Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – USA: il dato finale sul PIl del secondo trimestre del 2005 è risultato invariato rispetto alla precedente stima di 3,3% t/t annualizzato. Vi sono stati però alcuni importanti revisioni della contribuzione delle componenti all’interno del dato generale. E’ stata rivista al rialzo la contribuzione del personal consumption che è stata però più che bilanciata dalla revisione peggiorativa della contribuzione delle scorte oltre che della componente esportazioni nette.
In prospettiva il terzo trimestre potrebbe da un lato ricevere il contributo favorevole di una nuova fase di accumulo di scorte e dall’altro subire l’impatto negativo dell’uragano Katrina che però dovrebbe interessare solo 1 mese su tre. L’impatto negativo più marcato pertanto dovrebbe esservi nel quarto trimestre.
Complessivamente rimane confermata la possibilità di una crescita media del Pil reale per il 2005 pari al 3,5%. Il dato sui sussidi settimanali al 24 settembre è risultato a sorpresa migliore delle attese. La possibilità di una penalizzazione della dinamica occupazionale meno forte del previsto ha ridato forza al Dollaro contribuendo a penalizzare i corsi obbligazionari. Kohn, membro votante Fed, in un discorso sui modelli previsionali sull’inflazione, ha evidenziato come a suo avviso la favorevole dinamica dei prezzi è da attribuirsi in parte a cambiamenti strutturali dell’economia ed in parte a circostanze fortuite.
Europa: peggiore delle attese il dato sulla disoccupazione tedesca del mese di settembre cresciuta all’11,7% dall’11,6% di agosto. Secondo l’ufficio federale del lavoro il numero di senza lavoro è aumentato di 39.000 unità su base destagionalizzata a 4835 Mln. Il rialzo tuttavia è attribuibile ad una modifica nel calcolo del dato senza la quale si sarebbe registrato un calo, confermando quindi una graduale ripresa del mercato del lavoro che potrebbe in futuro condizionare la fiducia delle famiglie ed i loro consumi.
Continuano a giungere notizie poco incoraggianti per l’Italia. Secondo il Centro studi di Confindustria, la produzione industriale nei primi nove mesi dell’anno è diminuita dell’1,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Sempre in Italia ieri il governo ha varato la finanziaria per il 2006. Si tratta di una manovra da 20 Mld €, di cui 11,5 saranno destinati alla correzione del deficit.
Asia-Pacifico: il dato preliminare per agosto della produzione industriale ha mostrato un ritorno alla crescita, sia pure inferiore alle attese, dopo il calo di luglio, con un incremento dell’1,2% sul mese, su base destagionalizzata.
Nello stesso mese, le spese ordinarie delle famiglie di lavoratori dipendenti sono tornate ad aumentare, dopo tre mesi di cali, con un incremento destagionalizzato del 3,2% sul mese, anch’esso inferiore a quanto sperato, mentre continuano a consolidarsi le favorevoli condizioni del mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione sceso al 4,3%, dal 4,4% di luglio, e con un rapporto impieghi/candidati mantenutosi a 0,97, segnalando come il probabile aumento dei redditi da lavoro e le buone prospettive di impiego potrebbero indurre il consumatore nipponico a continuare a contribuire all’espansione.
Sempre in agosto, l’indice dei prezzi al consumo core è aumentato dello 0,1% sul mese, su base destagionalizzata, in linea con le attese, con la variazione tendenziale annua, monitorata dalla Banca del Giappone, portatasi a –0,1%, dal –0,2% di luglio, mentre proprio ieri il governatore dell’istituto centrale, Toshihiko Fukui, ha preso una posizione più netta circa la possibilità dell’approssimarsi della rimozione del quantitative easing dichiarando di non escludere un cambiamento di strategia di politica monetaria prima della fine dell’anno fiscale in corso o subito dopo l’inizio del prossimo, ribadendo al contempo che ogni cambiamento sarà apportato in modo graduale.
Commodity: dopo aver chiuso la seduta di ieri in lieve rialzo, in mattinata le quotazioni petrolifere sono tornate a scendere dietro la speculazione che l’elevato prezzo delle benzine possa indurre i consumatori a ridurre la loro domanda. La produzione nel golfo del Messico, dopo essere rimasta ferma per diversi giorni dopo l’uragano Rita, ha iniziato a riattivarsi seppur in modo graduale. Secondo il Mineral Management Service al 29 settembre il 98,59% dell’attività è ancora ferma dal 100% iniziale, mentre la produzione di gas naturale è bloccata al 79,79%.
A cura di A. Cesarano (Responsabile Research and Strategy), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C. Pace (Economista)