Gli operatori del mercato sono divisi sulla stima delle valutazioni per i titoli americani.
UBS Paine Webber ha dichiarato che i prezzi sono a livelli molto attraenti e che a fine 2002 l’indice S&P 500 si trovera’ a un 50% in piu’ delle valutazioni correnti.
Molti pero’ ritengono che i titoli azionari siano sopravvalutati in base al confronto storico del rapporto prezzo/utili (P/E).
Negli ultimi 20 anni, infatti – secondo Sam Stovall, investment strategist per Standard & Poor – i prezzi dei titoli dello S&P 500 hanno ammontato mediamente a 18,6 volte gli utili per azione. Oggi, invece, i titoli dell’indice sono venduti a circa 30 volte gli utili per azione.
Lo strategist Tracy Eichler di UBS Paine Webber consiglia pero’ di evitare tali confronti, poiche’ altre condizioni sono essenzialmente diverse dal passato: l’inflazione e’ ai minimi e i tassi d’interesse sono molto bassi.
La composizione dello S&P 500, poi, cambia in continuazione e titoli con basso p/e tendono ad abbandonare l’indice.
“Questa e’ la quinta migliore opportunita’ d’acquisto degli ultimi 20 anni”, ha concluso l’analista.
I dati di Chuck Hill, direttore delle ricerche di First Call, societa’ che raccoglie e pubblica le stime degli analisti sugli utili aziendali, portano invece a concludere che i titoli dello S&P 500 siano sopravvalutati di almeno il 9%. – la differenza cioe’ tra il rapporto p/e, ora a 22,2 volte gli utili previsti, e il valore, ora a 20,3 volte gli utili.
In ogni caso, non tutti i settori sono sopravvalutati o sottovalutati allo stesso modo.
La tecnologia, infatti, ha un rapporto p/e di 43, mentre la sanita’ e’ a 26 e l’energia e i finanziari a 16.
Robert Goodman, economista di Putnam Investments ha commentato quindi che “il rapporto p/e non e’ che una tessera del puzzle”.
“Quando l’economia si riprendera’, gli utili potrebbero crescere a un tasso piu’ accelerato del previsto. Un profitto maggiore da un dato ammontare di crescita potrebbe tollerare un multiplo maggiore prezzo/utili”, ha concluso Goodman.