12:42 mercoledì 20 Aprile 2022

Twitter, Elon Musk a caccia di finanziamenti per la conquista del social network. Il fondo Apollo ci sta

Essendo secondo la classifica di Forbes l’uomo più ricco del mondo, Elon Musk non dovrebbe avere problemi, almeno di soldi, a conquistare Twitter. Il tycoon di Tesla, colosso produttore di auto elettriche, varrebbe la cifra astronomica di 270 miliardi di dollari: quei $43 miliardi che ha offerto in contanti per acquistare la piattaforma di microblogging, non gli dovrebbero mancare. E infatti il New York Post riporta la notizia relativa all’intenzione dell’eclettico manager di mettere di tasca sua un ammontare compreso tra $10 e $15 miliardi per accaparrare la preda che ha puntato. Allo stesso tempo, sempre il tabloid newyorchese riporta che Elon Musk sta contattando diversi attori del mondo dell’alta finanza, per finanziare l’acquisto del gruppo. Alcune fonti hanno riferito per esempio al Post che una somma di 20 miliardi di dollari potrebbe arrivare da co-investitori, che finanzierebbero l’Opa ostile; da altri rumor è emerso inoltre che la tender offer dovrebbe essere lanciata nell’arco dei prossimi 10 giorni e che, a tal fine, il ceo del gigante EV, avrebbe già contattato Morgan Stanley per raccogliere una somma aggiuntiva di $10 miliardi in debiti, attraverso una operazione tradizionale di leverage buyout.

Da altre indiscrezioni riportate da Bloomberg e dal Wall Street Journal è emerso inoltre che il fondo Apollo Global Management – tra i colossi di private equity più grandi di Wall Street – si sarebbe mostrato già interessato a farsi coinvolgere da Musk nella partita per la conquista del social media, sia attraverso un finanziamento in equity che con il ricorso all’indebitamento. Dal canto suo, nel fine settimana Elon Musk ha pubblicato un post criptico su Twitter, citando la canzone del 1956 di Elvis Presley “Love Me Tender”.

Su una cosa sembrano essere tutti d’accordo: per Musk non sarà facile trovare finanziatori potenziali disposti ad aiutarlo.

Fonti interpellate dal New York Post confermano che, a fronte dell’interesse degli stessi investitori che hanno deciso di scommettere sulle sue precedenti creazioni, come Tesla e SpaceX, diversi gruppi di private equity preferiscono rimanere lontani da eventuali controversie politiche che potrebbero scatenarsi con Musk proprietario di Twitter.

Più in generale, ha spiegato una fonte, il timore è non avere la capacità o semplicemente la pazienza di avere a che fare con il manager, sempre sotto i riflettori con la gaffe di turno o con dichiarazioni spesso imbarazzanti o provocatorie.

C’è da dire che prima che si diffondesse la notizia dell’acquisto di una partecipazione pari al 9,2% del capitale di Twitter, lo scorso 4 aprile, Musk aveva postato tweet contenenti diverse idee sul futuro del social media, tra cui quella di trasformare il quartiere generale del gruppo in un rifugio per i senzatetto; in un altro post aveva scritto invece che era probabile che Twitter “stesse morendo”, e un altro ancora aveva anche suggerito alla società di troncare con l’attuale modello di business, che si basa sulla vendita di spazi pubblicitari.

La sua ossessione è stata però sempre quella della libertà di parola. Ma quale?

Utente molto attivo su Twitter con più di 80 milioni di follower sulla piattaforma, Elon Musk aveva affermato il 25 marzo che era sconvolto dall’approccio alla libertà di parola di Twitter. In un sondaggio lanciato proprio su Twitter il ceo di Tesla aveva posto la seguente: “La libertà di parola è essenziale per una democrazia che funzioni. Credi che Twitter aderisca rigorosamente a questo principio?”. “Le conseguenze di questo sondaggio saranno importanti. Per favore votate con attenzione”, aveva aggiunto Musk. Oltre il 70% degli oltre due milioni di votanti al sondaggio aveva risposto con un ‘No’, fattore che aveva portato il manager a rincarare la dose, domandando e domandandosi se non ci fosse “dunque bisogno di un nuovo social media”. Di libertà di parola Musk è tornato a parlare anche nella missiva con cui la scorsa settimana ha scoperto le sue carte, lanciando un’Opa su Twitter con l’intenzione di ritirare la piattaforma dal mercato.

“Ho investito in Twitter in quanto credo nel suo potenziale di essere una piattaforma per la libertà di parola per il mondo intero, e credo che la libertà di parola sia un imperativo sociale per il funzionamento della democrazia. Tuttavia, da quando ho effettuato il mio investimento ho capito che la società, così come è, non prospera e neanche è al servizio della libertà di parola. Twitter ha bisogno di essere trasformata in una società privata” (dunque non quotata)”, si legge nella lettera inviata al presidente di Twitter, Bret Taylor, con cui ha ufficializzato l’Opa ostile su Twitter del valore complessivo di $43 miliardi, o di $54,20 per azione. Il punto è che il messaggio inviato al cda, ovvero quello secondo cui il social network “ha il potenziale di diventare la piattaforma per la libertà di parola in tutto il mondo” ha scatenato speculazioni sulla possibilità che Elon Musk, nel caso in cui riuscisse nella sua impresa, riattivi tra gli altri l’account di Twitter dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che venne chiuso a seguito dell’attacco al Congresso del 6 gennaio del 2021. D’altronde, dopo la notizia relativa all’acquisizione della quota del 9,2% in Twitter, una richiesta per riammettere Trump nel social era stata esplicitamente presentata da Marjorie Taylor Greene, conosciuta anche con le iniziali MTG, deputata per il distretto della Georgia dal 2021, nota per le sue teorie cospirazioniste. “Il nuovo azionista di maggioranza (di Twitter) restituirà a Twitter la libertà di parola?”, aveva commentato Taylor Greene.

Oltre all’ostacolo credibilità di Twitter a rischio con Trump, alcuni gruppi di private equity sarebbero anche scettici su quell’offerta da $43 miliardi lanciata da Musk: riflette davvero il valore del social? Per alcuni quella somma sarebbe eccessiva, nonostante la decisione del cda, lo scorso venerdì, di blindare Twitter con una poison pill, impedendo a Musk di acquistare una quota del capitale superiore al 15%. “Molti gruppi di private equity stanno facendo fatica con la valutazione (da assegnare al gruppo) – ha detto una fonte al New York Post – E questo perchè (Twitter) non sta crescendo allo stesso ritmo di Instagram (che fa capo così come Facebook a Meta) o di TikTok”.

 

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