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MERCATI: LA SVOLTA? SOLO DOPO LE ELEZIONI USA

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La vera svolta dei mercati arriverà con le elezioni statunitensi. È questo lo scenario che emerge dal sondaggio organizzato da Il Sole 24 Ore Radiocor-24 Minuti in occasione del Workshop Ambrosetti. C’è, infatti, la convinzione che l’appuntamento elettorale d’Oltreoceano, soprattutto se vinceranno i democratici, sarà accompagnato dalla prosecuzione del rimbalzo iniziato in queste settimane dal dollaro sull’euro e dalla discesa dei prezzi del petrolio verso l’area dei 100 dollari al barile. La maggioranza degli intervistati (oltre 180 tra manager, professionisti, economisti e gestori), quasi il 60%, stima che le presidenziali Usa (4 novembre) rappresenteranno uno spunto favorevole per Wall Street.

In primo luogo perché rimuoveranno le incertezze sotto il profilo politico e poi perché, come hanno sottolineato nel corso del sondaggio, è opinione diffusa che la stessa Federal reserve sia solo in attesa dei risultati elettorali prima di decidere d’intervenire. C’è, inoltre, un aspetto storico che gli esperti invitano a non sottovalutare: negli ultimi 20 anni (1998, 1992, 1996 e 2004, con l’eccezione del 2000), la Borsa americana si è sempre comportata bene nei mesi successivi alle elezioni. A fare da contraltare è la percentuale di chi sostiene che la ripresa del listino non potrà prescindere dall’andamento dell’economia. Nei confronti di Piazza Affari domina una valutazione prudente (58,2% si attende stabilità) perché, sostengono gli intervistati, il mercato comincia solo ora a sentire gli effetti della crisi statunitense. Sicuramente, secondo alcuni broker, gli investitori prediligeranno un comportamento più selettivo e comunque strettamente legato all’andamento dei conti delle singole società. C’è comunque da rilevare un’alta percentuale (24,2%) di ottimisti, convinti che i fondamentali delle aziende siano già buoni e che, quindi, i valori non riflettano appieno tale realtà.

Decisamente più netta è l’opinione degli addetti ai lavori sull’apprezzamento registrato dal dollaro rispetto all’euro: il 61% ritiene che ci sia stata una vera svolta, contro il 39% che ritiene prematuro dirlo. Di fatto il biglietto verde dai minimi assoluti registrati rispetto all’euro a metà luglio (1,6039) ha recuperato oltre il 10%. Una dinamica che, secondo le previsioni degli intervistati dall’agenzia di stampa Radiocor, è destinata a continuare nel prossimo anno anche se, ed è l’opinione più diffusa, con intensità minore rispetto a quanto visto negli ultimi due mesi. Allo stesso tempo, i più cauti sostengono che non si possa comunque ancora parlare di crisi dell’euro, pur ricollegando la dinamica del biglietto verde più al peggioramento dell’economia nella Eurozona e all’ampia correzione dei prezzi delle materie prime (petrolio prima di tutto) che a fattori strutturali favorevoli al mercato statunitense. Chiaro anche l’esito del sondaggio sui prezzi del greggio.

La maggioranza degli interpellati (45,6%) ritiene che il petrolio continuerà a scendere verso la soglia dei 100 dollari al barile, dopo la fiammata che l’ha portato ai massimi assoluti (147,50 dollari per la qualità Wti) a metà luglio. Secondo il 41,2%, nel breve periodo il prezzo rimarrà sui livelli attuali. La ragione è la frenata dell’economia e una domanda minore da parte della Cina. Il ritorno verso 100 dollari, secondo alcuni, potrà avvenire dopo le presidenziali Usa ed essere agevolato dall’eventuale vittoria del candidato democratico.