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(WSI) – Dai minimi del marzo 2003 il Mibtel ha segnato un rialzo dell’80%, tornando così sui livelli del lontano giugno 2001. Ancora più significativa la performance registrata nello stesso periodo dalle società a media capitalizzazione e dalle small cap di Piazza Affari: il Midex è cresciuto dell’82%, mentre l’indice MibStar del 117 per cento.
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Adesso, però, gli investitori si trovano davanti a un dilemma: ridurre l’esposizione sull’azionario, monetizzando le plusvalenze fin qui maturate, oppure mantenere in portafoglio le piccole e medie aziende? Da un’analisi condotta dall’ufficio studi di Bloomberg Borsa & Finanza, sul rapporto tra i prezzi e i profitti attesi per il periodo 2005/2006 dei titoli appartenenti al Midex e al segmento Star, emerge che la situazione non è così preoccupante. I multipli esoterici, che la facevano da padrone nel periodo delle follie da new economy, non sono ancora all’orizzonte. In particolare, per le società a media capitalizzazione il p/e medio risulta pari a 17; il valore sfiora 21 solo per le stelle di prima fila.
Tuttavia, i titoli che hanno raggiunto quotazioni siderali, rispetto ai propri fondamentali, non mancano. Azioni che hanno, ormai, una valutazione così alta che è meglio maneggiarle con cura. All’interno dei panieri analizzati è presente una ristretta pattuglia di titoli con multipli che possono considerarsi sproporzionati sia rispetto ai competitor sia alla luce dell’andamento atteso degli utili nel periodo 2005/2006. La possibilità di un ulteriore apprezzamento delle quotazioni appare quindi limitata.
Tra questi titoli spiccano Actelios e Igd per il segmento Star, Marzotto e Amplifon per il Midex. In particolare, all’interno del paniere delle aziende attive in settori tradizionali con elevati requisiti di liquidità, trasparenza informativa e corporate governance il più elevato rapporto tra il prezzo e i profitti attesi nel prossimo biennio è Actelios del gruppo Falck. L’exploit borsistico (più 170%) registrato negli ultimi nove mesi dalla società attiva nel business delle fonti rinnovabili di energia ha fatto lievitare il p/e 2005 a 842 e il p/e 2006 a 47.
Multiplo che è poi rimasto elevato per la scelta degli analisti di Ubm – unico broker che ha emesso di recente un report su Actelios – di non rivedere al rialzo le stime sui profitti futuri. In pratica, l’investitore dovrebbe attendere 47 anni per recuperare il capitale impiegato nell’acquisto dell’azione, ipotizzando che la società produca per i prossimi 47 anni gli utili attesi nel 2006. Valori elevati anche quelli del rapporto capitalizzazione su mezzi propri. Il price/book value è 6,04. Alla base di questi multipli sembra esserci la fiducia, forse eccessiva, degli investitori nella capacità del management di cogliere le grosse opportunità offerte dal mercato delle energie alternative.
Oltre che di migliorare la redditività anche nei prossimi anni. I risultati della prima metà del 2005 mostrano, comunque, i progressi compiuti da Actelios. L’utile operativo è aumentato del 69,8% e i profitti al lordo delle imposte hanno sfiorato 2,5 milioni di euro contro 1,6 milioni del primo semestre 2004. Meno elevati, ma pur sempre alti i multipli di Igd, prima matricola di quest’anno e tra le new entry del nuovo segmento Star. La performance del 35,6% registrata dai titoli del gruppo bolognese dal momento del collocamento ha spinto il p/e 2005 e il p/e 2006 rispettivamente a 67,8 e a 46,8. Valori ben al di sopra di quelli delle altre società del comparto immobiliare.
Anche in questo caso i conti del primo semestre sembrano aver fatto da traino alle quotazioni di Igd. Il gruppo, attivo nel real estate della grande distribuzione, ha aumentato i ricavi del 10,5% rispetto allo stesso periodo 2004. Ancora più sostenuto il balzo dei profitti sia a livello operativo (+20,1%) sia dell’utile ante imposte (+36,3%). Si tratta di numeri che evidenziano la capacità della società di raggiungere gli obiettivi previsti nel piano industriale. Ma che non giustificano un così forte rialzo del titolo a Piazza Affari. Passando alla galassia delle società a media capitalizzazione, l’alto valore del p/e 2005 di Sorin dipende quasi esclusivamente dal bassissimo livello dell’utile atteso per il 2005, piuttosto che dall’andamento borsistico del titolo, rimasto praticamente invariato negli ultimi 12 mesi.
Diverso è il caso di Amplifon. Nell’ultimo anno le azioni della società guidata da Franco Moscetti hanno segnato una performance dell’81,1%, raggiungendo il nuovo massimo storico a 62,50 euro. Alla base del deciso rialzo delle quotazioni oltre il brillante andamento dei risultati semestrali, le attese degli investitori per i progetti di espansione all’estero, soprattutto in America e in Germania. A livelli attuali dei prezzi, però, Amplifon ha dei multipli che scontano tassi di crescita della profittabilità decisamente elevati. Il p/e relativo agli utili attesi nel 2005 è arrivato a 27,8 e il p/bv è pari a 7,24.
Soltanto se nei prossimi trimestri il management riuscirà a non deludere le aspettative del mercato allora questi valori possono ritenersi giustificati. Insomma, manuale alla mano, le Actelios, le Marzotto o le Geox potrebbero aver corso anche troppo. Ma, si sa, quel manuale di Borsa non tiene conto delle guerre familiari, delle scosse del settore energetico o, come per la scarpa che respira, delle valutazioni assoultamente sbagliate dei fondi italiani già in sede di collocamento, con sommo gaudio di quelli esteri.
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