Il Wall Street Journal ha esaminato il mercato azionario per cercare di precedere i ritorni a lungo termine.
“E’ veramente strano come si parli tanto del mese o dell’anno a venire, quando cio’ che conta sono i guadagni della prossima generazione”, ha commentato William Bernstein, consulente dell’investimento dell’Oregon e autore del libro ‘The Intelligent Asset Allocator’.
Ecco alcuni elementi per l’investimento a lungo termine:
Dividendi
I dividendi sono la parte piu’ facile dell’equazione. Al momento, i titoli dell’indice S&P 500 stanno generando circa l’1,5%.
Storicamente il rendimento dei dividendi si e’ aggirato mediamente al di sopra del 4%. Quindi, il mercato odierno e’ assolutamente sopravvalutato. Le societa’, pero’, stanno pagando sempre meno dividendi – secondo Standard &Poor’s le societa’ dell’indice S&P 500 hanno pagato lo scorso anno solo il 33% degli utili come dividendi, contro il 57% degli ultimi 75 anni.
Questa strategia, pero’, potrebbe risultare in una crescita accelerata degli utili.
Utili previsti
E’ difficile prevedere la crescita degli utili, ma nel lungo termine segue da vicino la crescita dell’economia. “Gli utili si muovono con l’economia – ha commentato Jeremy Siegel, professore di finanza alla Wharton School della universita’ della Pennsylvania – gli utili per azione, pero’, grazie ai riacquisti azionari, possono crescere piu’ velocemente, aggiungendo quindi l’1%-2% ai ritorni del mercato”.
“Penso che il guadagno reale possa essere il 5%-7% annuo – ha anticipato il professore – se si considera un 3% d’inflazione, si traduce in un ritorno nominale dell’8%-10%”.
Molti, controbattono che il riacquisto azionario non sia cosi’ utile, ma John Bogle, fondatore del Vanguard Group, prevede comunque che la combinazione di rendimento del dividendo e la crescita di utili per azione dovrebbe generare un guadagno nominale annuo del 7%-8%.
Questa combinazione e’ considerata da Bogle il ‘ritorno dell’investimento di mercato’; ma la variazione del multiplo P/E, o ‘ritorno speculativo’, possono portare a guadagni superiori o inferiori a questa percentuale.
Considerando il rallentamento economico, i titoli azionari dovrebbero essere 22 volte gli utili, contro la media storica di 15.
“Penso che il rapporto prezzo/utili di 20-22 sia appropriato – ha commentato il professor Siegel, ma Bogle pensa che i multipli p/e siano destinati a contrarsi nel prossimo decennio – Dovremmo scendere a 18 volte gli utili, il che sarebbe un declino del 18% in 10 anni, pari a circa il 2% annuo. Se gli investitori perdono il 2% all’anno per la riduzione del rapporto P/E, si ottiene un ritorno di mercato del 5%-6% nei prossimi 10 anni”, conclude Bogle.
Le due previsioni differiscono di 3-4 punti percentuali, ma anche quella piu’ ottimista del professor Siegel e’ ben lontana dai guadagni annui del 18% degli anni ’90 e quella piu’ contenuta di Bogle rimane comunque piu’ remunerativa dei titoli a 10 anni del Tesoro – con rendimento del 4,7% – o dei fondi del mercato monetario – che pagano meno del 3%.
I titoli azionari potrebbero non dare forti risultati nei dieci anni a venire, ma probabilmente renderanno piu’ di altri strumenti finanziari.