Sarà un ex campione di rally a guidare l’auto di James Bond. La Ford cede dopo vent’anni l’Aston Martin al consorzio guidato all’ex direttore sportivo di Benetton e Bar, David Richards, di cui fanno parte anche i due fondi kuwaitiani, Investment Dar e Adeem. La cordata verserà nelle casse della Ford circa 702,2 milioni di euro, che contribuiranno in parte a risanare le perdite record registrate dal gruppo statunitense nel 2006. Ulrich Bez, attuale chief executive officer di Aston Martin, rimarrà al suo posto, mentre Richards entrerà a far parte del consiglio di amministrazione. Ford dovrebbe in ogni caso mantenere il 15 per cento casa automobilistica inglese. Fondata nel 1913, l’Aston Martin diviene famosa nel 1964 per essere l’auto di Sean Connery, James Bond in missione Goldfinger. Affezionata al personaggio di 007, è protagonista anche di uno dei suoi ultimi successi, Casino Royal, dove stavolta però a guidarla c’è David Craig. La Ford controlla la Aston Martin da due decenni e la sua vendita consentirebbe alla casa statunitense di raddrizzare, almeno in parte i conti, dopo aver chiuso il 2006 con perdite record (12,7 miliardi di dollari). Sotto la guida della Ford, la produzione di Aston Martin aumenta vertiginosamente, passando dalle 46 unità nel 1992 alle 6.500 del 2006. Comunque, la casa inglese rappresenta meno dell’un per cento delle vendite globali di Ford, che acquisisce una quota della società nel 1987 e poi ne diventa proprietaria nel 1994. Il ritorno della Aston Martin in Gran Bretagna mette fine alla serie di debacle dell’industria automobilistica inglese, dopo la chiusura della storica fabbrica di Jaguar a Coventry nel 2004, il fallimento di Rover nel 2005 e l’uscita di Peugeot dal Paese quest’anno. Ford si dice intenzionata a cedere Aston Martin ad agosto 2006, per reperire risorse da investire negli altri brand del gruppo. Il colosso statunitense sta muovendo i primi passi nell’attuazione di un piano di ristrutturazione quadriennale, che prevede fra l’altro la chiusura 16 impianti e il taglio di 45mila posti di lavoro. Secondo il sindacato che rappresenta i lavoratori della Aston Martin, il Transport and general workers union, l’offerta di Prodrive “è quella che sembra più rispecchiare i nostri criteri”, cioè il mantenimento dei posti di lavoro e della produzione in Gran Bretagna.
d. r.