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MERCATI MONDIALI
IN CERCA
DI DIREZIONE

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*Sara Silano è Vicecaposervizio di Morningstar in Italia.

(WSI)- Il mini-dollaro ha fermato il recente rally delle Borse mondiali, con l’indice Msci World in crescita appena dello 0,7% a novembre. Nel complesso, il 2004 è stato caratterizzato da movimenti laterali e mercati in cerca di direzione tra rinnovate preoccupazioni per il rallentamento della congiuntura, alti prezzi del petrolio e volatilità sui mercati monetari.

La discesa del biglietto verde è cominciata dopo le elezioni presidenziali statunitensi, che hanno portato alla riconferma di George W. Bush alla Casa Bianca. L’euro è salito a 1,33 dollari, mentre lo yen ha sfiorato quota 103 e non sono state da meno le valute asiatiche. Negli ultimi tre mesi, la moneta unica ha guadagnato il 10% sul dollaro e la tendenza è destinata a continuare sia perché gli Stati Uniti hanno lasciato intendere di essere favorevoli a un moneta debole sia perché gli investitori sono preoccupati per il deficit commerciale americano.

I rapporti valutari sono una variabile fondamentale per il corretto funzionamento del commercio internazionale e la volatilità è una minaccia alla crescita mondiale. Per questo, la debolezza del dollaro è all’ordine del giorno negli incontri tra le autorità monetarie e i governanti, ma finora non è emersa un’unità di obiettivi per ristabilire gli equilibri. In particolare, la Cina non sembra intenzionata a rivedere il rapporto fisso dello yuan con il biglietto verde. Anche il Giappone non ha ancora agito per frenare la corsa dello yen e la Banca centrale russa ha depresso il dollaro dicendo di voler ridurre le riserve a beneficio dell’euro.

Jean-Claude Trichet, presidente della Banca centrale europea (Bce), ha più volte insistito sull’importanza di stabilità dei cambi, ma non ha per il momento deciso di intervenire. Non è avvenuto nessun cambiamento neppure nella politica dei tassi, che restano fermi al 2%, nonostante la revisione al ribasso delle stime di crescita economica per il 2005.

La linea seguita dall’istituto di Francoforte trova molti in disaccordo. Secondo gli strategist di Axa Investment Managers, “la Bce dovrebbe agire per prevenire un ulteriore apprezzamento della moneta unica”. La casa di investimento è anche convinta che la politica restrittiva della Federal Reserve potrebbe dare una boccata d’ossigeno al dollaro. Per questo motivo, indica un rapporto tra le due valute a 1,20 entro 6-12 mesi.

Con il mini-dollaro deve fare i conti l’economia giapponese, che ha dato nell’ultimo mese segnali contrastanti, con la produzione industriale in calo e i consumi deboli. La Borsa di Tokyo, però, può contare sui buoni dati societari, le valutazioni interessanti, la nuova stagione di fusioni e acquisizioni e le ristrutturazioni nel sistema bancario.

Ma è ai mercati emergenti che gli investitori guardano con maggior interesse, come messo in luce dall’ultimo sondaggio di Merrill Lynch. Finora, l’ottimismo non è stato incrinato da periodiche crisi, come la recente debolezza delle Borse indiana e cinese o le traversie del colosso petrolifero russo, Yukos. Un ruolo importante è rappresentato dall’aumento della domanda e dei prezzi delle materie prime, che supporta la crescita economica, soprattutto in America Latina. Per John Hatherly, responsabile analisi globali di M&G Investments, comunque, nel 2005 l’entusiasmo potrebbe attenuarsi sulla scia del rallentamento dei ritmi di sviluppo.

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