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(WSI) – La stima dell’inflazione italiana per il mese di gennaio dovrebbe evidenziare un tendenziale in accelerazione al 2.4% dal 2.1% di dicembre. I dati italiani uniti a quelli tedeschi e spagnoli già noti dovrebbero tradursi in un’inflazione europea al 2.4% rispetto al 2.2% di dicembre. Forte attesa per i dati sui nuovi occupati Usa del mese di gennaio, dopo il deludente dato di dicembre.
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Tassi di Interesse: sul mercato obbligazionario europeo si è assistito ad un lieve calo dei rendimenti dopo il recupero di giovedì. Sebbene le parole di Trichet abbiano messo una seria ipoteca su un rialzo dei tassi nella riunione di marzo, i dati sul Pil tedesco, francese ed europeo in calendario le prossime due settimane e relativi all’ultimo trimestre 2005 potrebbero in parte ridimensionare tali attese. Nella giornata odierna comunque il dato sull’inflazione di gennaio potrebbe essere un buono spunto per nuove vendite sul mercato obbligazionario. Negli Usa è continuata la fase di rialzo dei tassi di mercato con curva dei tassi invertita di 3 punti base sul tratto 2-10 anni. Gli operatori attendono dati sul mercato del lavoro di gennaio molto favorevoli. Queste indicazioni, insieme a quelle arrivate ieri, segnalanti un calo della produttività nel quarto trimestre ed un sensibile rialzo del costo del lavoro unitario, potrebbero aumentare l’aspettativa di un ulteriore rialzo dei tassi a marzo. Inoltre, le corpose emissioni attese la prossima settimana, potrebbero contribuire ad esercitare pressioni al ribasso sui mercati obbligazionari.
Valute: il Dollaro continua a mantenersi relativamente forte verso le principali valute. Il quadro macro che si sta delineando sembra supportare l’ipotesi di un rialzo dei tassi anche a marzo e di conseguenza il focus ritorna sull’allargamento del differenziale dei tassi. Se il dato di oggi sui nuovi occupati Usa confermerà le attese, il biglietto verde potrebbe riavvicinarsi alla soglia di 1,20 vs. Euro. Il primo supporto di rilievo in tal caso è situato in corrispondenza di 1,19.
Materie Prime: ancora in calo il prezzo del petrolio. A guidare il ribasso sono state le dichiarazioni degli Stati Uniti secondo cui è ancora prematuro parlare di sanzioni all’Iran. Tuttavia non sono ancora note le decisioni prese dall’Aiea che ieri si è riunita per decidere le misure da intraprendere verso l’Iran. Ieri il prezzo del petrolio ha registrato un calo del 2,82%, scendendo sotto i 65 $/b, con gli operatori sempre più convinti che la situazione non si risolverà a breve. Penalizzate anche le altre componenti del settore energetico con il Gas naturale che ha ceduto oltre il 4%, le benzine oltre il 3% e l’heating oil quasi il 3%. La giornata odierna sarà ancora caratterizzata dall’alternarsi di notizie relative alla decisione dell’Aiea. La debolezza del dollaro ha invece favorito gli acquisti di oro con il prezzo che registrato nuovi record, chiudendo la sessione a 572,5 $/oncia.
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