
NEW YORK (WSI) – Amnesty International accusa l’esercito nigeriano di atrocità nella lotta contro la setta jihadista Boko Haram. In un video si vedono soldati che tagliano la gola a presunti attivisti, gettandoli poi in una fossa comune.
Immagini filmate, fotografie e testimonianze terribili raccolte da Amnesty International durante una recente missione nello stato di Borno costituiscono nuove prove dei crimini di guerra – tra cui esecuzioni extragiudiziali e altre gravi violazioni dei diritti umani – commesse dall’esercito durante i combattimenti sempre più violenti in corso nel nord-est della Nigeria contro Boko Haram e altri gruppi armati.
Le prove raccolte da Amnesty International comprendono immagini di detenuti sgozzati uno a uno e poi gettati in fosse comuni da uomini che paiono appartenere all’esercito nigeriano e alla Task force civile congiunta (Cjtf), una milizia armata dallo stato. Le prove raccontano inoltre le conseguenze di un attacco di Boko Haram in un villaggio, durante il quale furono uccise circa 100 persone e furono distrutte o gravemente danneggiate case e altre strutture.
“Le prove che abbiamo raccolto costituiscono un’ulteriore conferma degli agghiaccianti crimini cui si lasciano andare tutte le parti in conflitto. I nigeriani meritano di meglio. Cosa si può dire quando dei soldati commettono azioni che lasciano senza parole e le registrano in un filmato?” – ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.
“Queste non sono le immagini che ci aspettiamo da un governo che pretende di avere un ruolo guida in Africa. Queste prove terribili sono rafforzate dalle numerose testimonianze che abbiamo raccolto, che lasciano intendere che l’esercito e la Cjtf compiano regolarmente esecuzioni extragiudiziali.
Dall’inizio dell’anno, oltre 4000 persone sono state uccise nel corso del conflitto tra l’esercito nigeriano e Boko Haram, tra cui oltre 600 vittime di esecuzioni extragiudiziali seguite all’attacco alla base militare di Giwa, a Maiduguri, il 14 marzo.
Negli ultimi mesi, il conflitto si è intensificato, estendendosi a città e villaggi della Nigeria nordorientale che ora si trovano sulla linea del fronte. A giugno, Damboa (stato di Borno) è diventata la prima città a finire sotto il controllo di Boko Haram da quando il presidente Jonathan Goodluck, nel maggio 2013, ha dichiarato lo stato d’emergenza.
La mano dura dell’esercito ha prodotto drammatiche conseguenze anche nello stato di Kaduna. A luglio, 12 appartenenti a una setta a maggioranza sciita diretta dallo sceicco El Zakzaky sono stati uccisi dopo essere stati arrestati per aver preso a una protesta pacifica, nella quale erano stati già uccisi 21 manifestanti, tra cui due bambini, quando l’esercito ha aperto il fuoco sulla folla.
Amnesty International chiede alle autorità nigeriane di assicurare che l’esercito cessi di violare il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale umanitario. Tutte le denunce di esecuzioni extragiudiziali e di altri crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani devono essere indagate immediatamente, in modo approfondito, indipendente e imparziale e i responsabili, lungo tutta la catena di comando, devono essere portati di fronte alla giustizia.
“Boko Haram e altri gruppi armati sono responsabili di un notevole numero di crimini atroci, come il rapimento delle studentesse di Chibok oltre tre mesi fa. Ma si presume che il ruolo dell’esercito sia quello di proteggere la popolazione, non di commettere ulteriori abusi. Lo stato d’emergenza non deve generare uno stato di assenza della legge. Purtroppo le stesse comunità sono terrorizzate sia da Boko Haram che dall’esercito nigeriano” – ha concluso Shetty.
Orrende esecuzioni extragiudiziali
Le immagini ottenute da Amnesty International comprendono un terribile episodio accaduto nei pressi di Maiduguri, la capitale dello stato di Borno, il 14 marzo 2014. Mostra uomini che paiono appartenere all’esercito e alla Cjtf tagliare la gola con un coltello a una serie di detenuti, prima di gettarli in una fossa.
Il video mostra 16 giovani seduti allineati l’uno affianco all’altro. Vengono chiamati, uno per uno, fatti inginocchiare e di fronte alla fossa. Cinque vengono sgozzati. Le immagini non mostrano cosa sia accaduto agli altri, ma secondo testimonianze oculari, altri nove hanno subito la stessa sorte e gli ultimi rimasti sono stati fucilati.
Ulteriori immagini girate prima delle esecuzioni mostrano alcuni dei responsabili e due detenuti che scavano una fossa sotto la minaccia delle armi. A uno di loro viene ordinato di sdraiarsi, mani e piedi bloccati da uomini che sembrano membri della Cjtf. Colui che appare il comandante mette il suo piede destro sull’uomo a terra, prende il coltello, lo bacia e urla “Die hard Commando” per poi tagliare la gola all’uomo. Gli altri intorno urlano “Si, capo, uccidilo!”
Amnesty International ha parlato con numerose fonti militari che, in modo indipendente l’una dall’altra, hanno confermato che gli uomini armati ripresi nel video facevano parte dell’esercito; secondo due fonti credibili, avrebbero potuto appartenere al Battaglione 81, di stanza nello stato di Borno.
Nel video non compaiono edifici, strade o altre infrastrutture ma il rumore di sottofondo indica che la scena si svolge nei pressi di una strada. Diversi uomini armati indossano uniformi militari. Su una compare la scritta “Borno State Operation Flush” mentre su un fucile è chiaramente leggibile la matricola 81BN/SP/407. Secondo fonti militari, quel fucile appartiene all’unità d’appoggio del Battaglione 81.
Ulteriori testimoni hanno confermato ad Amnesty International che il video è stato girato il 14 marzo 2014, il giorno in cui Boko Haram ha attaccato la base militare di Giwa, al cui interno opera un centro di detenzione. Boko Haram ha liberato i suoi uomini e ha detto agli altri detenuti di aggiungersi alle sue fila o tornarsene a casa. Dopo che Boko Haram ha lasciato la città, oltre 600 persone – per lo più evase e nuovamente catturate – sono state vittime di esecuzioni extragiudiziali in vari luoghi intorno a Maiduguri.
I detenuti ripresi nel video erano stati riarrestati dalla Cjtf a Giddari Polo, nei pressi della base militare di Giwa. Altre fonti hanno confermato che altri evasi sono stati consegnati ai militari e fucilati. I militari hanno preso i detenuti morti e altri ancora vivi e li hanno portati in una località all’esterno di Maiduguri, nei pressi di Giddari, dove sono avvenute le esecuzioni riprese dalla videocamera.
Sempre nel marzo 2014, sulla sola base delle testimonianze ricevute e ancora in assenza d’immagini, Amnesty International aveva già denunciato l’episodio alle autorità nigeriane, chiedendo un’indagine indipendente. Il procuratore generale federale e il ministro della Giustizia avevano risposto dichiarando che il governo aveva istituito una commissione d’inchiesta, sui cui lavori o sulle cui conclusioni non vi è più stata alcuna informazione. Il capo di stato maggiore della Difesa e il ministro degli Affari esteri hanno negato qualsiasi coinvolgimento dell’esercito.