Roma – Non bastavano le speculazioni degli investitori sulle materie prime, da sole, a portare il prezzo del caffè alle stelle. Ora ci penserà anche il brutto tempo. In Brasile, il più grande produttore di caffè, aumentano le possibilità di una gelata, dopo le grandinate che si sono versate in questo mese. Risultato: l’indebolimento dell’offerta andrà a beneficio delle quotazioni della commodity, che potrebbe balzare quest’annno del 40%, a $4,20 la libbra, rispetto ai $2,992 registrati nella chiusura di ieri a New York. Da segnalare che il contratto con scadenza a luglio del caffè di qualità arabica è salito fino al massimo degli ultimi 14 anni a quota $3,034, più che raddoppiando le proprie quotazioni durante lo scorso anno.
Per fare un paragone storico, secondo quanto risulta dagli stessi dati nella società meteo Somar Meteorologia, la gelata del 1994 danneggiò il 35% della coltivazione di caffé entro il 1997, spingendo al rialzo i prezzi del bene del 39%, secondo quanto scrive Bloomberg, riportando i dati del Somar.
Ora, la grandinata di questo mese dovrebbe aver già ridotto la produzione brasiliana di caffé di 50.000 – 60.000 sacchi (fonte Somar); la gelata potrebbe peggiorare il quadro, portando l’output di quest’anno a scendere tra i 41,9 milioni e i 44,7 milioni di sacchi, rispetto ai 55,5 milioni lo scorso anno ( previsioni rese note dal ministro dell’agricoltura del Brasile).
Ma certo non è soltanto il caso Brasile ad avallare le stime sul caffé. Le stesse scorte dei paesi produttori rappresentano un altro motivo di carattere fondamentale: è dal 2003, infatti, che il trend è al ribasso. Se nel 2003 gli stock si attestavano a 52,7 milioni di sacchi di caffè, ora – afferma l’Ico -organizzazione internazionale del caffè – ora il livello è di appena 13 milioni di sacchi: un’offerta che equivale a una volta e mezza il valore delle esportazioni totali, e che è la più bassa in almeno mezzo secolo.
Ma il caffè non è un caso isolato e aumentano i prezzi della maggior parte delle commodities agricole. L’indice dei prezzi stilato dalle Nazioni Unite ha registrato valori record a febbraio e la Banca Mondiale ha sottolineato che, secondo le sue stime, circa 44 milioni di persone sono state trascinate sotto la soglia di povertà, a causa dell’aumento dei prezzi. Per fare un altro esempio, lo zucchero grezzo è salito di ben il 51% lo scorso anno.
Intanto l’inflazione aumenta in un numero sempre maggiori di paesi e le varie banche centrali intervengono sempre più spesso alzando i tassi di interesse, riducendo i consumi.