera di fissare un tetto del 50% alla potenza nominale installata di energia elettrica. In questo modo il colosso energetico dovrà vendere un’altra centrale per la produzione di energia elettrica (Genco).
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