USA: in una giornata caratterizzata dall’assenza di dati macro il motivo di particolare attenzione è stato rappresentato dal recupero del prezzo del greggio che ha ridato supporto al mercato obbligazionario, con chiusura pressoché invariata del mercato azionario. Oggi un articolo del WSJ evidenzia come alcuni operatori prendano in considerazione anche la possibilità della perdita del rating di AAA per il debito pubblico Usa, a causa dell’elevato peso dei deficit gemelli. Si tratta di una mera ipotesi ma che comunque evidenzia come la necessità del rientro dai deficit sia un tema di estrema importanza.
Nel frattempo non sono state ufficialmente smentite le voci di una possibile sostituzione del segretario al Tesoro Snow. Sul fronte macro oggi sono attesi i dati finali sulla produttività del settore non agricolo e l’indice del costo del lavoro unitario del terzo trimestre. Il calo atteso della produttività (già evidenziato nel corso della prima lettura) presenta due implicazioni rilevanti: da un lato possibili pressioni sul fronte del costo del lavoro e più in generale sui prezzi, e dall’altro un incentivo ad incrementare le nuove assunzioni.
A meno di un dato particolarmente difforme dalle attese, la recente deludente pubblicazione sui non farm payrolls di novembre dovrebbe però continuare a mantenere in essere i dubbi sulla reale autosostenibilità della crescita Usa.
Europa: poco incoraggianti i dati sugli ordinativi industriali tedeschi, che ad ottobre, malgrado il recupero registrato a livello mensile, hanno evidenziato un rallentamento del tendenziale passato al 3,8% a/a dal 4,6% di settembre. In particolare si è registrato un calo degli ordinativi esteri (6,5% a/a da 8,9%) e all’interno di questi dei beni capitali (8,6% a/a da 11,3%) e dei beni di consumo (-0,8% a/a da +4,9%).
Buona invece la performance degli ordinativi domestici (1,4% a/a dallo 0,7%). Il dato ha confermato i dubbi relativi all’impatto negativo dell’apprezzamento dell’euro sugli ordinativi esteri, facendo temere per il futuro un rallentamento economico. Relativamente alla crescita la Bundesbank ha ridotto le stime per il 2005 portandole all’1,2-1,3% dall’1,5% precedente. Interessante sarà inoltre verificare oggi il dato sull’indice Zew, che se in calo, confermerebbe le attese di un rallentamento economico.
Aumentano le preoccupazioni relative al rafforzamento dell’euro contro dollaro che ieri ha raggiunto l’1,3467. La Bce ed i ministri finanziari riunitisi ieri in occasione dell’Ecofin, hanno emesso un comunicato in cui si mostrano molto preoccupati dell’attuale andamento del cambio e dell’impatto che può avere sull’economia, dichiarando che le oscillazioni della valuta sono monitorate attentamente. Trichet ha inoltre sottolineato che sia gli Usa che l’Area Euro devono cercare di adoperarsi per ridurre gli squilibri globali. In tal caso il riferimento è chiaramente ai deficit gemelli Usa.
Asia-Pacifico: in calo le maggiori borse della regione, con l’eccezione di Taipei, sostanzialmente invariata. In Giappone, l’indice azionario Nikkei 225 ha ceduto lo 0,99%, dopo aver perso lo 0,84% nella sessione precedente. Oltre ai rinnovati timori sul prezzo del petrolio, a pesare sull’azionario nipponico è stato il dato preliminare per il mese di ottobre dell’indice degli indicatori anticipatori, che ha registrato una discesa a 20, dal 33,3 rivisto del mese precedente, con una lettura inferiore a 50 ad indicare l’attesa di una contrazione. L’indice è supposto anticipare l’andamento dell’economia dai tre ai sei mesi nel futuro.
Anche l’indice delle condizioni correnti ha sorpreso in negativo, precipitando ad 11,1, dal 36,4 di settembre, terza lettura consecutiva sotto la soglia critica dei 50 punti, mentre l’indice ritardato è anch’esso sceso, raffreddando gli entusiasmi per la possibile revisione al rialzo del PIL reale nel terzo trimestre, la cui seconda lettura è in pubblicazione domani.
Notizie non buone anche dalle spese delle famiglie, diminuite in ottobre del 2%, in termini reali e su base destagionalizzata, portando la variazione tendenziale annua a –2%. Nel mese di novembre, l’indice della fiducia delle imprese compilato da Teikoku Databank è sceso a 43,5, dal 43,9 del mese precedente, con un calo più marcato per le grandi imprese rispetto alle medio-piccole.
Commodity: l’emergere di nuove tensioni sul mercato petrolifero hanno generato un nuovo rialzo dei prezzi del greggio. Secondo un’indagine Bloomberg, l’offerta di petrolio Opec, per la prima volta in 7 mesi, è scesa a novembre sotto i 30 Mln b/g, a seguito dei nuovi sabotaggi in Iraq che hanno imposto un taglio all’export. La produzione totale in novembre dei Paesi Opec escluso l’Iraq è scesa infatti di 570.000 b/g rispetto ad ottobre, con una produzione media giornaliera di 29,97 Mln b/g contro una produzione media di ottobre di 30,54 Mln b/g. Pesano anche l’attentato al consolato statunitense in Arabia Saudita, l’occupazione di tre piattaforme petrolifere in Nigeria e l’attesa per il vertice Opec del 10 dicembre al Cairo.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)