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(WSI) – Nella sala verde di palazzo Chigi, sono andate in onda prove tecniche di dialogo sociale. Non sulla competitività, che pure il consiglio dei ministri stava per varare, ma sulla crisi della Fiat. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta saluta i sindacati e, rivolto ai fotografi: «E’ lì il potere vero, fotografate loro…».
I fischi a Pezzotta non hanno aiutato a rasserenare il clima anche se l’incidente è stato presto chiuso. Letta e i ministri preposti (Maroni, Marzano, La Loggia), hanno interrotto su due piedi un difficile e teso consiglio dei ministri. Roberto Calderoli non l’ha presa bene al punto che si è più volte affacciato nella stanza lanciando occhiate di fuoco al ministro delle Attività Produttive Marzano per chiedergli di rientrare a discutere, evidentemente, cose ben più serie, come i dazi. Altro che Fiat e sindacati… la Cina è più vicina.
Marzano, però, che pure a un certo momento si è allontanato, non poteva fare altro che spiegargli, con gli occhi, che proprio non poteva muoversi. La riunione aveva inizio ma non prendeva quota, in quanto a solennità. Certo, Letta ricordava a tutti i presenti che «le cose che direte qui vanno soppesate perché è una sede istituzionale e il titolo Fiat è in quotato in Borsa…», ma poi ci metteva del suo e salutava per primo, tra le controparti presenti, il segretario della Fiom Gianni Rinaldini con queste parole: «Do’ la parola al mitico Rinaldini». Per poi aggiungere ironico: «Un uomo notoriamente misurato».
«Sarò misurato», replicava invece proprio Rinaldini che, in dolcevita rossa, chiedeva «una seria politica di investimenti per innovazione e ricerca» ma soprattutto spiegava: «Vorremmo evitare di rendere necessitate le chiusure di alcuni stabilimenti» (ad esempio togliendo ossigeno al lavoro dell’indotto e spostandolo tutto all’estero) anche perché – diceva ammonitore – «ci siamo resi conto che la tensione sociale cresce molto, in alcune situazioni territoriali». Una minaccia? Un avvertimento.
In ogni caso, a impedire che Rinaldini scivolasse su toni troppo allarmistici e tribunizi, ci pensava la segretaria confederale della Cgil Carla Cantone, che per tutta la riunione gli parlava all’orecchio (per addolcirne i toni?). Arrivato in ritardo e un po’ affaticato, il segretario del Fimsic (una volta considerato “giallo”) interveniva per esprimere un concetto forte e chiaro («Se va bene alla Fiat, va bene all’Italia») che sta a cuore di tutto il fronte sindacale.
Il segretario della Uilm Regazzi e il suo collega Contento, invece, rappresentavano, in quella sala, gli unici due veri operai Fiat presenti (hanno cominciato avvitando bulloni) e insistevano sul problema Mirafiori, «cuore dell’azienda», e sulla crisi del Piemonte, supportati da tutte le istituzioni. A sostenere Termini Imerese, c’era solo La Loggia, mentre a ricordare il triste destino di Arese restava Maroni. E mentre Marzano, rivolto alla Cantone prometteva di «eccitare la domanda», la riunione si consumava com’era cominciata, con uno scambio di battute Letta-Rinaldini, ma polemiche: «Vorrei una risposta subito sul tavolo sull’auto che ci avete promesso», sbottava il leader Fiom. «Prendo atto della richiesta, vi faremo sapere al più presto», ribatteva Letta congedando gli ospiti.
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