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MERCATI USA ALLA RISCOSSA NEL 2003

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Il 2003 vedra’ la riscossa dei mercati USA. Lo promettono alcune tra le principali banche d’affari di Wall Street, che a dispetto di coloro che continuano a formulare previsioni fosche per l’azionario, sono convinte che entro la fine dell’anno prossimo l’S&P 500 mettera’ a segno un rialzo di almeno il 10%.

Che le vendite a man bassa su Wall Street siano davvero finite? Sembrerebbe proprio di si’.

Certo, gli alti e bassi ci saranno ancora, ma cio’ non impedira’ ai listini di chiudere il 2003 con il segno piu’.

Secondo Ed Yardeni, strategist di Prudential, la ripresa degli utili societari permettera’ all’S&P 500 di toccare quota 1.100 nella seconda meta’ del 2003.

Anche per Abby Joseph Cohen, guru di Goldman Sachs, saranno gli utili a fare da traino per la ripresa dei mercati. Per l’analista, i profitti dei profitti della Corporate America saliranno di circa il 12%, una crescita che riuscira’ a riportare la fiducia tra gli investitori, alimentando gli acquisti. L’S&P 500 dovrebbe riuscire a toccare i 1.150 punti entro la fine del 2003, un guadagno del 26% rispetto ai livelli attuali.

Ottimista sull’equity targato USA anche Steve Galbraith (Morgan Stanley), secondo cui l’appetibilita’ delle valutazioni attuali permettera’ all’S&P 500 di raggiungere un livello compreso tra i 1.000 e i 1.050 punti.

C’e’ solo un ma. Queste previsioni richiamano alla mente quelle sul 2002, quando molti analisti dovettero ricredersi.

Sul banco degli imputati la stessa Abby Joseph Cohen, che aveva dichiarato che entro la fine di quest’anno l’S&P 500 si sarebbe attestato in un range compreso tra 1.300 e 1.425 punti. Anche Tobias Levkowich di Salomon Smith Barney, che prevede per l’indice una crescita del 18% nel 2003 (a quota 1.075), l’anno scorso aveva affermato che l’S&P 500 avrebbe toccato i 1.350 punti (+18%).

L’unico che ci ha visto giusto e’ stato Doug Cliggott, ex investment strategist di J.P. Morgan. Non lasciandosi trasportare dall’entusiasmo eccessivo, Cliggott aveva fissato un target di 950 punti per l’S&P 500. E il suo successore, Carlos Asilis, non tradisce la tradizione “bearish” della banca d’affari. “Il mercato non e’ affatto conveniente – osserva Asilis -. Il nostro modello di valutazione ci porta a pensare che l’S&P 500 si attestera’ tra 680 e 900”.

Lo scetticismo di Asilis deriva dal modello adottato da J.P. Morgan per formulare le proprie previsioni. Infatti, contrariamente ad altri broker che basano le proprie stime sugli utili operativi, che escludono gli oneri straordinari, J.P. Morgan fa riferimento agli utili GAAP.

Ma oltre ai bullish e ai bearish ci sono anche i cosiddetti “bullish pentiti”. Uno di questi e’ Richard Bernstein, guru di Merrill Lynch, che un anno fa predisse che l’S&P 500 avrebbe chiuso il 2002 a quota 1.200 (stime neanche eccessivamente ottimiste, considerato che l’indice termino’ l’anno a quota 1.148). Per il 2003 Bernstein ha fissato per l’S&P 500 un target di soli 860 punti, consigliando di investire sull’azionario soltanto il 45% del portafoglio, contro il 60% di un anno fa.

Non si arrende invece Tom McManus, strategist di Banc of America Securities, che un anno fa predisse che lo S&P 500 avrebbe chiuso il 2002 a quota 1.200. E nonostante il un buco nell’acqua, per il 2003 l’analista consiglia di portare l’esposizione sull’azionario addirittura al 70%, anche se fissa per l’S&P 500 un target a quota 1.000.