Microsoft (MSFT) ripone grandi aspettative nel 2001, non solo per riguadagnare lo smalto perduto nelle vendite di software, ma perche’ con George W. Bush presidente lo spettro dello smembramento si allontana.
A ricordare le aspetative della societa’ di Bill Gates per l’amministazione repubblicana e’ il New York Times di oggi, che riporta molte dichiarazioni di Bush e del suo entourage sul processo Microsoft.
“Sto dalla parte dell’innovazione, non delle cause legali”, cita il quotidiano, riprendendo un intervento di Bush della primavera scorsa nello stato di Washington, dove si trovano i quartier generali della piu’ grande softwarehouse del mondo.
Microsoft, citata in giudizio dalla divisione antitrust del dipartimento di Giustizia Usa, riconosciuta colpevole di pratiche di monopolio, concorrenza sleale e nocumento ai consumatori, e’ stata condannata in primo grado a essere spezzata in due societa’ indipendenti, alla pubblicazione del codice sorgente di Windows e a una serie di restrizioni nelle pratiche commerciali.
La sentenza e’ sospesa in attesa del processo di Appello – il cui dibattimento e’ in calendario per il prossimo 26 febbraio – e gli osservatori concordano che molto probabilmente non sara’ confermata.
A questo punto, sostiene il New York Times, l’amministrazione Bush e quindi il segretario alla Giustizia, John Ashcroft, attuale senatore del Missouri, potrebbero decidere di abbandonare lo scontro e rinunciare ad adire il giudizio della Corte suprema.
Il partito repubblicano e’ infatti tradizionalmente poco incline agli interventi in materia di antitrust e in generale all’ingerenza del governo nel mondo degli affari.
In un intervento al Senato nel 1998, parlando di nuove tecnologie, Ashcroft disse testualmente: “La cosa migliore che i politici in Parlamento possono fare per la nazione e per questo settore di vitale importanza e’ di tenere le loro mani lontane da un’economia che non capiscono”.
Fonti vicine all’amministrazione Clinton, citate dal New York Times, sostengono tuttavia che sara’ difficile “fare marcia indietro nel processo Microsoft: il governo non farebbe infatti bella figura a ritirarsi da un caso che ha gia’ vinto, anche se e’ evidente che non e’ affatto entusiasta di trovarcisi in mezzo”.
In aiuto dell’amministrazione Bush, contro possibili imbarazzi, gioca il fatto che John Klein, il capo dell’antitrust Usa che ha iniziato la battaglia contro il monopolista dei sistemi operativi, ha dato le dimissioni lo scorso settembre.
Altri funzionari chiave del dipartimento lasceranno l’incarico il prossimo 20 gennaio e l’avvocato che ha guidato la vittoria in tribunale, David Boies, difficilmente sara’ confermato, poiche’ e’ stato il capo del team legale di Al Gore nella lunga disputa sull’esito elettorale.
Le aspettative sono dunque per un basso profilo del governo nel processo di Appello, o meglio nella ricerca di un accordo extragiudiziale, che potrebbe intervenire in qualunque momento, facendo decadere la sentenza di primo grado.
L’orientamento del dipartimento di Giustizia Usa sotto la presidenza di George W. non e’ pero’ destinato a coincidere con quello dei 19 Stati americani che si sono uniti al governo federale nella causa contro MIcrosoft.
“Anche se il governo decidesse di abbandonare il caso, noi continueremo per la nostra strada”, ha dichiarato Tom Miller, il procuratore generale dell’Iowa che rappresenta i singoli stati, decisi a dare battaglia contro Bill Gates sino all’ultima istanza di giudizio.