
Milano – Morgan Stanley vede un ulteriore deterioramento dell’economia europea. La banca d’affari ha infatti tagliato le stime sul Pil dell’Eurozona di quest’anno da -0,3% a -0,5% e del prossimo da +0,9% a invariato. Per gli economisti, le nuove misure di austerità, la continua stretta del funding e l’aumento delle incertezze sulle politiche per contenerla crisi e difendere l’integrità dell’euro freneranno ancora la domanda nella regione, e in particolare nei Paesi periferici.
Morgan Stanley si aspetta che la Bce decida nuove misure, “probabilmente anche un QE”. L’Eurotower, in particolare, dovrebbe tagliare il tasso d’interesse di altri 50 punti base, mentre un QE “non sarà la prima opzione” tra quelle a disposizione di Francoforte. Anche per l’Italia, avvertono gli economisti, l’outlook economico si è deteriorato ulteriormente, tanto che il Pil dovrebbe contrarsi del 2,5% quest’anno e dell’1% nel 2013.
Gli esperti in questo caso citano la nuova austerity fiscale e il lento credit crunch, insieme alla decelerazione della domanda esterna. Per Morgan Stanley l’Italia non centrerà i target su deficit/Pil, che secondo la banca dovrebbe attestarsi al 2,8% quest’anno e all’1,7% il prossimo.
Quanto al potenziale di asset vendibili è significativo, così come quello delle riforme strutturali, anche se l’ampio ammontare di emissioni sovrane sarà la preoccupazione di breve termine per gli investitori. La delicata situazione politica, alcune preoccupazioni
sulle finanze regionali e i bilanci delle banche potrebbero poi rendere l’Italia vulnerabile.
In generale, comunque, “la forza e la durata del rally dell’euro dipenderà dalla determinazione delle autorità europee e dalle misure che questi saranno disposti a prendere”, sostengono i forex strategist di Morgan Stanley sottolineando che i leader europei si muoveranno verso una monetizzazione del debito sovrano dei Paesi dell’Eurozona, in quanto il processo di integrazione è bloccato in attesa del verdetto della Corte costituzionale tedesca, in agenda il 12 settembre.
Sebbene “la monetizzazione del debito consista in un allargamento del bilancio della Banca (Santiago: BANCA.SN – notizie) centrale europea e quindi a un indebolimento dell’euro”, i benefici generati dai “flussi in entrata sui titoli di Stato periferici dovrebbero rafforzare la moneta unica”, concludono gli esperti.