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MERCATO DEL CREDITO RITARDERA’ I RIALZI DELLA FED

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Mentre i mercati finanziari si sono concentrati sui tempi e le modalita’ con cui la Fed potrebbe rialzare i tassi di interesse, la turbolenza nei mercati di titoli di credito ritarda gli aumenti dei tassi.

“La Fed non modifichera’ la politica monetaria finche’ il mercato del credito commerciale non tocchera’ il fondo”, sottolinea John Lonski, capo economista di Moody’s Investors Service. Il mercato del commercial paper (assimilabili a cambiali commerciali) – che l’anno scorso ha subito la piu’ forte contrazione degli ultimi 30 anni- e’ ora ancor piu’ sotto pressione a causa delle preoccupazioni riguardanti le questioni contabili, sorte sull’onda del collasso di Enron. La scorsa settimana Qwest Communication e’ stata l’ultima societa’ a ricevere un giudizio negativo sul debito.

Valutazioni negative sul debito hanno obbligato le aziende a diminuire drasticamente la loro dipendenza dai crediti commerciali. Al 13 febbraio i crediti in circolazione sono infatti scesi a $1.418 miliardi, in calo dal valore massimo raggiunto nel dicembre 2002 a $1.602 miliardi. Ben 38 societa’ hanno subito una riduzione del merito della loro posizione debitoria a breve nel 2001, la peggiore performance dal 1990-91. I fondi monetari, principali acquirenti di questi strumenti, sono esposti solo per il 5% ai commercial paper quotati sotto il livello massimo di rating(P1).

Data la situazione, le banche richiedono un maggiore compenso, diventando sempre piu’ selettivi e riluttanti a concedere linee di credito su cui scontare queste cambiali.

Lonski fa notare che l’emissione di obbligazioni societarie (corporate) con il massimo grado di affidabilita’ di investimento hanno riportato questo mese una flessione, dopo un gennaio piuttosto positivo. Quasi $50 miliardi sono infatti entrati nel mercato del credito il mese scorso, con le societa’ che cercavano di raccogliere denaro come potevano.

I titoli di stato hanno beneficiato ancora delle irregolarita’ contabili, con un tasso sul benchmark a 10 anni sceso a 4,86% venerdi’ scorso dai 4,88% della settimana precedente.

I bond a due e a 30 anni sono rimasti invece invariati, rispettivamente al 2,93% e 5,37%.

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