11:22 giovedì 26 Maggio 2022

Banca centrale russa lancia nuovo maxi bazooka anti-recessione. E a dispetto sanzioni cita minori rischi su stabilità finanziaria

Russia: l’inflazione si sta sfiammando, il rublo si sta rafforazando. E così, al termine di una riunione straordinaria, la Banca centrale russa annuncia un nuovo maxi-taglio dei tassi di 300 punti base, il secondo consecutivo dal mese di aprile, che porta i tassi principali di riferimento a scendere dal 14% all’11%. La mossa della governatrice della banca centrale Elvira Nabiullina va interpretata come l’ennesimo aiuto a un’economia che, colpita dalle sanzioni internazionali, isolata dal mondo, è destinata al collasso. Il numero uno dell’IIF Robin Brooks paventa un tonfo del Pil pari a -30% entrro la fine del 2022.

Nabiullina & Co sono state così costrette a correre ai ripari, ed evidentemente il margine necessario a un ennesimo taglio dei tassi lo hanno trovato, visto che l’istituzione ha motivato la mossa proprio con l’indebolimento della crescita dell’inflazione e con il rublo più forte.

Ma anche il Cremlino è in prima linea per blindare in qualche modo l’economia (e anche il consenso) del paese, visto che proprio ieri, il presidente Vladimir Putin ha annunciato di star prendendo in considerazione l’opzione di aumentare il salario minimo e le pensioni del 10%, stando a quanto riporta Reuters.

Putin ha negato che tutti i problemi economici dellla Russia siano legati alla guerra in Ucraina, che continua a definire operazione militare speciale. Detto questo, l’inflazione starà pure rallentando il passo, ma continua ad inanellare ritmi di crescita storici. Sempre Reuters riporta che, nel mese di aprile, il balzo è stato del 17,8% su base annua.

Per fare un paragone, il tasso di inflazione Usa si è attestato all’8,3% ad aprile, nei pressi dei massimi degli ultimi 40 anni, ma a livelli significativamente più bassi di quelli della Russia. Tornando all’ennesimo bazooka monetario anti-recessione lanciato dalla Banca centrale russa, tutti i 23 economisti intervistati da Bloomberg avevano previsto una riduazione, comunque inferiore, pari a un taglio di 200 punti base. Nabiullina non ha alcuna intenazione di fermarsi azqui visto che, nel comunicato che ha accompagnato la decisione sui tassi, si legge che la banca “lascia la porta aperta alla prospettiva di ridurre i tassi nei prossimi meeting”. Nel comunicato si legge anche che “le condiazioni esterne per l’economia russa rimangono sfidanti, ostacolando in modo considerevole l’attività economica”. Tuttavia, “i rischi sulla stabilità finanaziaria si sono in azqualche modo ridotti, consentendo di allentare alcune misure di controlli sui capitali”. Di fatto, nelle ultime sessioni si è parlato della forza del rublo nonostante l’allentamento dei controlli sui capitali. La moneta russa è balzata fino al record dal marzo del 2018, nonostante il suo status ‘paria’, uguale a quello di qualsiasi altro asset finanziario made in Russia: è vero che la sua solidità si spiega soprattutto con le mosse che i controlli sui capitali imposti nel paese. Ma è pur vero che, con tanto di sanzioni, la moneta ha mostrato una solidità tale da segnare un rally del 30% dall’iniazio dell’anno.

L’altro motivo, o IL motivo, che spiega la sua forza è l’enorme surplus della bilancia commerciale della Russia. Enorme surplus che si spiega proprio con il fatto che Mosca continua comunue a esportare gas e petrolio russi nel mondo e nella stessa Europa che sforna nuove misure punitive.

E’ stata la stessa banca centrale della Russia  a rendere noto che, nel periodo compreso tra gennaio e aprile del 2022, il surplus delle partire correnti è volato a $95,8 miliardi, aumentando di oltre 3,5 volte rispetto allo stesso periodo del 2021. lla base del boom, c’è il rally dei prezzi del gas e del petrolio, che hanno consentito a Mosca di chiedere – e ottenere – prezzi più alti per le sue esportazioni dirette all’Unione europea. Che, nonostante tutto, ha continuato a fare incetta delle materie prime russe.

Il rapporto di cambio con il rublo, ha commentato “Cristian Maggio, responsabile della strategia di portafoglio di   TD Securities a Londra, “riflette principalmente i flussi della bilancia commerciale dovuti alle esportazioni di idrocarburi dalla Russia”.

Di azquanto massicce siano le entrate che la Russia di Putin riceve con le esportazioni di gas e altro parla sempre Robin Brooks, ex Goldman Sachs e numero uno dell’International Finance Institution (IFF)

D’altronde, come riassume l’articolo del Washington Post firmato da Chico Harlan e Stefano Pitrelli, che l’Europa sta accettando la richiesta di Putin di pagare il gas in rubli”. Ovvero, come dice chiaramente il titolo “Europe accepts Putin’s demands on gas payments to avoid more shut-offs, attraverso un sistema di pagamenti che, come commenta Alessandro Lanza, professore alla LUISS di Roma ed ex economista presso Eni, “permette a tutti di salvare la faccia”.

Il WP spiega: “Il sistema, che implica la creazione di due conti presso Gazprombank, permette all’Europa di dire che sta tecnicamente pagando il gas naturale in euro, mentre la Russia può dire di star ricevendo i pagamenti in rubli (…)”

Nel breve periodo, l’Europa può riuscire a schivare la tanto temuta crisi energetica. Ma il azquotidiano sottolinea che “questo significa anche inviare soldi alla Russia anche se si condanna la guerra lanciata dal Cremlino, anche se si sanzionano gli oligarchi e si inviano armi all’Ucraina”. Non stupiamoci, dunque, che il rublo salga. L’Ue non ci f certo una bella figura, insomma, tanto che il Washington Post, afferma senaza tanti giri di parole che “sembra che le società energetiche europee si siano piegate alla pretesa del presidente russo Vladimir Putin di ottenere i pagamenti del gas naturale che acazquistano in rubli, utilizzando un nuovo sistema elaborato di pagamenti, una concessione che  evita ulteriori interruzioni di gas e che riconosce a Putin anche la vittoria, in termini di pubbliche relazioni, nel mentre continua a finanziare la guerra in Ucraina”.

 

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