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MERCATI: UNA BOLLA DI INCERTEZZA

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La guerra innervosisce i mercati obbligazionari e i gestori temono una bolla sui titoli governativi americani. Perdono appeal gli investimenti difensivi a favore dell’azionario, ma restano i timori su ripresa e utili. A livello settoriale, prevale l’incertezza.

Crescono i timori per una bolla sul mercato obbligazionario americano. I due terzi dei gestori intervistati da Morningstar nell’European Fund Trend, il sondaggio mensile sull’andamento dei mercati condotto tra il 12 e il 21 marzo, è convinto che sia in fase di sviluppo. In particolare, il 27% ritiene che i prezzi siano già troppo gonfiati e il 40% dice che c’è il rischio nel breve.

Sono minori le preoccupazioni di una bolla nell’area euro. Il 53% dei fund manager nega che ci sia questo rischio, anche se solo l’1% pensa che i titoli governativi siano ancora sottovalutati. Il 33%, invece, non la esclude nell’immediato futuro e una minoranza del 13% è convinta che sia già in corso.

Sull’oro, le quotazioni, che a febbraio hanno raggiunto i massimi degli ultimi sei anni, si sono già sgonfiate e quasi il 60% dei gestori non pensa ci sarà una bolla, anche perché lo scoppio della guerra ha fatto venire meno le incertezze geopolitiche. Tuttavia, il 20% degli intervistati non si sente di escluderla nei prossimi mesi, in quanto molto dipenderà dagli sviluppi sul fronte bellico.

Fuori dai lidi sicuri… I tradizionali investimenti-rifugio hanno minore appeal tra i gestori, che cominciano a prendere in seria considerazione un cambio di strategia, nonostante brucino ancora le scottature della bolla speculativa sui Tmt (Telecom, media e tecnologici). Il 44% dei gestori è convinto che le Borse guadagneranno il 10% o più nei prossimi dodici mesi, in aumento rispetto al 38% di febbraio. I migliori rendimenti si avranno tra le società a grande capitalizzazione per quasi il 50% degli intervistati ed è in costante crescita da inizio anno la percentuale di manager che punta sui titoli growth (circa il 40%), nonostante ci sia ancora incertezza su quale sarà lo stile di investimento più performante.

… ma con qualche preoccupazione. Con lo scoppio della guerra in Iraq, sono diminuiti i timori legati all’incertezza internazionale, anche se rimane l’incognita dei tempi e degli sviluppi del conflitto. Tuttavia, l’attenzione dei gestori, ora, sembra rivolta più alla ripresa economica e ai bilanci societari e la maggior parte è convinta che la volatilità sarà ancora protagonista nei prossimi mesi.

America ed Europa più vicine. A livello geografico, i gestori continuano ad accordare la preferenza agli Stati Uniti rispetto all’Europa, anche se le distanze si accorciano, in quanto i manager che ritengono che sarà il Vecchio continente il miglior mercato nei prossimi dodici mesi salgono dal 16 al 23%, mentre sull’America la percentuale rimane invariata (25%). Analogamente, l’euro è ancora la moneta preferita dal 77% degli intervistati, ma è in calo dal 44 al 34% la percentuale di manager che è pessimista sul dollaro. Infine, resta molto negativo il sentiment sul Giappone e sullo yen.

La girandola dei settori. Negli ultimi mesi, i fund manager hanno mostrato grande variabilità nelle scelte settoriali. A gennaio, in cima alle preferenze c’erano le telecom, il mese scorso i farmaceutici e ora è la volta dei finanziari. I giudizi, tuttavia, sono molto prudenti e nessun comparto guadagna più del 20% dei consensi: per il 18% dei gestori, banche ed assicurazioni saranno i titoli migliori nei prossimi dodici mesi, il 15% punta sul software e il 13% sull’industria. Resta, invece, la convinzione che beni di consumo, energetici e utilities saranno i peggiori.

Morningstar è leader mondiale nell’analisi e nella valutazione dei fondi d’investimento e negli strumenti analitici di supporto alle istituzioni finanziarie. Il sondaggio integrale è disponibile sul sito Morningstar.it

Hanno partecipato al sondaggio questo mese 64 società di gestione europee, la più grandi per asset under management, che gestiscono in media 45,7 miliardi di euro e hanno in batteria 88 fondi.