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MINISTERO ECONOMIA, BERLUSCONI E FINI PER MONTI

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Tremonti si è dimesso e Berlusconi ha assunto l’interim dell’Economia. Con questa responsabilità domani mattina il presidente del consiglio sarà a Bruxelles per cercare di evitare l’early warning, l’ammonimento dell’Unione europea sui conti pubblici italiani, illustrando all’Ecofin la manovra economica correttiva da 5,5/7 miliardi di euro. “Tremonti ha sempre difeso i conti pubblici in maniera strenua ed esemplare”, il premier gli ha reso a sera l’onore delle armi, respingendo le “accuse ingiuste e ingenerose” di chi ha criticato il ministro dell’Economia “insinuando” che “fossero stati truccati i conti”.

Alla riunione di Bruxelles, il presidente del Consiglio non presenterà un articolato documento – che dovrà essere approvato da un Consiglio dei ministri non ancora convocato – ma sottoporrà al giudizio dei ministri finanziari europei un paio di cartelle in cui saranno tracciate le linee guida su cui intende muoversi il governo italiano. Berlusconi garantirà le prossime iniziative dell’Italia per mantenere sotto controllo i conti pubblici. Una correzione concentrata su tagli di spesa e risparmi, con l’incognita di una possibile reintroduzione dei ticket sui farmaci. Difficile, se non impossibile, che l’Ecofin dia un parere negativo.

“Il dettato della decisione dell’Ecofin è chiaro – dice infatti Bruxelles – il governo italiano si è impegnato a presentare delle misure, ma non spetta all’Ecofin verificare se queste siano state effettivamente formalizzate”.

Pochi minuti prima delle sei di ieri pomeriggio il presidente del consiglio è salito al Quirinale accompagnato dal sottosegretario Gianni Letta. Contemporaneamente Tremonti annunciava in una conferenza stampa di essersi dimesso e venivano diffuse le due lettere con cui l’ormai ex ministro e il presidente del Consiglio rispettivamente presentavano e accettavano le dimissioni.

Brevissimo e secchissimo il modo scelto dall’ex ministro dell’Economia: “Accetto la richiesta di dimissioni”, tre parole per dire che era stato sollecitato a lasciare la responsabilità di via XX Settembre. “Ho molto apprezzato il tono e i contenuti della conferenza stampa con cui Tremonti si è congedato”, risponde con una nota serale Berlusconi, “tra l’altro, Tremonti ha chiarito in maniera tale, da non dare adito a dubbi, l’equivoco su una tabella che aveva acceso la discussione nelle ultime ore di ieri: quella discussione in cui qualcuno era arrivato ad insinuare fossero stati truccati i conti. Non solo sento il dovere di respingere questa accusa ingiusta ed ingenerosa, ma do anche atto che l’onorevole Tremonti ha sempre difeso i conti pubblici in maniera strenua ed esemplare durante la sua gestione”.

Dopo un’ora di colloquio con il presidente Ciampi, che per tutto il giorno era stato informato sulla situazione da Palazzo Chigi, Berlusconi ha lasciato il Quirinale con l’interim dell’Economia e si è recato al ministero dove finalmente ha incontrato Tremonti. “Volevo ridurre le tasse, non mi è stato possibile”, è stato il maggiore rammarico dell’ex ministro il quale ha sostenuto di aver lasciato i conti in ordine e si è detto sicuro che la manovra supererà l’esame di Bruxelles.

Resta, naturalmente, da trovare il successore di Tremonti. E di questo hanno parlato gli esponenti della Casa delle libertà che per tutta la mattina si sono incontrati con Berlusconi a Palazzo Grazioli. Il nome più accreditato resta quello del commissario europeo Mario Monti, ma in Forza Italia c’è chi punterebbe su un “interno” come la Moratti o Brunetta.

Ieri mattina Berlusconi a casa sua aveva ricevuto i ministri Pisanu e Moratti, mentre il vicepremier Fini a Palazzo Chigi aveva riunito i ministri di An, così come Buttiglione e Giovanardi si vedevano con il leader Udc Follini. Con il sottosegretario Letta a fare la spola tra Palazzo Chigi e Palazzo Grazioli fino a un vertice Fini-Berlusconi-Matteoli.

“Per senso di reponsabilità” An sosterrà la manovra in consiglio dei ministri, e anche per l’Udc è prioritario l’aggiustamento dei conti pubblici. “Ora – commenta il coordinatore di An La Russa – il governo può riprendere l’azione politica necessaria per il Paese e per vincere nel 2006”. Una vittoria di An, tutti dicono. Ma “noi non siamo in guerra o in battaglia. Certo noi avevamo espresso una posizione che Tremonti non ha capito. E si è arrivati a questo punto”.

Ma sullo sfondo, minacciosa, c’è la Lega, che aveva in Tremonti il più agguerrito paladino nel governo. Le parole di Bossi “Roma non cambia mai” non fanno presagire nulla di rassicurante per il governo. Soprattutto se Fini e Follini si metteranno di traverso anche sulla devolution.

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