*Paolo Messa, curatore di Formiche. Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) –
La costruzione di Prodi è
molto più stabile di quanto non si creda. Ma
ha una crepa. La scommessa in Libano (per
ora riuscita), la fusione Intesa-Sanpaolo (nonostante il vizio di alcune telefonate inopportune)
e il ritorno alla vivacità del fattore
B. (a dispetto degli alleati della Cdl) sono tutti
elementi che rafforzano la solidità della
maggioranza.
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Ma il Monti day di ieri è la prova
che non tutto va per il meglio. Non può essere
un caso che i quotidiani della borghesia
del nord, Corriere della Sera e Stampa, abbiano
dedicato tante attenzioni all’ex commissario
europeo. La visibilità che gli è stata
offerta è meritata, ma del tutto straordinaria
per le proporzioni. Segno evidente di una
crepa, appunto.
L’economia e il suo ministro
“tecnico” dovevano essere il punto di forza
di un governo, quello di Prodi, che ha ceduto
così tanto ai partiti da aver prodotto un’infelice
“carica dei 102”. TPS è oggi l’unico, vero,
tallone di Achille per il premier. Il protagonismo
di quello che dovrebbe essere il suo
vice, le punture di Giavazzi, ma anche di Ricolfi
e persino di Tito Boeri, sono difficili da
sopportare. A percorso della Finanziaria
non ancora avviato, è riuscito ad attrarsi la
critica dei rigoristi e degli spalmatori, come
vengono definiti. Solo Epifani lo copre. Ancora
niente rispetto al protagonismo di Mario
Monti e alla sfida che gli lancia.
Non sfugge
che il presidente della Bocconi ha evocato,
non casualmente, il ’96 e quel cambio di
marcia. Stesso premier, Prodi, diverso ministro,
Ciampi. TPS, è il risultato dell’equazione,
dovrebbe trovare la forza per scegliere
quel rigore che riuscì a Ciampi. Ce la farà
TPS a realizzare le riforme che Monti (e con
lui gran parte del mondo produttivo) reclama?
Riuscirà a convincere il largo fronte dei
conservativi? Il campanello d’allarme è suonato.
I dubbi superano le certezze e il campanello
d’allarme, a Milano e Torino, è suonato.
La crepa è destinata ad allargarsi. TPS
si gioca la faccia, Prodi e D’Alema rischiano
il crollo dell’edificio. La partita è asimmetrica.
E la scommessa di Monti non è peregrina.
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