(WSI) –Le speculazioni circa le prossime mosse della Federal Reserve sono finalmente state risolte da Bernanke venerdì con le parole “there would be a case for further action” che in italiano somiglia a “ci sono le basi per ulteriori interventi”. Il dollaro USA ha mostrato una reazione quasi da Payrolls, con una volatilità veramente notevole che ha riportato l’EurUsd da 1,4150 a 1,3936. L’Aussie, che ha toccato la parità poco prima che Bernanke parlasse, ha chiuso venerdì a 0,9880.
QE2 non è più un’incognita, e rimane da vedere la dimensione dello stimolo: la Fed è preoccupata per il tasso elevato di disoccupazione e vede un rischio crescente per la deflazione. Attenzione: la Fed non utilizza la parola “Deflazione” con leggerezza, quindi il rischio è reale (il wording, come sappiamo, è stato a volte più market mover delle mosse stesse, basti pensare per esempio a Trichet che, dopo le decisioni sui tassi della BCE, faceva salire l’euro durante la conferenza stampa che seguiva la comunicazione delle decisioni dell’istituto centrale).
La banca centrale americana dovrà anche rivedere la propria politica di comunicazione delle proprie analisi e decisioni, perché dopo il “misticismo” di Greenspan, lo stile asciutto di Ben Bernanke sembra aver dato sostegno al mercato ma si vuole andare oltre ed ancorare maggiormente le aspettative di mercato in maniera da poter infondere più fiducia possibile (e trasparenza) al mercato, senza perdere la propria indipendenza.
In ogni caso, per questa settimana gli investitori guarderanno alla “pioggia” di utili aziendali che arrivano: diverse blue-chip rilasceranno i propri utili questa settimana, come IBM, Bank Of America, Johnson&Johnson, Caterpillar, McDonalds, American Express e Verizon.
Se non bastasse, anche i giganti della finanza diventano protagonisti: Citigroup, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Wells Fargo; infine arrivano anche Apple e Yahoo. Fin’ora le aziende che hanno pubblicato gli utili del 3° trimestre sono state molto positive e l’83% ha battuto le stime degli analisti.
Ora che il mercato ha pienamente “scontato” le mosse di Ben Bernanke, gli utili aziendali imposteranno il tono della settimana di trading. Passando ad una notizia politicamente importante, il Tesoro americano ha posticipato il rilascio del report sui manipolatori delle valute e questo potrebbe essere una mossa conciliatoria verso la Cina per dare il tempo necessario alla PBOC a rivalutare gradualmente lo Yuan.
Questo dopo i commenti cinesi secondo cui “lo Yuan non dovrebbe essere utilizzata come un capro espiatorio per le problematiche americane” e
“procederemo con le riforme valutarie con il nostro passo”. Laddove gli USA vorrebbero una rivalutazione del 10%, la Cina sembra disposta a concedere un 3% al limite. Certamente i TICS di oggi illustreranno i flussi di dollari e la domanda generale da parte degli investitori internazionali; peccato che siano riferiti ad agosto e non a settembre, dove c’è stata comunque più attività.
Passando all’Eurozona, i nostri policy maker sono preoccupati per la guerra valutaria e in particolare vorrebbero impedire che si trasformasse in una “corsa alla svalutazione”. Rimane il fatto che settembre ha visto grandi rialzi dell’euro che avrà sicuramente influito sulla fiducia degli investitori e degli analisti, e sugli utili aziendali.
A livello di dati macroeconomici, questa settimana vedremo lo Zew e l’IFO. Questa settimana sarà importante anche per il Loonie: decisione sui tassi, report sulla politica monetaria, leading indicators, vendite al dettaglio e prezzi al consumo. La BoC non dovrebbe alzare i tassi vista l’incertezza che irradia dalla Federal Reserve e visto che l’economia canadese è molto legata all’economia a stelle e strisce.
