11:22 venerdì 15 Luglio 2022

Euro e la parità sul dollaro: scenario, cause e conseguenze (anche per l’Italia) della discesa della valuta unica    

 

La notizia ha riempito le pagine dei quotidiani economici e non. Nei giorni scorsi l’euro è scivolato sotto la parità con il dollaro per la prima volta da novembre 2002. La moneta unica ha ora lo stesso valore di biglietto verde per la prima volta da vent’anni. Diversi i fattori che hanno contribuito alla debolezza della valuta unica, e che si chiamano rialzo dei prezzi delle materie prime, crisi energetica (gas e petrolio su tutti) e timori di una recessione.

“La guerra in Ucraina potrebbe portare a gravi carenze energetiche il prossimo inverno, penalizzando le prospettive di crescita economica della regione ed innescando un’ulteriore debolezza dell’euro. Di conseguenza, la pressione inflazionistica aumenta nell’eurozona e lascia la Bce in una situazione sempre più difficile – sottolinea Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades -. La Banca centrale europea sa che qualsiasi azione per frenare l’inflazione andrebbe a danneggiare l’economia, ma la mancanza di azione renderebbe l’euro ancora più debole. Questi sono dunque tempi duri per la moneta unica”.

Bce, aumentano pressioni per un rialzo di 50pb a luglio

In settimana anche Francois Villeroy de Galhau, presidente della Banca di Francia ed esponente del Consiglio direttivo della Bce, in un’intervista rilasciata alla radio France Info, ha commentato il recente tonfo dell’euro, scontando i timori per l’arrivo di una recessione in Eurozona. “Si tratta di una buona notizia per l’attività (economica), visto che è qualcosa che sostiene le aziende esportatrici, ma sfortunatamente è un fattore che alza un po’ le pressioni inflazionistiche. Noi non determiniamo il tasso di cambio, ma lo monitoriamo, perchè conta per l’inflazione”, chiarisce il banchiere francese.

La Bce, che tornerà a riunirsi il prossimo 21 luglio, e come è noto dovrebbe iniziare ad aumentare i tassi. Da inizio anno l’euro è crollato di quasi il 12% rispetto al dollaro, e proprio per sostenere la valuta unica, l’istituto centrale di Francoforte potrebbe segnalare una mossa più aggressiva, come un aumento dei 50 punti base.

Secondo alcuni analisti lo scivolone dell’euro è destinato a proseguire. Ad esempio, gli esperti forex di Nomura hanno un obiettivo di breve termine di 0,95$. In particolare, gli analisti affermano che fino a quando le prospettive economiche non miglioreranno, l’euro rimarrà in una fase di debolezza. Inoltre, come mette in luce Robbie Boukhoufane, fixed income portfolio manager di Schroders, la maggior parte delle banche centrali si sta spostando rapidamente verso tassi neutri per contenere l’inflazione. Ma la Fed si sta muovendo molto più velocemente della Banca Centrale Europea, il che ha portato a un differenziale dei tassi di interesse del 3% circa, sulla base degli attuali tassi di mercato. Questo vantaggio di rendimento del 3% a favore del dollaro Usa, spiega l’esperto, induce gli investitori a parcheggiare la liquidità in dollari, soprattutto in un mondo caratterizzato da una forte incertezza economica e geopolitica.

Il caso Italia, un ulteriore rischio per l’euro?

Lo scenario incerto italiano, con la crisi di Governo in atto potrebbe rappresentare un altro rischio ribassista per l’euro. “Le notizie preoccupanti provenienti dall’Italia potrebbero aver aiutato il cambio EUR/USD a rompere in modo più deciso la soglia della parità”, affermano gli esperti di ING secondo i quali sia ancora principalmente il quadro macroeconomico (prospettive cupe per l’eurozona) e politico (repricing della Fed più alto) a tenere la coppia sotto pressione.

Alcuni riflessi sull’Italia: ecco gli ambiti più colpiti

La debolezza dell’euro favorisce le industrie esportatrici italiane. Di fatto, è possibile esportare negli Stati Uniti a prezzi inferiori e realizzare maggiori profitti. I riflessi si stanno vedendo nel mondo dell’agroalimentare, come ha messo in evidenza Coldiretti.

“Sotto la spinta dell’euro debole con un balzo del 19% è record storico per le esportazioni agroalimentari Made in Italy nel 2022, con oltre un terzo del valore che viene realizzato fuori dai confini dall’Unione Europea. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli effetti dell’andamento dell’euro ai minimi da 20 anni sul dollaro, sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi al primo quadrimestre dell’anno – sottolineano da Coldiretti -. Nonostante i mesi di guerra le esportazioni alimentari nazionali sono addirittura in aumento sul record annuale di 52 miliardi fatto registrare nel 2021 con i Paesi fuori dall’area Euro che – sottolinea la Coldiretti – fanno segnare le migliori performance, anche se a preoccupare è l’aumento esplosivo dei costi di produzione determinati dai rincari per l’import energetico”.

Per quanto riguarda le imprese, c’è un altro aspetto (questa volta negativo) da considerare. Ovvero la corsa delle materie prime (scambiate in dollari) ha rappresentato un ulteriore sostegno al biglietto verde.

 

 

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