I gestori sono divisi sui possibili effetti delle tensioni geopolitiche sulle Borse mondiali nei prossimi tre mesi. Nell’incertezza scendono in difesa, preferendo società a larga capitalizzazione e titoli farmaceutici. Comincia a preoccupare l’euro forte.
Non sono chiari gli effetti della differenza di posizioni tra gli Stati Uniti e l’Europa in merito alla crisi irachena. Il 50% dei gestori intervistati da Morningstar nell’European Fund Trend, il sondaggio mensile sull’andamento dei mercati condotto tra il 12 e il 21 febbraio, ritiene che le tensioni tra le due aree penalizzeranno i mercati azionari nei prossimi tre mesi. Inoltre, il 73% considera il deficit americano come un problema serio per l’economia mondiale, con il 10% che si dice molto preoccupato per questa situazione. Tuttavia, l’11% dei fund manager crede molto
nella capacità dell’economia americana di guidare la crescita globale e un ulteriore 79% è
abbastanza positivo al riguardo.
Nel complesso, i gestori sono ancora ottimisti sull’andamento delle Borse nei prossimi dodici
mesi, con il 38% che si attende una crescita del 10% o più. Il dato, però, va preso con cautela
perché negli ultimi tre anni l’ottimismo dei fund manager è stato disatteso più volte e di fatto i
mercati faticano a riprendere la via del rialzo.
In luce il settore della salute. L’incertezza, legata alle tensioni geopolitiche e alla debolezza dell’economia mondiale, spinge i gestori a preferire le società a larga capitalizzazione e gli investimenti più difensivi. A livello settoriale, le telecom hanno lasciato il posto ai titoli farmaceutici, con il 24% dei fund manager convinto che tale comparto sarà il migliore nei prossimi dodici mesi. Le tlc invece sono precipitate dal 32% al 15% dei consensi, mentre finanziari, energetici e industriali raccolgono il 13% dei favori. E’ molto meno netta la percezione di quale sarà il peggior comparto, anche se il 19% dei fund manager è negativo sui beni di consumo e il 18% sull’hardware.
L’euro forte pesa sulle aziende del Vecchio continente. La moneta unica europea è ai massimi nei confronti del dollaro e il 75% dei gestori è convinto che il trend continuerà. Inoltre, per il 44% la maglia nera tra le valute sarà detenuta dal biglietto verde. Qualche manager torna anche a scommettere sullo yen, che per il 7% degli intervistati potrà dare buone performance nei prossimi mesi. La forza dell’euro si riflette negativamente sulle imprese del Vecchio continente orientate all’export ed è anche per questo motivo, oltre che per la debolezza economica e le tensioni internazionali, che solo il 16% dei fund manager è convinto che le Borse europee saranno le migliori, contro il 26% che è positivo sugli Stati Uniti. Resta ancora negativo il sentiment sul Giappone, che rappresenta il peggior mercato per il 25% dei gestori, mentre il resto del continente asiatico raccoglie il 42% dei favori.
Meglio le large cap. Il 52% dei gestori è convinto che le società a larga capitalizzazione faranno meglio di quelle medio-piccole, in crescita rispetto al 48% di gennaio e al 40% del dicembre scorso. La metà dei gestori rimane invece neutrale sui titoli value o growth, anche se per quelli orientati alla crescita c’è una leggera crescita di consensi rispetto al mese scorso, dal 28% al 31%.
Titoli di Stato ai minimi. Con i rendimenti dei titoli di Stato ai minimi storici e il nervosismo che domina i mercati obbligazionari, la quasi totalità dei gestori (95%) ritiene che i corporate bond potranno fare meglio nei prossimi dodici mesi, contro il 91% di gennaio. E tra i prodotti del reddito fisso la preferenza va per quelli a breve (1-3 anni), con il 63% dei fund manager che è convinto che sovraperformeranno quelli a lungo termine (oltre 3 anni). Per questi ultimi i consensi sono scesi dal 48% al 37%.
Morningstar è leader mondiale nell’analisi e nella valutazione dei fondi d’investimento e negli strumenti analitici di supporto alle istituzioni finanziarie. Il sondaggio integrale è disponibile sul sito Morningstar.it
Hanno partecipato al sondaggio questo mese 63 società di gestione europee, la più grandi per
asset under management, che gestiscono in media 57 miliardi di euro e hanno in batteria 83
fondi.