Passiamo ora all’analisi tecnica cominciando dall’immancabile eurodollaro, sul quale abbiamo assistito al più classico dei “buy the rumor, sell the news” ipotizzato nelle ultime due settimane. Il mercato ha infatti consolidato dei guadagni di chi deteneva posizioni lunghe di euro, in virtù del fatto che dopo la volatilità iniziale sulle parole della Fed, si è cominciato ad assistere ad acquisti di dollari che hanno riportato la quotazione sotto 39 figura.
Interessante notare come intorno ad area 1.4010/30 (lo si nota meglio da un grafico a mezzora) i prezzi abbiano trovato un’area di congestione (ricordate che questo livello era individuato come supporto di breve propedeutico a maggiori salite dell’EurUsd). Ora, il punto, o meglio l’area da tenere sotto controllo affinchè non si intraprenda la strada verso 1.3500 è dato da 1.3780/50 (sul grafico in pagina è possibile notare il supporto statico disegnato in nero ed il passaggio del supporto dinamico dato dalla media mobile esponenziale a 100 periodi) e da 1.3700, individuabile su un grafico orario a partire da un bel massimo fatto segnare ad aprile e coincidente con la media mobile esponenziale a 21 periodi, anch’essa utilizzabile come supporto dinamico).
Stessa reazione di iniziale vendita di dollari sulle parole di Bernanke, seguita da un fulmineo riacquisto sul UsdJpy, che non è però stato in grado di riportarsi sopra 81.50, punto che sarà da osservare insieme a 81.75 con attenzione, in caso di tentativo rialzista della quotazione e che potrebbe fungere da resistenza. La tendenza rimane senza dubbio ribassista e occorrerà rompere il doppio minimo fatto segnare venerdì a 80.86 per poter assistere ad ulteriori indebolimenti del dollaro. Ricordiamo che il minimo assoluto, fatto segnare dal cambio nel lontano ’95 è stato a 79 e ¾. Per assistere ad una ripresa duratura però, occorre tenere ancora sott’occhio area 83.00.
Sull’euroyen ha funzionato perfettamente il livello di resistenza individuato intorno a 114.70 e dopo la rottura a ribasso dei supporti passanti per 113.90-114.00 abbiamo effettivamente assistito ad un indebolimento del cambio che ora trada in area 112.60. Le sorti di esso dipenderanno in forte misura dai movimenti dei cambi originali ad esso legati, tecnicamente sarà 111.50 l’area importante da tenere sotto controllo.
Per quanto concerne il cable è utile notare come il supporto a 1.5915 abbia funzionato in maniera perfetta ed ora, in caso di sua tenuta potremmo rivedere la quotazione in area 1.6000. Potremmo assistere ad un’ulteriore discesa del cambio soltanto in caso, a nostro avviso, di una ripresa generale dei dollari e dovremo, a quel punto, tenere come punto di riferimento 1.5850, coincidente con la media mobile a 100 du un grafico a 4 ore, che fin’ora ha funzionato come buona linea di supporto dinamico.
Bella ripresa del UsdChf che si è riportato sopra 96 figura e che potrebbe tantare, sempre in caso di acquisti di dollari generalizzati, ad attaccare area 97.00, baluardo (estendibile fino a 97 ¼, bel massimo di settimana scorsa) che se rotto potrebbe aprire la strada verso 98 ¾, 99 ¼. A ribasso chiaramente, il punto è dato dai minimi assoluti.
Rotta la trandline cominciata lo scorso 10 settembre sul cambio EurGbp, occorre ora fare attenzione a 87.00 nel brevissimo mentre ad 86.30 per chi sta mettendo in piedi operazioni di più ampio respiro. Una rottura di questi livelli potrebbe aprire la strada verso 85.50. Concludiamo velocemente con l’EurChf, osservando come anche venerdì la media mobile a 100 su un grafico daily abbia funzionato da resistenza dinamica. Per assistere a movimenti importanti dobbiamo attendere ad una rottura o di questi livelli, o della media a 21, che stanno contenendo la volatilità del cambio.
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