Società

“Noi, ticinesi, siamo riusciti a lavorare in Italia”

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LUGANO (WSI) – Non dovrebbe essere una notizia da prima pagina, ma vista la scarsa reciprocità degli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione Europea, lo diventa. Oggi il Giornale del Popolo apre in prima pagina parlando di “miracolo”. Più precisamente il titolo principale è “A una ditta ticinese riesce il miracolo”.

Qual è la mirabolante impresa compiuta da questa ditta? Quella di essersi aggiudicata un appalto nella vicina Penisola, più precisamente i lavori di sistemazione della casa di Cannobio di un cittadino germanico. Lavori che dovrebbero durare un paio di mesi.

“Mi chiamano in molti per sapere come ho fatto a superare tutte le difficoltà burocratiche legate all’assunzione di una commessa in Italia” ha spiegato al giornale Ivo Betrisey, titolare della fortunata ditta, domiciliata a Russo ma con sede operativa a Gordola. “Posso dire di essere stato anche fortunato perché la proposta di affidare il lavoro alla nostra ditta è stata fatta dall’architetto Paolo Galliciotti di Tenero, che ha progettato la sistemazione della casa su incarico del proprietario germanico.”

Il proprietario, infatti, era disposto a spendere qualcosina in più pur di assicurarsi la massima qualità dell’isolamento termico. Per cui, basandosi sull’esperienza della ditta Laube, già attiva all’estero, il figlio di Ivo Bertisey, Michel, ha espletato tutto l’iter burocratico. C’è voluto un mese, ma ce l’ha fatta.

“All’inizio eravamo un po’ perplessi sulla possibilità di riuscire ad assumere il lavoro” ha affermato Michel Bertisey. “Poi abbiamo avviato tutte le pratiche affrontando singolarmente i vari settori. Ci sono da assolvere le norme doganali per trasferire in Italia il materiale necessario per il lavoro ed i relativi attrezzi. Bisogna presentare un elenco dettagliato sia in entrata in Italia che al rientro in Svizzera. Inoltre tutti gli operai devono essere sottoposti a visita medica per assicurarne l’idoneità. La visita avviene in Ticino ed è anche necessario garantire gli attestati relativi alla sicurezza, documentati dai corsi della Suva. Il tutto controllato da un ingegnere dell’ufficio del lavoro italiano.”

Poi c’è il problema legato all’Iva. “Noi versiamo l’8% vigente in Svizzera, mentre la differenza per arrivare al 21% praticato in Italia è a carico del committente.”

Insomma, non è stato facile e non sarà facile nemmeno durante i due mesi previsti di lavoro. Ma Bertisey non teme le difficoltà. Non per niente il suo motto è “provando e riprovando”. (Ticino News)