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Mispricing, corruzione e mazzette. Ecco la mappa mondiale

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Seimilacinquecentoventicinque (6525) miliardi di dollari. Questo è quanto i trasferimenti illeciti hanno sottratto ai paesi in via di sviluppo dal 2000 al 2008 secondo i risultati del report “Illicit Financial Flows from Developing Countries: 2000-2009” rilasciato lunedì dall’associazione Global Financial Integrity (GFI).

Nel periodo preso in esame i trasferimenti illeciti sono cresciuti a un tasso annuo del 18% (12,7% in termini reali) e sono passati da $369 miliardi a $1260 miliardi. L’Asia da sola ne conta il 44%. Il valore per la regione tuttavia non è significativo visto che la Cina rappresenta il 33% del totale ($2180 miliardi) e la Malesia un altro 4,5%. Nella classifica per area geografica seguono i paesi MENA (Middle East and North Africa) e quelli dell’Est Europa con una percentuale attorno al 36% equamente suddiviso, i paesi occidentali (15,4%) e quelli Africani con il restante.

La Cina e’ come nel passato alla vetta della classifica. Nei “top” 5 si trovano anche Russia ($427 miliardi), Messico, ($416 miliardi), Arabia Saudita ($302 miliardi) e Malesia ($291 miliardi). È importante ricordare che lo studio analizza solo i paesi emergenti e pertanto non considera economie avanzate come gli Stati Uniti, l’Europa, e gli altri paesi definiti come “sviluppati”.

Le pratiche di mispricing nel commercio rappresentano il 54,7% del totale e sono una delle tecniche di trasferimento illecito più utilizzate in Cina. Il GFI stima che nel 2009 il valore da mispricing sia diminuito, visto il rallentamento degli scambi. Corruzione, evasione fiscale e mazzette sono invece gli strumenti più comuni tra gli esportatori di petrolio del Medio Oriente. In questi paesi e in Russia i trasferimenti illeciti sono cresciuti e continuano a crescere attorno al 23% annuo.