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(WSI) – Attesi i dati relativi all’inflazione dell’intera area Euro. Alla luce del dato italiano risultato migliore della stima preliminare, l’inflazione europea potrebbe rallentare al 2.2% a/a rispetto al 2.3% previsto dalla stima flash di Eurostat. In Usa, l’attenzione degli operatori rimarrà focalizzata sui prezzi al consumo del mese di febbraio soprattutto dopo la maggiore attenzione data all’inflazione dal nuovo capo della Fed Bernanke e dopo le dichiarazione rilasciate ieri dalla Yellen, membro votante della Fed, che ha confermato come le autorità monetarie vorrebbero vedere l’inflazione core un po’ più bassa.
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Tassi di Interesse: in area Euro i rendimenti sul mercato obbligazionario sono tornati a salire dopo il calo registrato martedì ed in attesa di nuove indicazioni su crescita ed inflazione. Il movimento ha interessato tutte le scadenze con la curva sul tratto 2-10 poco variata. Il 3,22% sul 2 anni rimane una soglia importante, la mancata foratura di tale livello potrebbe generare un ritracciamento con la possibilità di un avvicinamento al 3,15%. Anche negli Usa si è assistito a vendite sul mercato obbligazionario, con la parte a lunga più penalizzata del breve e con la curva che sul tratto 2-10 ha continuato ad irripidirsi.
Valute: prosegue la debolezza del Dollaro nei confronti delle principali valute. Il biglietto verde ha risentito di un dato non brillante, relativo agli acquisti netti di asset statunitensi e dei timori che la Fed possa interrompere la fase di rimozione dell’accomodamento monetario dopo l’incontro di marzo. Le parole di alcuni esponenti della stessa Banca Centrale Usa rilasciate in tarda serata unite alle dichiarazioni di Fukui, che ha contenuto le aspettative di mercato circa la possibilità di un imminente rialzo dei tassi di interesse da parte delle autorità monetarie giapponesi, hanno generato un nuovo seppur modesto ritorno di attenzione sul $. La foratura del livello di 1.2065 potrebbe proiettare l’Euro verso la resistenza di 1.2327.
Materie Prime: ancora un rialzo per le scorte di greggio Usa che con un incremento di 4,8 Mln barili restano ai massimi dal 1999. Scendono invece le scorte di benzine e distillati che comunque restano sopra la parte alta del range di periodo. Come nelle attese è cresciuto anche il tasso di utilizzo delle raffinerie, che nelle scorse settimane era sceso per lavori di manutenzione negli impianti. I dati sulle scorte di greggio migliori delle attese generato un calo delle quotazioni petrolifere dell’1,47% a 62,17 $/b.
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