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Mondo, E&Y: L’Italia attrae pochi investimenti

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L’Italia migliora i propri risultati e si porta al quattordicesimo posto tra i Paesi oggetto d’investimenti esteri. “Nonostante ciò, il Paese resta debole rispetto ad altre economie nazionali meno significative e, in tal modo, fa risaltare nuovamente il peso delle criticità strutturali da cui è colpito”. E’ quanto emerge dalla quinta edizione della ricerca sul livello di attrattività degli investimenti “Wanted: A Renewable Europe”, con la quale Ernst & Young ha confrontato il mercato europeo rispetto ad altre tredici zone economiche del mondo. La ricerca è stata presentata in occasione della World Investment Conference di La Baule.
“Nell’ottica del management – si spiega in una nota sulla situazione italiana – sono identificati come punti di forza del contesto italiano soltanto alcuni aspetti ambientali e le competenze nel design, ma essi non giungono tuttavia a superare la concorrenza rappresentata dai principali Paesi occidentali e asiatici”.
Un altro punto sottolineato dalla ricerca di Ernst & Young è la scarsa intenzione di effettuare nuovi investimenti sul territorio italiano da parte delle imprese estere e “restano limitati anche gli stessi progetti di delocalizzazione, guidati dall’obiettivo di consistenti risparmi di spesa”.
“In misura peraltro maggiore rispetto al passato, il nostro Paese viene ancora percepito in una condizione statica e piuttosto opaca – commenta Donato Iacovone, partner di Ernst & Young – e chi ci osserva e deve decidere i propri investimenti oscilla tra il pessimismo prevalente di chi non ha fiducia in mutamenti sostanziali e la fiducia minoritaria di chi comunque scommette su un progresso del nostro sistema. In ogni caso – conclude Iacovone – tutti concordano sulla necessità urgente di lasciarsi alle spalle il carattere passivo mostrato dal territorio negli ultimi tempi, attraverso iniziative concrete e mirate al suo rilancio, prime fra tutte la semplificazione amministrativa e la riforma fiscale. Una chiamata all’azione che non può non essere condivisa”.
Anche se l’Europa si riconferma nell’insieme al primo posto per gli investimenti esteri raccolti sia l’Europa occidentale che quella centro-orientale hanno perso tredici punti percentuali in termini di attrattività degli investimenti a favore di Cina e India, due nazioni che si propongono come diretti concorrenti a livello globale. Trovandosi di fronte a questi e ad altri competitor provenienti dai mercati emergenti, gli amministratori delegati intervistati richiedono con urgenza una serie di riforme solide e affidabili. Per gli investitori le priorità sono rappresentate da maggiore flessibilità (47 per cento), semplificazione delle procedure amministrative (44 per cento) e maggior supporto all’innovazione (35 per cento).
In Europa gli investimenti interni hanno raggiunto nel 2006 il record di 3.531 nuovi progetti annunciati, con un incremento annuo del 15,2 per cento (3.065 progetti nel 2005). Il 71 per cento degli investimenti è rappresentato da progetti ex novo, a ulteriore testimonianza della loro intensità. Il Regno Unito e la Francia restano i due Paesi di maggiore attrattività, con la leadership sempre maggiore del mercato britannico; quasi un quinto (19,4 per cento) dei progetti avviati in Europa nel 2006 ha infatti visto il Regno Unito come principale mercato di riferimento, mentre la Francia ha registrato il 16 per cento.
Gli investimenti compiuti da parte di soggetti europei hanno continuato a dominare la scena, rappresentando il 50,4 per cento di tutti i progetti previsti per il 2006. I Paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina) hanno aumentato in maniera significativa i loro investimenti, passando dai 112 progetti del 2005 ai 163 del 2006, mentre l’interesse degli investitori statunitensi ha subito un calo, scendendo dal 35 per cento del 2002 al 30 per cento di fine 2006.
Gli investimenti internazionali hanno generato un record di nuovi posti di lavoro, pari a 211.300 (più 8,3 per cento) unità.
Cina e India mischiano le carte: la Cina si è posizionata al secondo posto per attrattività di investimenti, a detta del 48 per cento degli amministratori delegati intervistati, accorciando di sette punti la distanza dall’Europa occidentale. Anche l’India (26 per cento) ha guadagnato terreno posizionandosi quinta nella classifica degli amministratori delegati relativa alle dieci principali zone economiche. Tuttavia, queste due aree non soddisfano ancora completamente le esigenze degli investitori in termini di attività ad elevato valore aggiunto.

d. r.