08:25 giovedì 14 Aprile 2022

Borsa Tokyo in rialzo di oltre +1%, Seoul sconta tassi più alti. Futures Usa su: le Big Banks che oggi annunceranno le trimestrali

Borse asiatiche in rialzo: nel Bce-Day, si guarda alle mosse di altre anche banche centrali, come quella della Corea del Sud, che ha sorpreso i mercati con un rialzo dei tassi di 25 punti base, all’1,5%. Gli economisti avevano previsto un nulla di fatto. I tassi sono stati portati al valore più alto dall’agosto del 2019.

Intervento anche da parte dell’Autorità monetaria di Singapore, che ha annunciato la sua terza stretta negli ultimi sei mesi. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo segna un rialzo superiore +1%; Shanghai +1,55%, Hong Kong +0,83%, Sidney +0,50%, mentre la borsa di Seoul sconta la stretta monetaria della banca centrale riportando un performance prticmente invariata.

Futures Usa in rialzo, confermano il trend positivo di Wall Street. I futures sul Dow Jones salgono dello 0,19%, così come quelli sullo S&P 500, mentre i futures sul Nasdaq segnano un rialzo dello 0,32%. Ieri il Dow Jones è salito di oltre 300 punti, o dell’1%, mentre lo S&P 500 e il Nasdaq Composite sono avanzati rispettivamente dell’1% e del 2%, interrompendo la scia negativa che andava avanti da tre giorni.

I buy hanno prevalso anche dopo la pubblicazione del dato relativo all’inflazione Usa dell’indice dei prezzi alla produzione.

Il PPI è balzato a marzo dell’11,2%, al ritmo record da quando il governo americano ha iniziato a diffondere l’indice, ovvero dal novembre del 2010. Su base mensile l’inflazione è cresciuta dell’1,4%, oltre il +1,1% stimato.

L’inflazione core – ex prezzi dei beni energetici ed alimentari – è aumentata al ritmo annuo del 9,2%, molto oltre il +8,4% previsto dagli economisti. Su base mensile il PPI core è salito dell’1%, più del +0,5% stimato.

Il giorno prima era stato diffuso l’indice dei prezzi al consumo (CPI), sempre di marzo, che aveva confermato l’impennata dell’inflazione più alta dal dicembre del 1981.
L’indice dei prezzi al consumo è salito su base annua dell’8,5% su base annua.

Il dato ha confermato l’accelerazione delle pressioni inflazionistiche, rispetto al +7,9% di febbraio e a un tasso superiore al +8,4% su base annua atteso dal consensus degli economisti.

La componente core dell’indice dei prezzi al consumo è salita su base annua del 6,5%, rispetto al 6,4% di febbraio, ma a un ritmo inferiore rispetto al +6,6% stimato dagli analisti.

Il rally della vigilia non riesce a risparmiare a Wall Street un bilancio settimanale negativo, sebbene i cali non siano importanti: il Dow Jones e il Nasdaq si apprestano a chiudere la settimana in flessione di oltre lo 0,4%, mentre lo S&P 500 ha ceduto nelle ultime sessione appena lo 0,1%. Pesano l’ansia di una Fed più aggressiva sul fronte dei tassi e le preoccupazioni per l’evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina.

Oggi attesa una carrellata di trimestrali dai grandi nomi della finanza: dopo JP Morgan, che ha diffuso i risultati di bilancio nella giornata di ieri, toccherà a partire dalle 13 ora italiana a Wells Fargo, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citigroup.

Ieri JP Morgan, banca numero uno degli Stati Uniti per valore degli asset, ha annunciato che, nei primi tre mesi del 2022, l’eps è calato in modo significativo a un ritmo anche più forte di quanto previsto dal consensus, scendendo a $2,63 rispetto ai $4,50 del primo trimestre del 2021, e al di sotto dei $2,72 per azione stimati dagli economisti.

Anche il fatturato è sceso, attestandosi a $30,717 miliardi, pressocché in linea con le stime del consensus pari a $30,59 miliardi, rispetto ai $32,27 miliardi del primo trimestre dell’anno scorso.

“Rimaniamo ottimisti sull’economia, almeno nel breve termine. I bilanci delle famiglie e delle aziende così come le spese per consumi rimangono in buone condizioni di salute. Ma intravediamo diverse sfide dal fronte economico e geopolitico, a causa dell’elevata inflazione, dei problemi delle catene di approviggionamento e della guerra in Ucraina”, ha commentato il ceo Jamie Dimon.

La banca ha annunciato un onere di $902 milioni dovuto agli accantonamenti effettuati in vista delle possibili eventuali perdite sui crediti.

Nel complesso JP Morgan è stata costretta a ad accantonare quasi $1,5 miliardi tra asset legati alla Russia e asset che hanno sofferto le conseguenze di una inflazione più elevata.

Oggi è il BCE-Day: gli economisti di Goldman Sachs hanno confermato la loro fiducia nella moneta unica, prevedendo una prima stretta monetaria nel settembre di quest’anno.

“Continuiamo ad anticipare l’apprezzamento dell’euro nel corso dell’anno: la Bce è pronta ad alzare i tassi (i nostri economisti prevedono ora una prima stretta a settembre, per combattere l’inflazione) e l’adozione di misure fiscali così come qualsiasi eventuale intervento ‘quasi fiscale’ della banca centrale dovrebbero aiutare a smorzare gli effetti (del rialzo dei tassi) sull’economia e sui mercati”. Goldman ricorda che “Bloomberg ha riportato l’8 aprile scorso indiscrezioni secondo cui la Bce starebbe sviluppando un nuovo strumento per sostenere i debiti sovrani nel caso in cui dovessero andare sotto stress”.

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