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Nato valuta uso forza contro Gheddafi. Premier: cautela su esilio

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(in aggiornamento)

L’offensiva delle forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi ha impedito finora ai rivoltosi di raggiungere Tripoli e cacciare il colonnello ma dopo il summit di ieri a Ginevra si fa più concreta l’ipotesi di un intervento Nato, con, tra le varie misure, la creazione di una no-fly-zone.

Per quanto riguarda gli scenari futuri, gli Usa non escludono l'”esilio” di Gheddafi, un’ipotesi questa su cui il premier italiano Berlusconi invita alla “cautela”. Sempre a Roma, presso il ministero del Tesoro, si riunisce oggi il comitato per la Sicurezza Finanziaria che dovrà valutare la modalità del congelamento dei beni libici in Italia.

Per l’Unhcr la situazione alla frontiera tra Libia e Tunisia ha ormai raggiunto una soglia critica col passaggio in Tunisia di oltre 70.000 persone in fuga dalla guerra civile. Stando a quanto scrive oggi il Washington Post, sul campo si è creata una situazione di stallo, con le forze paramilitari di Gheddafi che non riescono a riconquistare le città e il territorio finiti in mano all’opposizione e i rivoltosi che non riescono a puntare sulla roccaforte del regime.

Gli ultimi scontri sono scoppiati ieri a Misurata, terza città del Paese a est di Tripoli, da giorni finita in mano ai ribelli, ma dove le forze fedeli a Gheddafi hanno ancora il controllo di una base aerea e di una caserma. Gli abitanti riferiscono infatti di attacchi e contrattacchi quotidiani. Negli ultimi giorni sono rimaste uccise 34 persone, mentre più di 300 sono state ferite. Da Ginevra emerge la prospettiva che i paesi della Nato si risolvano a usare la forza per costringere Gheddafi a lasciare il Paese, scongiurando così un disastro umanitario sulla costa meridionale europea. Stando a quanto scrive oggi il Times, l’Alleanza Atlantica starebbe mettendo a punto i piani per inviare una forza aerea in Libia e armare i ribelli.

Ieri, il premier britannico ha fatto sapere di aver ordinato al Capo di Stato maggiore di “lavorare insieme ai nostri alleati su una no-fly zone militare”, mentre gli Stati Uniti hanno annunciato un riposizionamento delle sue forze aeree e navali e l’invio nel Mediterraneo di circa 2.000 marine. Tuttavia, ieri il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha dichiarato che non è prevista alcuna azione militare in Libia che coinvolga delle unità navali statunitensi. In Francia, il premier François Fillon ha confermato che sono allo studio tutte le opzioni, compresa quella di interdire le operazioni di volo sul territorio libico, che richiederebbe il coinvolgimento della Nato dopo l’approvazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

L’Italia si è dichiarata favorevole a una no-fly zone. Tuttavia, il capo della diplomazia canadese Lawrence Canon ha fatto sapere che “non sembra esserci consenso” tra gli alleati occidentali sull’imposizione di una zona di interdizione di volo in Libia. Resistenze in ambito Onu e Nato potrebbero indurre Washington e Londra a fare affidamento su una “coalizione di volenterosi” per lanciare un intervento umanitario, scrive oggi il Guardian.

Una fonte diplomatica del Palazzo di Vetro dell’Onu ha indicato come probabili in settimana nuovi incontri del Consiglio di sicurezza e ha sottolineato come la pressione si rafforzerà sulle Nazioni Unite in caso di un’escalation di violenze in Libia: “Non abbiamo ancora raggiunto il culmine per il coinvolgimento del consiglio”, ha detto al Guardian. Quanto al futuro di Gheddafi, la Casa Bianca, ieri, ha chiarito di non escludere l’ipotesi esilio. “L’esilio è sicuramente una possibilità” ha detto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, lunedì, ripetendo che “Gheddafi deve farsi da parte”.

In un’intervista al ‘Messaggero’ il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi qu questa ipotesi afferma che “occorre molta cautela perchè la situazione in Libia è in continua evoluzione”. Sia come sia, il leader libico continua ad avere un tono di sfida. “Tutto il popolo mi ama. Sarebbe disposto a morire per proteggermi” ha detto il colonnello che ha parlato a Tripoli a un piccolo gruppo di giornalisti. Gheddafi ha aggiunto di “sentirsi tradito” da quelle nazioni occidentali con cui aveva costruito “un solido rapporto negli ultimi anni”, accusandole di voler “colonizzare la Libia”. Gheddafi ha poi ripetuto che i manifestanti sono sotto “l’effetto della droga” fornita da “al Qaida”. Alla domanda se avrebbe usato delle armi chimiche contro il suo popolo, Gheddafi ha risposto che si tratta di mezzi così terribili da non vedere come possano esser usati contro un nemico, figurarsi contro i propri cittadini; il leader libico ha poi negato che le forze di sicurezza abbiano aperto il fuoco sui dimostranti o che abbiano ricevuto l’ordine di farlo. I possibili risvolti finanziari della crisi libica stanno tenendo banco nell’agenda di governo in Italia. L’Esecutivo, secondo quanto riportano oggi alcuni quotidiani starebbe infatti studiando una sorta di ‘scudo’ per mettere in sicurezza le quote controllate in varie forme dai libici in società italiane.

A questo scopo oggi si dovrebbe riunire il Comitato sulla sicurezza finanziaria presieduto dal direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. La riunione dovrebbe decidere sia l’eventuale blocco dei beni della famiglia Gheddafi in Italia (come hanno già fatto gli Stati Uniti) sia il temporaneo congelamento delle partecipazioni libiche per evitare che queste possano essere liquidate da membri del regime di Tripoli. Le partecipazioni in ballo sono quelle in Unicredit (7,5%), Finmeccanica (2%), Eni (circa 1%), oltre a quelle ‘minori’ come il 7,5% della Juventus, il 26% di Olcese e il 14,8% di Retelit. Tripoli sarebbe anche in possesso di una quota del capitale di Mediobanca, comunque inferiore al 2%.

situazione in Libia continua ad essere molto confusa”.

Quanto alla richiesta dell’Onu all’Italia di avere un ruolo attivo, Berlusconi ha spiegato: “Ho parlato con Ban Ki-Moon e ho dato il pieno appoggio dell’Italia a qualunque iniziativa. D’altra parte, noi abbiamo molti interessi nell’area, oltre ad essere anche geograficamente molto vicini alla Libia. Noi siamo amici del popolo libico”. “Penso che qualunque sarà il governo che i libici vorranno darsi, questo – ha assicurato il premier – manterrà un rapporto stretto con l’Italia, con il suo popolo e le sue imprese”.

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Muammar Gheddafi e’ “delirante” e “inadatto a guidare” il suo Paese. Cosi’ l’ambasciatore Usa all’Onu, Susan Rice, ha commentato le parole del leader libico, che in una intervista alla Bbc aveva dichiarato che la sua gente lo ama ed e’ pronta a morire per proteggerlo. Secondo Rice il fatto che Gheddafi ridesse mentre gli si facevano domande sui massacri della sua stessa gente dimostra che il colonnello “e’ scollegato dalla realta’”.