Si chiude con una forte accelerazione dell’export (più 8,8 per cento a 16,5 miliardi di euro) il 2006 dell’industria alimentare italiana. A riferirlo è ieri il nuovo presidente di Federalimentare, Gian Domenico Auricchio, presentando il programma di presidenza per il periodo 2007-2010.
La produzione 2006 dell’industria alimentare tiene: più 1,7 per cento. I dati di gennaio-novembre indicano un aumento del più 0,6 per cento rispetto ai primi undici mesi 2005. Il consuntivo 2006 si chiuderà probabilmente con un aumento attorno al più 0,7 per cento. Sembra un appiattimento, rispetto al più 0,9 per cento registrato a fine 2005, ma il trend è gravato dalla caduta della produzione di “zucchero”. L’Ocm zucchero impone al settore saccarifero nazionale un taglio drastico dei livelli produttivi, con una riduzione artificiale rispetto al 2005 del 60,5 per cento nei primi undici mesi. Depurando la produzione 2006 dalla distorsione recata dal comparto saccarifero, si dovrebbe superare largamente il più un per cento sull’anno precedente. Considerando inoltre che il 2006 recherà in chiusura due giorni lavorativi in meno rispetto al 2005, ci si dovrebbe attestare, scorporato anche l’effetto calendario, su un trend di fondo molto prossimo a quello espresso a parità di giornate lavorative dal 2005 (più 1,7 per cento). L’export, come detto, dovrebbe chiudere il 2006 attorno a quota 16,5 miliardi, con un aumento dell’8,8 per cento sull’anno precedente. E’ una bella accelerazione, dopo il più 2,7 per cento del 2005. Conforta il fatto che la qualità del prodotto italiano sia apprezzata meglio: il valore unitario dell’export alimentare 2006 riprende a crescere, infatti, con un più 3 per cento dopo il meno 0,9 per cento del 2005. Non è casuale che le migliori dinamiche dell’export dell’industria alimentare italiana, secondo i dati ufficiali dei primi nove mesi 2006, sono segnate in Canada (più 26,5 per cento) e negli Usa (più 10,2 per cento), a dispetto del cambio ampiamente sfavorevole euro/dollaro. La performance 2006 registrata in Cina (più 138,4 per cento) è promettente, ma ancora poco significativa per la grande esiguità della quota esportata nel periodo (37 milioni di euro). Quella cinese è una scommessa ancora tutta da giocare per l’alimentare italiano. I consumi 2006 sono stabili. Secondo Auricchio, gli aspetti che caratterizzano attualmente il sistema agroalimentare sui quali l’associazione deve concentrare l’azione nei prossimi mesi sono: altissimo livello di sicurezza igienico-sanitaria delle nostre produzioni; esistenza nel nostro Paese di un regime dietetico estremamente equilibrato; forti potenzialità dei nostri marchi e del nostro made in Italy, compresse tuttavia dal prosperare delle contraffazioni; crescita della competitività internazionale, che non trova sul piano nazionale adeguati riscontri strategici finalizzati al contenimento dei costi né in termini promozionali; ritorno al segno positivo dei dati relativi a produzione, consumi e fatturato, cui si contrappongono però continui trasferimenti dei margini di redditività verso la distribuzione commerciale.