Fino a non molto tempo fa la frase ‘rapporto prezzo/utili ‘ veniva utilizzata solo dagli investitori professionisti, ora che le contrattazioni azionarie sono diventate il passatempo nazionale degli americani il p/e – il rapporto cioe’ tra il prezzo azionario e gli utili per azione – e’ diventato di nozione comune.
L’Economist, pero’ si chiede se conoscere il p/e puo’ essere di qualche aiuto agli investitori.
Piu’ alto e’ il rapporto, infatti, piu’ alto e’ il numero degli investitori che scommettono nella crescita futura degli utili della societa’. L’ottimismo degli investitori, pero’, non e’ necessariamente il migliore strumento per giudicare le prospettive di una azienda.
Negli ultimi anni gli aconomisti si sono lanciati in un dibattito molto acceso in proposito, soprattutto dopo che la crescita del mercato azionario ha spinto il rapporto p/e a livelli record.
Anche dopo il crollo del mercato in molti casi il p/e rimane al di sopra della media storica – a fine marzo il rapporto medio tra il prezzo e gli utili stimati per quest’anno era, secondo la societa’ di ricerca IBES, di 21, al di sotto dei livelli record di 26 dell’anno scorso, ma pur sempre maggiore della media di 15 registrata dal 1980.
Alcuni economisti sostengono che un tale p/e sia sintomatico di una bolla nel mercato azionario, altri si orientano verso la relazione esistente tra i prezzi azionari e i guadagni diponibili con strumenti alternativi, quali il rendimento obbligazionario.
Quando questi ultimi sono relativamente bassi, puo’ essere conveniente pagare di piu’ per gli utili aziendali. Purtroppo, sebbene i rendimenti dei bond siano scesi, e’ calata anche l’inflazione. Secondo dati storici i rendimenti attuali non sono particolarmente bassi.
Forse c’e’ stato un calo del ‘premio del rischio azionario’ – il rendimento aggiuntivo che l’investitore ottiene come ricompensa per l’acquisto di strumenti piu’ rischiosi, quali le azioni nei confronti delle obbligazioni del Tesoro.
Un premio piu’ basso per il rischio significa che gli investitori pagheranno di piu’ per gli utili futuri e che quindi il rapporto p/e sara’ piu’ elevato.
Ci sono ragioni per cui il rischio possa essere sceso, ma il p/e attuale e’ cosi’ elevato da implicare che gli investitori giudicano i titoli azionari piu’ sicuri dei bond. A meno che gli utili stiano per crescere a un tasso mai visto prima.
Esattamente quello che molti analisti di Wall Street hanno previsto negli ultimi anni, indicando tra le ragioni il libero mercato e la trasformazione tecnologica della nuova economia.
Gli analisti, del resto, continuano a prevedere a lungo termine una crescita spettacolare degli utili, nonostante le notizie deludenti di quest’anno.
Alla fine di marzo- secondo IBES – la previsione media di crescita annua degli utili era di 19,8% nei prossimi 3-5 anni, contro i livelli massimi di 20,2% previsti l’anno scorso. Durante lo stesso periodo ci si aspetta che Cisco Systems (CSCO – Nasdaq), ad esempio, registri un aumento del 30% dei profitti annui.
Secondo il nuovo studio “The Level and Persistence of Growth Rates” di Louis Chan, Jason Karceski e Josef Lakonishok, queste previsioni non sono plausibili.
Analizzando i risultati di societa’ americane tra il 1951 e il 1997, i professori dell’universita’ dell’Illinois hanno notato che le previsioni di crescita degli analisti sono notevolmente al di sopra della norma storica. Solo una societa’ su 10 ha registarto una crescita degli utili superiore al 18% annuo per un periodo di 10 anni.
Forse i cambiamenti economici permetteranno una crescita piu’ veloce in futuro, ma lo studio non ha rilevato un aumento del tasso di crescita degli utili negli ultimi anni.
Per quanto riguarda gli analisti, poi, tra il 1982 e il 1998 hanno mediamente previsto un tasso annuo di crescita degli utili a 3-5 anni del 14,5% e la crescita media registrata dalle societa’ nello stesso periodo e’ stata del 9%. Sembra quindi che gli analisti siano sempre stati troppo ottimisti.
Allo stesso modo gli analisti non si sono rivelati piu’ accurati nelle previsioni delle singole societa’, anticipando una crescita superiore alla norma per quelle aziende che hanno visto utili superiori alle previsioni.
Di solito, il tasso di crescita degli utili tende a convergere. Le societa’ di Wall Street non rimangono indefinitivamente su una linea di aumento o di riduzione della crescita; la crescita degli utili al di sopra della norma dovrebbe stimolare la compensazione.
Lo studio conclude che non dovrebbe stupire che le societa’ con la maggiore crescita degli utili non sono quelle che sono cresciute maggiormente in passato e nemmeno sono quelle che hanno il rapporto p/e piu’ elevato.